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Settimana mondiale della tiroide. Gozzo in età scolare sconfitto in Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Lazio e Sicilia


Per quel che concerne invece le quantità di iodio, i bambini di Liguria, Toscana, Marche, Lazio e di alcune aree della Sicilia hanno raggiunto la condizione di iodosufficienza, grazie all’utilizzo diffuso del sale iodato. “In tutte le fasi della vita la causa più frequente di patologia tiroidea è la carenza nutrizionale di iodio”, spiega Antonella Olivieri, responsabile dell’Osservatorio Nazionale per il Monitoraggio della Iodoprofilassi in Italia (Osnami) dell’Iss

15 MAG - Un’adeguata quantità di iodio è necessaria a prevenire le patologie tiroidee. I bambini di Liguria, Toscana, Marche, Lazio e di alcune aree della Sicilia hanno raggiunto la condizione di iodosufficienza, grazie all’utilizzo diffuso del sale iodato. Anche la frequenza di gozzo in età scolare si è notevolmente ridotta nel nostro Paese e oggi questa patologia può dirsi sconfitta in Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Lazio e Sicilia.  Inoltre, il Tsh neonatale, ossia il marcatore che viene utilizzato nelloscreening neonatale dell’ipotiroidismo congenito e che indica lo stato nutrizionale iodico della popolazione dei neonati e, indirettamente, delle loro madri, mostra un trend in netta discesa: 6.4% nel 2004, 5.9% nel 2015, 5.3% nel 2017. Sono questi i dati presentati oggi, al Ministero della Salute, dall’Osservatorio Nazionale per il Monitoraggio della Iodoprofilassi in Italia (Osnami) dell’Iss, nel corso della conferenza stampa di presentazione della Settimana Mondiale della Tiroide.

“In tutte le fasi della vita la causa più frequente di patologia tiroidea – spiega Antonella Olivieri, responsabile dell’Osnami - è la carenza nutrizionale di iodio. Poiché lo iodio non è prodotto dal nostro organismo ma lo assumiamo attraverso l’alimentazione, è facile comprendere che la prevenzione di molte patologie tiroidee può essere realizzata con successo se viene garantito alla popolazione un adeguato apporto nutrizionale di iodio. Con l’approvazione nel 2005 della legge n. 55, che prevede la vendita obbligatoria del sale iodato in tutti i punti vendita nonché l’utilizzo del sale iodato nella ristorazione collettiva e nell’industria alimentare, è stato di fatto attivato un programma nazionale di iodoprofilassi. Inoltre, il nuovo Piano Nazionale della Prevenzione 2014-2018, che intende affermare con forza il ruolo centrale della promozione della salute e delle azioni di prevenzione con l’obiettivo di conseguire il più alto livello di salute raggiungibile nella popolazione, ha incluso la “riduzione dei disordini da carenza iodica” tra gli obiettivi di interesse strategico per il Paese”. 

Grazie a questi provvedimenti presi a livello nazionale e grazie al lavoro dei medici del territorio, delle Società Scientifiche e delle Associazioni dei pazienti, che congiuntamente hanno promosso lo slogan “poco sale ma iodato”, oggi lo stato nutrizionale iodico della popolazione è molto migliorato rispetto al passato. I dati più recenti raccolti dall’Osnami, ottenuti grazie al lavoro sul campo degli Osservatori Regionali per la Prevenzione del Gozzo, indicano chiaramente che la condizione di iodosufficienza, valutata attraverso la misurazione della concentrazione di iodio nelle urine di campioni rappresentativi di bambini in età scolare, è stata ormai raggiunta in molte Regioni italiane.
 
Ma i dati più incoraggianti riguardano il Tsh neonatale. In accordo con quanto stabilito dal Who, solo se valori elevati di Tsh neonatale (> 5.0 mU/L) sono presenti in meno del 3% della popolazione neonatale residente in una certa area si può parlare di iodosufficienza. “Grazie alla collaborazione dei Centri di screening neonatale regionali e interregionali attivi sul territorio – va avanti Olivieri - sappiamo che, sebbene la percentuale di valori elevati superi la soglia del 3%, il trend è in significativa diminuzione: 6.4% nel 2004, 5.9% nel 2015, 5.3% nel 2017. Tuttavia, non vi è dubbio che ulteriori sforzi devono essere fatti per garantire la corretta assunzione di iodio in gravidanza, al fine di scongiurare gli effetti negativi sullo sviluppo neuropsichico che possono essere causati anche da un’esposizione a carenza iodica lieve”.

Le iniziative e i progetti in campo
Per incrementare l’informazione su questo importante tema di salute pubblica, è stato siglato, per il triennio 2016-2019, un Protocollo di Intesa tra il Miur e Istituto Superiore di Sanità, Ait, Ame, Sie, Siedp e Cape finalizzato alla promozione della cultura della prevenzione tra le nuove generazioni.  Il Protocollo di Intesa prevede un progetto formativo che si chiama “Progetto iodoprofilassi per le scuole” e che è rivolto a tutte le Scuole Primarie e Secondarie di Primo e Secondo Grado italiane. L’obiettivo è quello di consentire la formazione degli insegnanti sul tema della prevenzione dei disordini da carenza iodica, affinché loro stessi formino i loro studenti e questi, a loro volta, trasferiscano le informazioni alle loro famiglie.
 
Una sorta di reazione a catena che porterà ad una diffusa informazione sull’importanza della iodoprofilassi e, di conseguenza, ad un più ampio utilizzo del sale iodato nella popolazione. Siamo fiduciosi che questo progetto, per l’ampio segmento di popolazione che riuscirà a raggiungere, potrà avere un forte impatto sulla salute pubblica che sarà misurabile, negli anni a venire, con la riduzione della frequenza delle patologie correlate alla carenza nutrizionale di iodio. Ad oggi già numerose scuole di ogni ordine e grado in tutte le Regioni Italiane hanno aderito al progetto. Si tratta della prima esperienza di collaborazione tra Istituzioni, Società Scientifiche e Associazioni di pazienti sulla prevenzione dei disordini da carenza iodica. E’ un modello che, una volta che ne verrà verificata l’efficacia, potrà essere esportato anche ad altri ambiti della salute pubblica.  

Infine, il Gruppo di Coordinamento Nazionale per la Iodoprofilassi presso il Ministero della Salute ha voluto promuovere un position statement sull’utilizzo del sale iodato in età adulta e in età pediatrica, coinvolgendo 14 tra Società Scientifiche e Associazioni. Anche questa iniziativa costituisce un importante risultato. Infatti, se negli anni scorsi la iodoprofilassi è stata appannaggio quasi esclusivo degli endocrinologi, oggi è patrimonio anche di ginecologi, pediatri, medici di medicina generale e nutrizionisti, tutti fortemente motivati a diffondere il messaggio “Poco sale ma iodato” per prevenire contemporaneamente le patologie legate all’eccessivo consumo di sale, prime fra tutti le patologie cardiovascolari, e i disordini da carenza iodica.
 
Il lavoro congiunto effettuato per la stesura del position statement ha portato ad esprimere pieno consenso nel raccomandare a tutti l’uso di sale iodato. Infatti, la quantità di iodio aggiunto al sale per uso alimentare (30 µg/g) consente un apporto iodico adeguato anche in presenza di un consumo di sale contenuto nei limiti suggeriti dai cardiologi e dai nutrizionisti e come indicato dal Who.

15 maggio 2018
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