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Cnr. Brevettata la molecola che ci salverà dall’Alzheimer


È italiana la ricerca che ha portato al brevetto di quello che potrebbe essere il definitivo vaccino per l’Alzheimer. Per ottenerlo gli scienziati del Cnr hanno cercato di minimizzarne i rischi per l’organismo e di ottimizzare l’efficacia terapeutica.

31 GEN - La ricerca italiana d’alta qualità spesso non va di pari passo con la brevettazione, tanto che pochi mesi fa uno studio econometrico aveva denunciato proprio l’enorme differenza tra il numero di studi prodotti su suolo italiano, rispetto al numero di brevetti concessi.
 
Ma sembra che per una volta quest’abitudine sia stata interrotta: il merito è del brevetto appena concesso all’Istituto di Genetica e Biofisica (Igb-Cnr) e all’Istituto di Biochimica delle Proteine (Ibp-Cnr) del Cnr, che riguarda un vaccino di nuova generazione contro l’Alzheimer dal nome poco intuitivo, (1-11)E2.
La molecola, come spiega uno studio pubblicato a luglio sulla rivista Immunology and Cell Biology, è capace di innescare una risposta immunitaria contro il beta–amiloide, ovvero proprio quel peptide che si accumula nel cervello delle persone affette dalla patologia neurodegenerativa. A partire da essa è stato sviluppato un vaccino, che oltre al brevetto appena ottenuto, ha visto una application per un brevetto internazionale.

Per ottenere questa proteina chimerica, gli scienziati hanno fuso due proteine diverse: un piccolo frammento dello stesso peptide beta-amiloide e una proteina batterica. La sostanza è capace, in provetta, di auto-assemblarsi formando una struttura simile a un virus per forma e dimensioni. “Sono ormai 10 anni che ricercatori di tutto il mondo stanno esplorando la possibilità di prevenire l’Alzheimer con un vaccino: le prime sperimentazioni sull’uomo hanno acceso molte speranze, ma anche evidenziato possibili effetti collaterali gravi, che ne impediscono l’utilizzo”, ha spiegato Antonella Prisco, dell’Igb-Cnr, coordinatrice della ricerca. “Usando il bagaglio di esperienze accumulato, abbiamo messo a punto la molecola (1-11)E2, cercando di minimizzarne i rischi per l’organismo e di ottimizzarne l’efficacia terapeutica”.
La sperimentazione è attualmente nella fase pre-clinica, che prevede la somministrazione del vaccino a topi normali. Il passo successivo consiste nel testare l’efficacia terapeutica e i possibili effetti collaterali in topi transgenici che sviluppano una patologia simile all’Alzheimer. “Il vaccino che abbiamo prodotto induce rapidamente una forte risposta di anticorpi contro la proteina beta-amiloide e polarizza la risposta immunitaria verso la produzione di una citochina anti-infiammatoria, l’interleuchina-4, confermando le proprietà immunologiche auspicate”, ha precisato la ricercatrice dell’Igb-Cnr.

Proprio per questo vaccino sono state depositate le due domande di brevetto, di cui la prima  è già stata accettata. “Attualmente si ricorre ampiamente ai vaccini per prevenire le malattie infettive, ma anche una patologia come l’Alzheimer potrebbe essere prevenuta o curata mettendo in atto un processo simile”, ha commentato Piergiuseppe De Berardinis dell’Ibp-Cnr. “Il vaccino induce la produzione di anticorpi, questi ultimi si legano al peptide che causa la malattia, favorendone così l’eliminazione”.
Ad oggi i due team di ricerca stanno ancora lavorando, come ha spiegato ancora De Berardinis. “Il prossimo passo è quello di convogliare la risposta immunitaria sui bersagli desiderati”, ha concluso: “Per questo stiamo lavorando sui ‘carrier’, molecole o micro-organismi utili proprio a questo scopo”.

 

31 gennaio 2012
© Riproduzione riservata

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