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1° “Flu Summit”. L’influenza? Un problema di sanità pubblica


Decisori politici, clinici, società scientifiche e associazioni pazienti si sono dati appuntamento oggi a Roma in occasione della prima edizione dell’evento “Flu Summit - Alleati contro l’influenza”. Obiettivo: confrontarsi su evidenze cliniche, corretta gestione clinica, ruolo della vaccinazione influenzale e su come migliorare la programmazione della campagna vaccinale per ridurre l’impatto dell’influenza sulla salute e sulla spesa sanitaria attuale e futura
 

13 MAR - Guai a prendere sottogamba l’influenza. Solo in Italia ogni anno colpisce da 5 a 8 milioni di persone con una stima di circa 8mila decessi per mortalità indiretta da influenza. In questa ultima stagione 2018-2019 ha messo a letto quasi 7 milioni di italiani. Soprattutto la sindrome influenzale non ha età, sebbene la maggiore mortalità attribuibile all’influenza (circa il 90% dei casi) si verifichi in soggetti di età superiore ai 65 anni, i casi gravi ricorrono molto frequentemente (con ricoveri in terapia intensiva) anche nella popolazione al di sotto dei 65 anni.
 
Numeri importanti che hanno un alto impatto sociale ed economico. L’influenza è infatti, la principale causa di assenza da scuola e dal lavoro con un assenteismo che raddoppia durante il picco influenzale provocando la perdita di 500mila giornate lavorative. In soldoni, l’influenza e le sindromi simil-influenzali, secondo uno studio italiano del 2018 pubblicato su Respiratory Medicine, pesano sulla famiglia e sullo Stato per ben 10,7 miliardi di euro. Quasi quanto una manovra economica.
 
Il problema è che solo 1 ultra 65enne su 2 e appena 1 malato cronico su 5 si vaccina contro l’influenza nonostante il vaccino sia a carico del Ssn. Le coperture vaccinali non arrivano nemmeno al 16% nei soggetti cronici under 65, ad esempio cardiopatici o diabetici che possono andare incontro a gravi complicanze in seguito ad influenza. Tirando le somme, i tassi di copertura confermano che gli obiettivi del Piano nazionale di prevenzione vaccinale 2017-2019 sono ancora lontani dall’essere raggiunti.
 
Da qui, l’urgenza di un’alleanza tra tutti gli attori del sistema, come è avvenuto in Paesi come Gran Bretagna, Australia e Canada dove si registrano oggi i più elevati tassi di copertura vaccinale. Occorre infatti migliorare la programmazione delle campagne antinfluenzali per aumentare le coperture e offrire un migliore servizio al cittadino. Anche perché, ad oggi, in quasi tutte le Regioni si verificano ritardi nell’approvvigionamento del vaccino.
 
A puntare i riflettori sull’influenza, i rappresentanti del ministero della Salute e dell’Iss, della Società italiana igiene medicina preventiva e sanità pubblica (Siti), Società italiana di pediatria (Sip), Associazione ginecologi e ostetrici Italiani (Aogoi), Società italiana di infettivologia pediatrica (Sitip), Fimmg, Fimp e Cittadinanzattiva, Diabete Italia e Conacuore, che si sono dati appuntamento oggi a Roma in occasione della prima edizione del Flu Summit – Alleati contro l’influenza promosso da Sanofi Pasteur, divisione vaccini di Sanofi.
 
Un’occasione per focalizzare l’attenzione su nuove evidenze cliniche che danno una lettura ampia del problema dell’influenza, della sua corretta gestione clinica, del ruolo chiave della vaccinazione influenzale e di campagne vaccinali ancora più efficienti.
 
“La sindrome influenzale è un problema di sanità pubblica – ha affermato Claudio D'Amario, Direttore generale della prevenzione sanitaria del ministero della Salute –  anche perché la pandemia influenzale impatta sull’utilizzo degli antibiotici e quindi sul fenomeno dell’antibiotico resistenza. Il ministero della Salute attraverso una circolare ad hoc punta a migliorare le coperture vaccinali nelle popolazioni fragili, anche perché i risultati ancora non sono ideali. È fondamentale, in un’ottica di prevenzione ottimale, il coinvolgimento delle cure primaria ed anche degli operatori sanitari affinché si vaccinino. Ma occorre anche che le Regioni entrino in un’ottica di programmazione anticipata per garantire un approvvigionamento dei vaccini nei tempi necessari. Lo scorso anno si sono infatti verificate grandi scoperture di forniture rispetto ai bisogni assistenziali. Si potrebbe pensare anche a una programmazione pluriennale conoscendo ormai i dati di popolazione”.
 
