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Bambini con paralisi cerebrale. Meno perdite di saliva grazie all’uso di vibrazioni muscolari focali


La perdita di saliva dalla bocca (drooling), è una condizione che ha ripercussioni spiacevoli sia per i piccoli pazienti che per genitori e gli operatori sanitari. Uno studio condotto dalla Fondazione Centri di Riabilitazione Padre Pio Onlus di San Giovanni Rotondo, pubblicato su ‘International Journal of Medical Sciences’, mostra i benefici del nuovo approccio terapeutico su 22 pazienti nella “gestione” della saliva nella bocca. Risultati significativi anche a distanza di 3 mesi dal trattamento.

14 NOV - Un passo importante per la ricerca sulla riabilitazione dei bambini affetti da paralisi cerebrale è stato segnato dalla Fondazione Centri di Riabilitazione Padre Pio Onlus di San Giovanni Rotondo. Con un recente studio pubblicato sull’accreditata rivista di settore ‘International Journal of Medical Sciences’ - primo del genere in letteratura - sono stati mostrati i progressi nel trattamento del drooling (la scialorrea) con l’utilizzo di vibrazioni muscolari focali.

L’attività di ricerca del centro di eccellenza è stata condotta su 22 piccoli pazienti degli “Angeli di Padre Pio”, per i quali sono stati registrati evidenti miglioramenti, misurati con scale di riferimento scientifiche. “Nel 40% dei casi - spiega una nota della Fondazione - i bambini affetti da paralisi cerebrale infantile presentano ‘drooling’ dovuto a disfunzioni del controllo motorio orale, oppure a disfagia, disordini sensitivi intra-orali, difficoltà nel coordinare testa, tronco e muscolatura oro-facciale”.

La perdita di saliva dalla bocca (drooling), è una condizione che ha ripercussioni molto spiacevoli sia per i bambini che per genitori, ma anche per gli operatori sanitari. Le conseguenze del fenomeno sono socialmente gravose: rifiuto e isolamento sociale, indumenti perennemente umidi e sporchi, odore sgradevole, pelle screpolata e irritata, infezioni della bocca. Nei casi più gravi, si arriva alla disidratazione, difficoltà nel parlare, f danneggiamento di oggetti come libri, tablet o altri ausili per la comunicazione.

“Si tratta di un aspetto spesso sottovalutato dall’equipe riabilitativa - afferma nella nota la dottoressa Serena Filoni, direttore sanitario degli Angeli di Padre Pio e firmataria dello studio -. La scialorrea può essere curata con l’utilizzo di farmaci, con interventi invasivi, con trattamenti logopedici, ma spesso si va incontro a effetti collaterali o a benefici meramente transitori. Con l’approccio oggetto dello studio, invece, abbiamo dimostrato come il controllo motorio e il rafforzamento muscolare possono essere influenzati da una potente stimolazione propriocettiva, attraverso la vibrazione appunto, che raggiunge la corteccia somato-sensoriale e motoria attivando le fibre afferenti. La vibrazione, dunque, potrebbe favorire la riorganizzazione della corteccia motoria e somatosensoriale. I bambini che presentavano una sciaolorrea da moderata a grave, sono stati poi sottoposti al trattamento di vibrazione locale con Crosystem sui muscoli sottoomandibolari. Abbiamo incluso 22 pazienti nello studio. Dopo il trattamento, tutti i bambini sono stati rivalutati e i risultati sono stati sorprendenti. C’è stato un miglioramento statisticamente significativo in tutti i test effettuati sia subito dopo il trattamento che a distanza di 3 mesi”.

Questo approccio apre ora scenari di trattamento interessanti per una serie di motivi. Innanzitutto, perché può essere sottoposto anche a pazienti che non collaborano agli altri approcci, aumentando così le possibilità di successo.

La Fondazione evidenzia come si tratti, peraltro, di un trattamento breve (di sole 3 sedute) che agisce sulle cause del problema e non ha effetti collaterali. Infine, l”a vibrazione può aver influenzato il sistema oro-facciale migliorando la coordinazione, il tono muscolare, la forza muscolare, la capacità sensoriale, migliorando così la “gestione” della saliva nella bocca. La deglutizione della saliva, una volta acquisita, viene costantemente allenata durante la giornata, in modo da potenziare gli effetti del trattamento, anche al follow-up. Si tratta quindi di un metodo “potenzialmente” duraturo e di grande impatto sulla qualità della vita dei piccoli pazienti e delle loro famiglie”.

14 novembre 2019
© Riproduzione riservata

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