Neurosarcoidosi. Delineati criteri per la diagnosi
di Will Boggs
Un team di esperti ha individuato alcuni criteri per la diagnosi di neurosarcoidosi. Il primo segno distintivo di questa patologia è la presenza di infiammazione granulmatosa a livelli del Snc o periferico
06 SET -
(Reuters Health) – Con la classificazione in possibile, probabile e definita, il team di esperti che fanno parte del Neurosarcoidosis Consortium Consensus Group ha delineato i criteri per una corretta diagnosi della neurosarcoidosi. Le indicazioni sono state pubblicate da
Jama Neurology in un articolo coordinato da
Barney Stern, della Johns Hopkins University di Baltimora, nel Maryland.
I criteri
Secondo gli esperti, il segno distintivo della neurosarcoidosi è la presenza di infiammazione granulomatosa a livello del sistema nervoso centrale o periferico. E per sospettare la presenza della malattia, i medici dovrebbero avere un insieme di risultati sia clinici che di esami di
imaging e di test sul liquido cerebrospinale. Così, per una diagnosi definitiva, sono necessari manifestazioni cliniche e risonanza magnetica, esami sul liquido cerebrospinale e/o elettromiogramma/studio della conduzione nervosa, riconducibili a infiammazione granulomatosa del sistema nervoso, dopo aver escluso altre cause.
La classificazione
La neurosarcoidosi dovrebbe essere considerata probabile quando ci sono manifestazioni cliniche e i risultati dei test sono positivi, oltre ad avere la conferma patologica della malattia granulomatosa sistemica. Quando invece ci sono manifestazioni cliniche e risultati positivi dei test, ma manca la conferma patologica della malattia granulomatosa, la neurosarcoidosi dovrebbe essere considerata possibile.
“Questi criteri potrebbero aiutare il clinico a stabilire una diagnosi di neurosarcoidosi nell’ambito di una più ampia valutazione delle diverse possibilità diagnostiche”, spiega Stern, “Se possibile, la biopsia dei siti coinvolti dovrebbe essere sempre condotta, per l’esame patologico”.
Inoltre, continua Stern, “se un paziente non dovesse rispondere al trattamento, la diagnosi dovrebbe essere messa in discussione e il paziente rivalutato”. Secondo l’autore è importante che il neurologo faccia parte di un team multidisciplinare, con altre figura in grado di gestire il coinvolgimento di altri organi.
Fonte: Jama Neurology
Will Boggs
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
06 settembre 2018
© Riproduzione riservata
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