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Diabete. Maggior rischio ictus e infarti se si ritarda trattamento ipertensione

di Lisa Rapaport

Secondo un recente studio statunitense pubblicato da Diabetes Care, tra le persone con diabete che sviluppano ipertensione, coloro che ritardano il controllo della pressione sanguigna hanno maggiori probabilità di subire infarti e ictus rispetto a chi gestisce la patologia con maggior prontezza.

30 SET - (Reuters Health) – I ricercatori dell’Università del Colorado Anschutz Medical Campus e del Rocky Mountain Regional VA Medical Center – guidati da Sridharan Raghavan - hanno esaminato i dati relativi a 43.986 pazienti con diabete che hanno iniziato il trattamento per l’ipertensione tra il 2002 e il 2007. Le persone che hanno atteso un ulteriore innalzamento della pressione per iniziare il trattamento hanno fatto registrare il 10% di probabilità in più di avere eventi come infarti e ictus fatali.

“L’ipertensione è un fattore di rischio per la malattia cardiovascolare aterosclerotica, che comprende la coronaropatia, l’infarto del miocardio e l’ictus. Anche il diabete è un fattore di rischio per gli stessi endpoint clinici – dice Sridharan Raghavan, autore principale dello studio – L’abbassamento della pressione arteriosa nei pazienti diabetici con ipertensione può mitigare alcuni dei rischi di malattie cardiovascolari aterosclerotiche”.

I medici raccomandano ai diabetici di considerare il trattamento della pressione arteriosa a una soglia inferiore rispetto agli individui a basso rischio.
L’American Heart Association e l’American College of Cardiology raccomandano alle persone diabetiche di iniziare il trattamento per l’ipertensione quando la pressione sistolica è superiore a 130 mmHg, con l’obiettivo di portarla sotto di questa soglia.

I risultati di questo studio, pubblicato su Diabetes Care, evidenziano come le persone con diabete e ipertensione – che iniziano la terapia per abbassare la pressione sanguigna quando la loro pressione sistolica supera i 130 mmHg – hanno minori possibilità di morire per infarto e ictus rispetto ai diabetici che aspettano un valore più alto per iniziare la terapia.

I risultati

Dopo un periodo di follow-up medio di oltre nove anni, molte persone che hanno preso parte allo studio e che hanno raggiunto una pressione arteriosa sistolica inferiore a 130 mmHg dopo due anni di trattamento, hanno ottenuto risultati migliori rispetto agli individui la cui pressione arteriosa non era in questo range di valori.
Ma le persone la cui pressione arteriosa sistolica superava i 140 mmHg all’inizio del trattamento, anche se poi è scesa sotto 130, hanno comunque avuto risultati peggiori dei pazienti che hanno iniziato la terapia con una pressione sistolica al di sotto di 130. Lo studio non è stato un esperimento controllato progettato per dimostrare se o come i tempi del trattamento della pressione arteriosa incidano direttamente sul rischio di avere o morire per eventi come infarti e ictus.

I risultati sottolineano ancora che, anche tra i diabetici, la gestione della pressione arteriosa potrebbe non essere adatta a tutti, come dice Costantino Iadecola, direttore e presidente del Feil Family Brain and Mind Research Institute presso Weill Cornell Medicine di New York City. “Nei pazienti con diabete, l’ipertensione dovrebbe essere trattata il più rapidamente possibile supera i valori di 130 mmHg – sottolinea l’esperto, non coinvolto nello studio – Una pressione iniziale di 140 mmHg deve essere trattata, ma non in modo aggressivo”.

Fonte: Diabetes Care 2019

Lisa Rapaport

(Versione italiana per Daily Health Industry)
 

30 settembre 2019
© Riproduzione riservata

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