Intolleranza al lattosio. Interessa tre adulti su quattro
di Maria Rita Montebelli
E’ una delle intolleranze alimentari più frequenti, arrivando ad interessare ‘fisiologicamente’ fino a tre adulti su 4. Più a rischio i soggetti con patologie quali celiachia, Crohn, sindrome dell’intestino irritabile. Il modo migliore per ‘difendersi’ è quello di limitare, senza abolire del tutto, i cibi più ricchi di lattosio o di consumare i prodotti ad ‘alta digeribilità’, cioè quelli contenenti lattosio pre-idrolizzato. Yogurt e cottage cheese sono latticini a basso contenuto di lattosio che in genere non danno problemi. Fondamentale è però assicurare un adeguato apporto di calcio consumando cibi alternativi ai latticini che ne siano ricchi (broccoli, gamberi, alimenti ‘fortificati’). Il test diagnostico più gettonato, anche perché è il meno invasivo, è il breath test al lattosio.
23 OTT - L'intolleranza al lattosio è una sindrome clinica caratterizzata da gonfiore e fastidi addominali, flatulenza e diarrea che si verificano dopo aver consumato cibi contenenti lattosio. Il malassorbimento di lattosio può dipendere da un deficit congenito dell'enzima lattasi, o da un'intolleranza secondaria al lattosio; ma più comunemente è causato da un deficit di lattasi acquisito. Un articolo su
JAMA fa il punto su diagnosi e trattamento.
L’intolleranza al lattosio è una condizione molto comune che interessa dal 65 al 74% della popolazione mondiale, con ampie variazioni a livello regionale e tra le diverse etnie. Il malassorbimento di lattosio attira liquidi verso il lume intestinale per gradiente osmotico; il lattosio viene quindi fermentato dai batteri del tratto gastro-intestinale. I sintomi che ne derivano sono correlati al transito intestinale di lattosio e alla quantità di lattosio ingerito e variano molto da individuo a individuo. Ad esempio, i soggetti con sindrome dell’intestino irritabile, presentano sintomi più importanti già a bassi livelli di consumo di lattosio.
Un articolo pubblicato su Jama di questa settimana analizza le varie forme di intolleranza al lattosio, i test diagnostici a disposizione e il trattamento dei soggetti che presentino questa condizione.
Lattosio e intolleranza al lattosio
Il lattosio è uno zucchero composto da galattosio e glucosio, uniti tra loro da un legame glicosidico beta (1-4) che, come tale non può essere assorbito attraverso la mucosa del tenue. La lattasi è un enzima presente sull’orletto a spazzola della mucosa dei villi intestinali (sintetizzata a partire dal gene della lattasi-florizina idrolasi o LPH), in grado di idrolizzare il legame beta-glicosidico che unisce i due componenti glucidici del lattosio. L’attività della lattasi è elevatissima nel neonato, subito prima dello svezzamento, ma tende in seguito a diminuire marcatamente, così che negli adulti la sua attività si riduce al 5-10% di quella dei neonati. Per questo, il fatto che gli adulti abbiamo bassi livelli di lattasi, è perfettamente fisiologico; la maggior parte della popolazione adulta mondiale presenta infatti bassi livelli di lattasi. Solo una piccolissima percentuale di adulti mantiene elevati livelli di attività della lattasi (‘persistenza’ della lattasi); questa condizione è determinata dalla presenza di polimorfismi di singoli nucleotidi (la persistenza della lattasi si associa in particolare all’allele 13910*T, frequente in condizione di omozigosi nelle popolazioni del Nord Europa).
Esistono tuttavia una serie di condizioni che possono portare ad un’intolleranza al lattosio secondaria; si tratta di condizioni tutte accomunate da un danno alla superficie di assorbimento dell’intestino, come la celiachia, il Crohn, infezioni intestinali, enteriti da chemio o radioterapia. Per quanto riguarda il deficit congenito di lattasi, questa è una rara condizione autosomica recessiva, che riguarda il gene della lattasi e si manifesta con diarrea fin dai primi giorni di vita.
Come diagnosticare l’intolleranza al lattosio
Per fare diagnosi di malassorbimento di lattosio sono disponibili una serie di esami, anche se a tutt’oggi non esiste un consenso e non sono stati definiti criteri diagnostici standard.
I
test enzimatici colorimetrici forniscono risultati rapidi circa l’attività funzionale della lattasi nei frammenti bioptici; tuttavia l’espressione della lattasi a livello intestinale può essere a macchia di leopardo; dunque per fare diagnosi attraverso questo test è necessario ottenere diversi campioni bioptici e questo lo rende troppo invasivo.
Il
test di intolleranza al lattosio comporta l’esecuzione di diversi prelievi di sangue, ad intervalli regolari, dopo aver fatto ingerire al paziente un carico di 50 grammi di lattosio. Un aumento della glicemia di 20 mg/dl o più rispetto ai valori basali nel sangue sta ad indicare un’adeguata digestione del lattosio, con conseguente assorbimento dei due monosaccaridi di cui è formato. Il test può dare tuttavia risultato falsato in presenza di
overgrowth batterico intestinale perché in quel caso sono i batteri a digerire il lattosio.
Il
breath test al lattosio rappresenta invece una metodica diagnostica semplice e non invasiva (è i test più comunemente usato per far diagnosi di intolleranza al lattosio) per valutare il malassorbimento di lattosio; dopo aver somministrato al paziente 25 grammi di lattosio, si misura l’escrezione di idrogeno nell’aria espirata nell’arco di 3-4ore. Se l’idrogeno nell’aria espirata supera le 20 parti per milione, si è in presenza di un’alterata digestione del lattosio, con conseguente fermentazione dello stesso da parte dei batteri intestinali. Il
breath test al lattosio ha una sensibilità del 78% e una specificità del 98%. Possono verificarsi dei risultati falsi negativi in presenza di batteri produttori di metano.
E’ disponibile infine anche il
test genetico per il polimorfismo 13910C>T.
Il trattamento dell’intolleranza al lattosio
Consiste nel limitare il consumo di prodotti contenenti lattosio e nella loro sostituzione con alimenti ricchi di calcio (es. broccoli, fichi secchi, gamberi, succo d’arancia, latte di soia, di riso o di mandorle fortificati); questo da una parte migliora i sintomi intestinali, dall’altra assicura un adeguato apporto di calcio (il target di assunzione varia da 700 a 1200 mg/die a seconda dell’età e del sesso). Gli esperti raccomandano tuttavia di limitare il consumo di lattosio senza però abolirlo del tutto, perché una serie di studi hanno dimostrato che anche i soggetti con intolleranza al lattosio possono consumare 240 ml (una tazza circa) di latte non scremato (equivale a 12 grammi di lattosio) senza andare a gravare sui sintomi.
Esistono comunque alcuni latticini a basso contenuto di lattosio, quali yogurt o cottage cheese e il mercato offre tutta una serie di prodotti (formaggi, latte, gelati) ‘ad alta digeribilità’, contenenti lattosio preidrolizzato, che possono essere utilizzati al posto degli alimenti ricchi di lattosio. Consumare cibi contenenti lattosio all’interno di un pasto completo infine diluisce il lattosio per il rallentato svuotamento gastrico. Il lattosio contenuto nello yogurt non provoca di solito sintomi poiché viene digerito all’interno del lume intestinale dai batteri.
Infine, l’assunzione concomitante di lattasi e di cibi contenenti lattosio riduce la sintomatologia tipica dell’intolleranza al lattosio.
Maria Rita Montebelli
23 ottobre 2019
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