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Batterio New Delhi. Sono 38 i casi registrati negli ultimi 12 mesi, la maggior parte in Toscana. I dati della sorveglianza Iss


La situazione che si sta verificando in Toscana a causa del batterio resistente agli antiiotici di ultima generazione è nuova per il nostro Paese. In Italia sono stati segnalati, nel periodo gennaio 2014-agosto 2019, 53 casi di cui 38 negli ultimi 12 mesi. Di questi 38 la maggior parte (30) provengono da strutture ospedaliere della regione dalla scorsa estate ha adottato specifiche misure di contrasto per il contenimento della diffusione dei focolai.

12 SET - I ceppi di Klebsiella pneumoniae produttori di NDM (New Delhi metallo-betalattamasi), non sensibili ad alcune delle nuove combinazioni antibiotico-inibitore, sono stati identificati sporadicamente in Italia, in genere introdotti da pazienti che avevano viaggiato all’estero, provocando focolai di limitate dimensioni e rapidamente controllati. La situazione che si sta verificando in Toscana è quindi nuova per il nostro Paese, presentandosi come un ampio e persistente fenomeno epidemico che coinvolge diverse strutture sanitarie della regione, con un alto numero di pazienti colonizzati o infetti.

A puntare i riflettori sul batterio New Dheli, così chiamato perché scoperto per la prima volta in un paziente svedese di ritorno da Nuova Deli, sono i dati dell’Istituto superiore di sanità che rimandano al preoccupante fenomeno dell’antibiotico resistenza causato dall’uso inappropriato degli antibiotici. Pratica che, nel corso degli anni, ha potenziato nei ceppi batterici, anche in quelli più comuni, la capacità di “sottrarsi” all’azione soppressiva del farmaco.
 
Allarme antibiotico resistenza. Le infezioni da Klebsiella pneumoniae resistente ai carbapenemi, spiega l’Istituto, quali imipenem e meropenem, antibiotici cosiddetti di ultima risorsa, perché indicati quando gli antibiotici più comuni falliscono, rappresentano già da molti anni uno dei principali problemi legati alle infezioni correlate all’assistenza. Queste infezioni colpiscono soprattutto persone fragili perché anziane o sottoposte a procedure medico-chirurgiche invasive, possono essere trasmesse da paziente a paziente, e sono di difficile trattamento perché resistenti alla maggior parte degli antibiotici e quindi associate ad elevata mortalità. Molti pazienti poi, anche se non presentano i sintomi dell’infezione, sono colonizzati a livello intestinale e contribuiscono alla diffusione di questi batteri all’interno delle strutture sanitarie.
 
Queste infezioni rappresentano un problema globale, e sono purtroppo frequenti nel nostro paese, che è maglia nera in Europa per dimensioni del fenomeno. La maggior parte dei ceppi di Klebsiella pneumoniae circolanti in Italia sviluppa resistenza ai carbapenemi a causa della produzione di un enzima chiamato carbapenemasi che scinde l’antibiotico, rendendolo inefficace. Vi sono diversi tipi di carbapenemasi: il tipo più comune, prodotto da più del 90% dei ceppi isolati in Italia, è denominato KPC (Klebsiella pneumoniae carbapenemasi).
Solo una minoranza di ceppi produce altri enzimi, tra i quali la carbapenemasi NDM (New Delhi metallo-betalattamasi). Il tipo di carbapenemasi prodotta è rilevante per il trattamento perché i ceppi che producono NDM non sono sensibili ad alcune delle nuove combinazioni antibiotico-inibitore come quella ceftazidime-avibactam.

Il 4 giugno 2019 l’Ecdc ha pubblicato un Rapid Risk Assessment,elaborato con esperti della regione Toscana, del Ministero della Salute e dell’Iss, su questo “evento significativo”, suggerendo alcune azioni per ridurre il rischio di una diffusione dei ceppi di Klebsiella pneumoniae produttori di NDM in altre strutture sanitarie della regione e del paese nonché la trasmissione transfrontaliera, cioè verso altri paesi europei.

I dati della Toscana.I dati della sorveglianza nazionale delle batteriemie da Enterobatteri produttori di carbapenemasi (che rappresentano il numero delle infezioni più gravi causate da questi batteri) coordinata da Iss, in linea con i dati forniti dalla regione Toscana, evidenziano, a partire dal secondo semestre 2018, un aumento significativo delle batteriemie da ceppi di K. pneumoniae che producono NDM in questa regione. In particolare, in Italia sono stati segnalati, nel periodo gennaio 2014-agosto 2019, 53 casi di cui 38 negli ultimi 12 mesi. Di questi 38 la maggior parte (30) provengono da strutture ospedaliere della regione il che comporta la necessità di elevare il livello di attenzione nel Paese. In Toscana, dalla scorsa estate, sono state adottate specifiche misure di contrasto per il contenimento della diffusione dei focolai.

12 settembre 2019
© Riproduzione riservata

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