Il ruolo chiave della vaccinazione, a tutte le età. Secondo l’Oms la vaccinazione antinfluenzale è il mezzo più efficace per prevenire la malattia e le sue complicanze, ridurre la mortalità prematura in gruppi ad aumentato rischio. Ha una duplice finalità di proteggere l’individuo e al tempo stesso la collettività. I dati segnalano che, sebbene la maggiore mortalità per influenza (circa il 90% dei casi) si verifichi in soggetti di età superiore ai 65 anni, i casi gravi invece ricorrono molto frequentemente (con ricoveri in terapia intensiva) anche nella popolazione al di sotto dei 65 anni.
È importante proteggere anche i bambini, il principale vettore di contagio nelle famiglie (e negli anziani), ecco perché ad esempio la Gran Bretagna ha avviato una campagna vaccinale estesa a tutti i bambini sani, con riduzione del 90% delle visite mediche nei bambini e benefici indiretti anche negli adulti.
 
Anche le donne in gravidanza rischiano complicanze importanti in questo delicato periodo, per questo la vaccinazione è raccomandata anche a loro. Infatti attraverso la propria vaccinazione proteggono se stesse ma anche il futuro neonato nei suoi primi mesi di vita, tramite il passaggio anticorpale, da conseguenze anche gravi dell’influenza.
Ma in ogni modo l’influenza rappresenta un problema serio per tutti i soggetti indipendentemente dalla condizione di rischio: pensiamo che il rischio di ricovero per infarto acuto del miocardio aumenta di 6 volte in seguito ad un episodio influenzale.
 
Un altro concreto contributo della vaccinazione influenzale riguarda il suo positivo impatto nei confronti della lotta all’antimicrobico resistenza, una delle principali sfide della medicina dei nostri tempi. Infatti, i dati dimostrano come in un contesto di copertura vaccinale alta e con un’offerta universale della vaccinazione si sia osservata una riduzione del 64% della prescrizione inappropriata di antibiotici in seguito ad un episodio di influenza.
 
Insomma, il vaccino antinfluenzale ha dimostrato di poter avere un ruolo fondamentale di protezione in tutte le popolazioni a rischio – siano essi pazienti oncologici e immunodepressi, diabetici o pazienti cardiopatici – anche nei soggetti sani.
 
Ma in Italia i tassi di copertura confermano che gli obiettivi del Piano nazionale di prevenzione vaccinale 2017-2019 sono ancora lontani dall’essere raggiunti (il 75%, come obiettivo minimo perseguibile e il 95%, come obiettivo ottimale negli ultra 65enni e nei gruppi a rischio inclusi nei Lea).
 
L’influenza: un problema ad alto impatto sociale ed economico. Come già sottolineato l’influenza è la principale causa di assenza da scuola e dal lavoro (10% di tutte le assenze dal lavoro) con un assenteismo che aumenta del 56% nel corso della stagione influenzale, determinando la perdita di 500mila giornate lavorative durante il picco influenzale.
Il danno economico (la spesa per l’influenza e le sindromi simil-influenzali vale in totale ben 10,7 miliardi di euro) è destinato ad aumentare in futuro e diventare un grave tema di governance della spesa sanitaria a causa dell’invecchiamento della popolazione e dell’esponenziale aumento della cronicità.
 
Migliorare la programmazione delle campagne antinfluenzali. Alla luce di questo scenario diventa urgente migliorare la programmazione stessa della campagna antinfluenzale un fattore chiave di successo, un presupposto alla riuscita della stessa. Nonostante la campagna antinfluenzale sia un appuntamento fisso ogni anno, ad oggi quasi tutte le regioni effettuano l’approvvigionamento di vaccino tra luglio e settembre quando ormai è troppo tardi per le aziende produttrici dei vaccini poter aggiustare la produzione in base alle richieste. Programmare per tempo, anticipando ove possibile di qualche mese le fasi che vanno dall’approvvigionamento alla raccolta dei dati di copertura in tempo reale renderebbe il sistema più virtuoso, garantendo a tutti i cittadini la possibilità di proteggersi da una patologia che ogni hanno miete migliaia di vittime.

13 marzo 2019
© Riproduzione riservata

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