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L’attività fisica è una ‘cura miracolosa’. Ecco perché e come prescriverla

di Maria Rita Montebelli

Low cost, con scarsissimi effetti collaterali e risultati mirabolanti sulla mortalità per tutte le cause, sulle malattie oncologiche e cardio-metaboliche, l’attività fisica praticata in maniera costante e sensata garantisce più benefici di un farmaco. Eppure la sedentarietà si colloca ancora nella top 5 dei fattori di rischio di mortalità a livello mondiale. Un gruppo di medici di famiglia inglese, in un articolo su BMJ, consigliano come prescrivere l’attività fisica ai propri pazienti. Parola d’ordine: essere proattivi.

24 SET - Riduce del 30% la mortalità per tutte le cause, del 30-40% il rischio di diabete di tipo 2 e sindrome metabolica, del 25-30% il rischio di malattie cardiovascolari. Ad ottenere questi risultati straordinari non è un farmaco delle meraviglie ma l’attività fisica che dunque, secondo Christine Haseler e colleghi (tutti medici di famiglia inglesi) autori di un articolo pubblicato su British Medical Journal, andrebbe promossa a tutti i costi.
 
“I benefici per la salute – ricorda la Haseler –  iniziano dopo appena 30 minuti di attività fisica”. I benefici dell’esercizio sulla mortalità per tutte le cause sono più evidenti che con qualsiasi farmaco, mentre il rischio di danni da un’attività di intensità moderata sono minimi (a fronte invece dei ben evidenti rischi della sedentarietà e dell’inattività).
Per tutte queste ragioni, la Academy of Medical Royal Colleges ha descritto l’attività fisica come la ‘cura miracolosa’.
 
All’estremo opposto si colloca la sedentarietà che, secondo gli autori, in Gran Bretagna causa altrettanti decessi del fumo e, a livello mondiale, rappresenta il quarto principale fattore di rischio di mortalità.
 
Eppure un quarto degli inglesi adulti si impegna in meno di mezz’ora di attività fisica a settimana.
“I medici – riflettono gli autori dell’articolo – si trovano in una posizione molto importante per motivare i loro pazienti a praticare più attività fisica”.  E per aiutare i colleghi in questo compito, hanno stilato una guida pratica alla conversazione sull’attività fisica con i pazienti, per aiutarli a superare le barriere al cambiamento. Che non deve necessariamente essere una rivoluzione.
Sebbene una recente revisione sistematica e metanalisi abbia evidenziato che il grado di intensità di attività fisica sia associato ad una riduzione del rischio di mortalità in modo dose-risposta, qualunque livello di attività fisica apporta dei benefici. C’è chi ha calcolato che le persone che fanno appena 15 minuti di attività fisica al giorno hanno un’aspettativa di vita di tre anni superiore a quelli inattivi. Anche 10 minuti di camminata a passo veloce possono ridurre la mortalità fino al 15%.
 
Gli autori invitano dunque i medici ad essere pro-attivi nell’indagare il livello di attività fisica del paziente che hanno di fronte. Una domanda del tipo ‘nell’ultima settimana per quanti giorni hai praticato attività fisica per un totale di 30 minuti o più? Arrivi a 150 minuti a settimana?’ consente di fornire un rinforzo positivo ai pazienti ‘attivi’ e di sottolineare il messaggio dell’importanza di essere fisicamente attivi negli altri, motivando il perché sia fondamentale mantenersi attivi, anche con l’ausilio di un opuscolo, se disponibile. Bisognerà quindi cercare di fissare un obiettivo ragionevole, suggerendo forme di attività adeguate (percorrere a piedi o in bicicletta parte o tutta la distanza tra casa e il lavoro, indossare un pedometro o utilizzare un’app, ecc) e monitorare nel tempo i progressi del paziente.
 
Altra abitudine sbagliata da individuare e da correggere è la sedentarietà. Ci sono persone attive fisicamente, ma sedentarie per la maggior parte del giorno; queste vanno incoraggiate a fare dei break regolari dalla scrivania o dallo stare seduti (ad esempio in macchina).
 
Fondamentale è poi individuare le barriere all’attività fisica per il singolo paziente, in modo da fornire consigli e ‘prescrizioni’ personalizzate. Tra i possibili ostacoli, il più frequente è la scarsa motivazione, spesso collegata alla mancata percezione dei benefici dell’attività fisica; c’è chi non ha i soldi per iscriversi in palestra, chi non ha spazi verdi dove andare  camminare vicino casa o posti sicuri dove camminare magari la sera. I motivi insomma possono essere tanti, ma una soluzione può in genere essere trovata per tutti.
 
Grossi rischi per chi si impegna in un’attività fisica moderatain genere non ce ne sono, ma una regola empirica sempre valida è quella del ‘comincia piano e aumenta gradualmente’; è ragionevole iniziare con 10 minuti di attività fisica da aumentare pian piano del 10% al giorno.
 
La prescrizione di un’attività sportiva, intesa come un set di esercizi finalizzati ad aumentare la fitness, è invece un’altra storia , molto diversa dal consiglio di fare ‘attività fisica’, ed ha una serie di controindicazioni, in particolare per i pazienti con angina instabile, stenosi aortica grave o ipertensione grave non controllata.
 
Tornando all’attività fisica, ci sono una serie di risorse (come Moving Medicine, http://movingmedicine.ac.uk/prescribing-movement/) dedicate alla prescrizione dell’attività fisica nei soggetti affetti da varie condizioni morbose. E’ il caso dell’osteoartrosi, della BPCO , delle malattie cardiovascolari e dei soggetti fragili, nei quali preservare la forza muscolare significa ridurre la mortalità cardiovascolare, il rischio di ricovero, migliorare la salute mentale e ridurre il rischio di cadute e danni correlati.
 
Nell’ultima parte dell’articolo, gli autori elencano una serie di siti web dedicati all’attività fisica in tutti i suoi aspetti per il pubblico (da come passare dal divano alla 5K, a come motivarsi a fare attività fisica costante) e per i medici (Moving Medicine, risorse del BMJ, del Royal College of General Practitioners e del NHS inglese) che potranno essere fonte di grande ispirazione per chiunque voglia accostarsi all’argomento.
 
I potenziali benefici dell’attività fisica
Riduce del 30% la mortalità per tutte le cause
Riduce del 20% il rischio di cancro della mammella e del 30% quello di cancro del colon
Riduce del 20-30-% il rischio di depressione e demenza
Riduce del 20-35% il rischio di malattie cardiovascolari
Riduce il rischio di osteoartrosi del 22-83%
Riduce del 30% il rischio di caduta tra gli adulti
Camminare allevia il dolore alla schiena più degli esercizi specifici
Camminare è associato ad una minor quantità di grasso corporeo (più che fare sport)
 
Maria Rita Montebelli

24 settembre 2019
© Riproduzione riservata

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