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Malattie infiammatorie intestinali più aggressive nei soggetti depressi

di Lorraine L. Janeczko

A dimostrarlo ancora una volta un recente studio di autori statunitensi.  In presenza di questo disturbo le IBD diventano più aggressive. Ènecessario intervenire con un’ attenta valutazione sullo stato psicologico dei pazienti, ricorrendo eventualmente a una consulenza psichiatrica

15 DIC - (Reuters Health) – La depressione rende le malattie infiammatorie intestinali (IBD) più aggressive. Il dato emerge chiaramente da un nuovo studio pubblicato dall’American Journal of Gastroenterology.

Lo studio
Bharati Kochar e colleghi, dell’Università della Carolina del Nord, hanno utilizzato i dati della coorte Sinai-Helmsley Alliance for Research Excellence per valutare i metodi di diagnosi della depressione e gli effetti della depressione di base sull’attività della malattia nel tempo. Sono stati inclusi 2.798 pazienti con malattia di Crohn (CD) con un follow-up medio di 22 mesi e 1.516 pazienti con colite ulcerosa (UC) con un follow-up medio di 24 mesi. Al basale, il 64% dei pazienti con CD e il 45% dei pazienti con UC erano in remissione. Un punteggio PHQ-8 significava depressione lieve. Un indice di Harvey-Bradshaw modificato di 5 o superiore, o un indice di attività della colite superiore a 2, indicavano una ricaduta.

I risultati
Complessivamente, il 20% dei pazienti con CD e il 14% di quelli con UC hanno riferito di essere depressi. Secondo i risultati del PHQ-8, il 38% dei pazienti con CD e il 32% di quelli con UC erano depressi. Dopo aggiustamenti per sesso, remissione e attività patologica, i pazienti con CD che erano depressi al basale presentavano rischi significativamente elevati di recidiva (RR, 2.3),  di ospedalizzazione (RR, 1.3) e di necessità di intervento chirurgico per l’IBD (RR, 1.3). I pazienti con UC con depressione al basale avevano un rischio significativamente elevato di ospedalizzazione (RR, 1.3) e di necessità di intervento chirurgico per l’IBD (RR, 1.8) al follow-up.

I commenti
Secondo Sunanda V. Kane della Mayo Clinic di Rochester, Minnesota, “la depressione è una parte molto importante della valutazione del paziente con IBD”. Megan E. Riehl dell’Università del Michigan ad Ann Arbor, dà un consiglio ai colleghi medici: “Siate pronti a esaminare e discutere i sintomi depressivi con i pazienti con IBD ad ogni visita e inviateli eventualmente a specialisti della salute mentale per aiutarli a gestire i sintomi emotivi.

“Questo studio si aggiunge alla crescente letteratura che dimostra il valore del modello bio-psico-sociale dell’assistenza medica – conclude  Judith Scheman della Cleveland Clinic, in Ohio – Le evidenze sono in aumento in numerosi campi della medicina, inclusa l’IBD. Ricordiamo che le variabili psicosociali sono i migliori predittori degli esiti del trattamento e, come tali, devono essere affrontati insieme ai fattori biologici. Esiste un’associazione diretta tra depressione e ansia sull’infiammazione e sulla risposta immunitaria, e affrontare questi fattori psicosociali attraverso approcci farmacologici può aiutare a tenere sotto controllo il decorso della malattia”.

Fonte: American Journal Gastroenterology

Lorraine L. Janeczko

(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

15 dicembre 2017
© Riproduzione riservata

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