“Epidemiologia decisiva per politiche prevenzione e contrasto fattori di rischio”. Tema al centro del convegno AIE a Catania
di Maria Grazia Elfio
“L’epidemiologia svolge un ruolo chiave, dalla fase pre-emergenza per la previsione, sorveglianza, analisi di vulnerabilità e resilienza della popolazione, a quella dell’emergenza naturale, per quanto riguarda raccolta di informazioni e valutazione dei danni sulla salute ed, ancora, a quella post- emergenza, per la valutazione degli effetti sanitari a breve e a lungo termine, l’identificazione dei sottogruppi di popolazione più fragili, la valutazione di impatto sanitario, interventi e piani di sorveglianza”.
26 OTT - La stretta connessione tra salute, cattivi stili di vita, fattori socio- demografici e ambientali, oltre al ruolo dell’epidemiologia nelle politiche di prevenzione e di programmazione sanitaria, è stata complessivamente l’asse portante dei lavori del XLIII Convegno AIE (Associazione Italiana di Epidemiologia) dal titolo “L’Epidemiologia una nessuna e centomila: quale contributo per le decisioni in sanità pubblica?”, organizzato dalla Società Italiana di Epidemiologia, in collaborazione con l’Assessorato Regionale alla Salute, l’Università degli Studi di Catania, l’Azienda Sanitaria Provinciale di Catania, il Policlinico Vittorio Emanuele di Catania e il CEFPAS.
Le cattive abitudini individuali, che rappresentano una minaccia per la Salute, Obesità, Sovrappeso e Sedentarietà sono ancora un problema importante in tutto il meridione ed in particolare in Sicilia e, quindi, rappresentano tre elementi chiave su cui fondare le politiche sanitarie pubbliche. “Prevalenza di Obesità e Sovrappeso, ad esempio - spiega
Salvatore Scondotto, dirigente presso l’osservatorio epidemiologico regionale e presidente AIE - in Sicilia, interessano, complessivamente quasi la metà (il 46%) della popolazione adulta, analogamente a sedentarietà, con una prevalenza maggiore rispetto alla media del resto del Paese. Negli ultimi anni, si registra, invece, un calo del 4% dell’obesità infantile. Per quanto riguarda fumo e alcool la Sicilia vede ancora una frequenza di fumatori pari al 28% ed è, invece, decisamente più virtuosa sul tema del consumo alcolico. Un fenomeno quest’ultimo che, registra, più in generale, un gradiente inverso tra Sud e Nord, a scapito delle regioni settentrionali, sia per i consumatori a rischio che per quelli abituali”. Mentre, dai risultati del progetto Health Beaviour in School-aged Children (HBSC), promosso dal Ministero della Salute/CCM (Centro per il Controllo e la prevenzione delle Malattie), coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità, insieme alle Università di Torino, Padova e Siena e svolto in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca, le Regioni e le Aziende Sanitarie Locali, la fotografia, al 2018, relativa ai “Comportamenti collegati alla salute dei ragazzi in età scolare”, illustrata da
Paola Nardone, ricercatrice dell’Istituto Superiore di Sanità, evidenzia una preoccupante ascesa di fenomeni estremi quali il binge drinking e la preferenza, soprattutto tra le ragazze, a trascorrere tempo online con gli amici piuttosto che incontrarsi. Infine, l’Italia risulta essere tra i Paesi meno interessati dal fenomeno del bullismo”.
Sul valore dei dati epidemiologici nella programmazione sanitaria “per mirare a livello regionale strategie di intervento e applicabilità dei piani nazionali” si sofferma
Maria Letizia Di Liberti, dirigente generale DASOE (Dipartimento Attività Sanitarie e Osservatorio Epidemiologico) dell’Assessorato Regionale Siciliano. Altri temi nevralgici per le politiche sanitarie, affrontati durante la tre giorni, sono stati oltre all’impatto delle cronicità - sempre più preoccupante, a causa del calo demografico - l’inquinamento ambientale e le emergenze naturali, che incidono pesantemente sullo stato di salute collettivo.
“Uno scenario complesso e multidisciplinare, dove - concludono Scondotto e Lucia Bisceglia ( vice presidente AIE ) - l’epidemiologia svolge un ruolo chiave, dalla fase pre-emergenza per la previsione, sorveglianza, analisi di vulnerabilità e resilienza della popolazione, a quella dell’emergenza naturale, per quanto riguarda raccolta di informazioni e valutazione dei danni sulla salute ed, ancora, a quella post- emergenza, per la valutazione degli effetti sanitari a breve e a lungo termine, l’identificazione dei sottogruppi di popolazione più fragili, la valutazione di impatto sanitario, interventi e piani di sorveglianza”. Un fronte quest’ultimo, su cui il monito AIE è di “Fare sistema e superare le settorialità”.
In tal senso, sono intervenuti
Paolo Vineis, vicepresidente del Consiglio Superiore di Sanità e docente di epidemiologia ambientale all’Imperial College di Londra,
Nicolàs Zengarini del Servizio Sovrazonale di Epidemiologia della Regione Piemonte,
Annibale Biggeri dell’Università degli Studi di Firenze e
Margherita Ferrante, che dirige il Laboratorio di Igiene Ambientale e degli Alimenti dell’Università di Catania, il cui gruppo da molti anni è impegnato nelle ricerche volte a caratterizzare tali fattori di rischio in relazione alla salute della popolazione.
Ferrante, che ha illustrato un focus sulla salute delle popolazioni che risiedono nelle aree vulcaniche, afferma: “Queste ultime “rappresentano sorgenti naturali di rischio per le possibili emissioni di inquinanti naturali (ceneri, radon, polveri, metalli, anidridi e ossidi, idrocarburi policiclici aromatici) creando condizioni peculiari del suolo, del sottosuolo e dell’aria; i componenti di tali emissioni contribuiscono, insieme ad altri fattori, relativi all’urbanizzazione e agli stili di vita, all’insorgenza di alcune patologie”.
Maria Grazia Elfio
26 ottobre 2019
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