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Lacci emostatici: è allarme contaminazione batterica

di Maria Rita Montebelli

Si può contrarre una malattia infettiva anche sottoponendosi ad un prelievo di sangue? E’ quanto suggerisce una ricerca che sarà presentata al congresso europeo di microbiologia clinica e malattie infettive, che si terrà ad Amsterdam dal prossimo 13 aprile. I lacci emostatici, device medici ampiamente sottovalutati nella loro pericolosità, sono carichi di batteri, in particolare di stafilococchi coagulasi-negativi; necessario dunque implementare linee guida/programmi di decontaminazione o affidarsi ai lacci emostatici usa e getta.

12 APR - La notizia viene da Amsterdam dove sta per iniziare il congresso ECCMID (European Congress of Clinical Microbiology & Infectious Diseases) ed è piuttosto inquietante. Una ricerca di Nadia Osorio e colleghi dell’Istituto Politecnico di Coimbra (Portogallo) è andata a studiare i tassi di contaminazione batterica dei lacci emostatici, abitualmente utilizzati in reparto e negli ambulatori, in una serie di studi che hanno affrontato l’argomento, andando ad individuare anche i più frequenti microrganismi contaminanti.
 
I lacci emostatici vengono generalmente riutilizzati da un paziente all’altro senza andare incontro a disinfezione di alcun tipo e questo pone un importante rischio di cross-contaminazione. “I device medici – commenta l’autrice della ricerca – riutilizzati per diversi procedure in diversi pazienti presentano un elevato tasso di contaminazione, anche da parte di microrganismi multi-resistenti.” Nonostante queste evidenze nessuno studio aveva finora messo insieme tutte le ricerche condotte sul tema ‘contaminazione dei lacci emostatici’ e in particolare nessuno si era mai occupata di individuare i più frequenti contaminanti.
 
A questo proposito i ricercatori portoghesi hanno selezionato tutti gli studi rilevanti, pubblicati e non, in inglese, francese, spagnoli e portoghese, fino al dicembre 2017 per includerli in questa ricerca di review. Dopo un’appropriata scrematura sono stati presi in considerazione 20 studi clinici per un totale di 1.479 lacci emostatici. Il tasso di contaminazione andava dal 10 al 100% e gli stafilococchi coagulasi-negativi sono risultati i microrganismi più frequentemente isolati, su ben 441 dei lacci emostatici analizzati. Si tratta di patogeni che possono causare numerose infezioni, comprese quelle a carico della cute e dei tessuti molli.
 
Tra gli altri contaminanti, sono risultati presenti anche Escherichia coli, Klebsiella spp., Pseudomonas spp., Acinetobacter baumannii, and Stenotrophomonas maltophilia, ognuno dei quali è risultato responsabile di un tasso di contaminazione del 10% circa. Questi germi sono agenti causali di varie patologie, come le polmoniti, che rappresentano una seria minaccia soprattutto nei soggetti con compromissione immunitaria.
 
Ben 15 degli studi considerati evidenziavano tassi di contaminazione in oltre il 70% dei lacci emostatici analizzati. “Questi risultati – affermano gli autori – ribadiscono i rischi inerenti all’utilizzo di lacci emostatici non usa e getta per la potenziale disseminazione di microrganismi tra un paziente e l’altro attraverso questi device. Sarebbe dunque necessario effettuare ulteriori ricerche, focalizzate sull’impatto dell’introduzione di linee guida/programmi di decontaminazione dei lacci emostatici in contesti clinici e di training professionale. Come potenziale soluzione al problema, andrebbe anche presa in seria considerazione l’introduzione di lacci emostatici usa e getta”.
 
Maria Rita Montebelli

12 aprile 2019
© Riproduzione riservata

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