Coronavirus. Anziani, giovani e mamme, ecco cosa fare per combattere la paura. Intervista al presidente degli Psicologi, Lazzari
di Lorenzo Proia
Tra le ripercussioni dell'emergenza Coronavirus e dei conseguenti provvedimenti del Governo per il suo contenimento un particolare rilievo assumono quelle di carattere psicologico. E in particolare quando si parla di anziani, di adolescenti e dei genitori. Ma sotto stress sono anche gli stessi psicologi ai quali è richiesto, come a tutti gli operatori sanitari, un surplus di lavoro in condizioni non solo eccezionali ma anche del tutto inedite. Ecco i consigli e le iniziative messe in campo dall'Ordine nazionale
17 MAR -
David Lazzari è da poche settimane il nuovo Presidente del Consiglio Nazionale Ordine degli Psicologi, accademico e autore di un grande numero di testi scientifici. Con lui abbiamo affrontato il tema delle ripercusisioni sul piano psicologico dell'attuale emergenza Coronavirus.
Professor Lazzari, la COVID-19 è una pandemia che sta cambiando le vite di tutti noi. Come la state affrontando?
In queste settimane stiamo assistendo all’attivazione di psicologhe e psicologi da tutta Italia: sia a livello di istituzioni ordinistiche che a livello individuale.
Il CNOP sta lavorando incessantemente su diversi fronti che crediamo cruciali.
Un primo aspetto riguarda fornire il supporto della professione alle Autorità: in questo senso abbiamo attivato una cabina di regia con le associazioni psicologiche di volontariato nella Protezione Civile (Psicologi per i Popoli, SIPEM, Ass. Alfredo Rampi) e con i coordinamenti degli Psicologi della Croce Rossa e CISOM. È stato deciso di comune accordo di mettersi a disposizione della Protezione Civile nazionale per ogni necessità, al fine di spendere l’esperienza degli Psicologi dell’emergenza e che hanno collaborato con la Protezione Civile a supporto delle attuali necessità.
È stata inoltre data indicazione per attivare in tal senso i coordinamenti regionali delle associazioni a supporto delle Protezione Civile regionali. Inoltre il CNOP ha scritto al Presidente del Consiglio Conte e al Ministro della Salute Speranza per fornire il contributo degli Psicologi per la gestione della comunicazione relativa al problema. In questi casi una comunicazione ben supportata può aiutare molto le persone e la collettività a capire ed affrontare il problema.
Ecco, passiamo ai cittadini. Avete messo in campo azioni specifiche?
Fornire indicazioni ai cittadini sulla gestione psicologica del problema, con particolare attenzione alla “percezione del rischio” è davvero urgente. In questa direzione si è lavorato nella divulgazione di fonti ufficiali sottolineando la rilevanza di attenersi alle stesse per avere informazioni attendibili, che vadano proprio nella direzione di favorire una percezione adeguata e una tutela contro allarmismi e
fake news che sono esse stesse moltiplicatori di tensioni e paure. Contro il bombardamento di informazioni poco attendibili, nostro compito è anche quello di rafforzare una sorta di “quoziente di resilienza” dei singoli, della famiglia, della comunità, proprio promuovendo la divulgazione di notizie certe e attendibili.
In questa direzione abbiamo avviato una campagna
#psicologicontrolapaura che prevede diverse iniziative. Ad esempio un “
vademecum psicologico sul Coronavirus” – disponibile in versione completa e in sintesi sul sito CNOP e distribuito anche nella rete delle farmacie in collaborazione con la FOFI, Federfarma e Assofarm. Sul sito è disponibile una pagina dedicata a raccogliere tutti i materiali prodotti sul territorio nazionale per aiutare le persone a confrontarsi psicologicamente nel modo migliore possibile con il problema. A breve uscirà anche un “decalogo antistress” destinato a milioni di cittadini che devono rimanere in casa.
In ultimo, non certo per ordine di importanza, abbiamo suggerito a tutte le persone che sentono un particolare disagio psicologico di chiedere, senza timore o vergogna, un aiuto professionale. La nostra comunità in questo periodo ha dato prova di grande sensibilità e tenuta e si è mossa nella direzione di offrire prestazioni on line, certe e valide nel fornire l’aiuto cercato.
In questa direzione va l’iniziativa
#psicologionline. Andando sul sito nazionale i cittadini trovano un motore di ricerca per conoscere i riferimenti di tutti gli Psicologi disponibili per il teleconsulto e interventi online.
E veniamo al supporto dell'Ordine verso i suoi iscritti...
Questo è certamente un compito non meno importante. Abbiamo Invitato gli Psicologi a seguire – a tutela propria e dei propri utenti – le raccomandazioni dell’Istituto Superiore di Sanità, potendo continuare a svolgere la propria attività in quelle zone dove non ci sono restrizioni specifiche. Abbiamo caldamente incoraggiato l’uso di consulenze o terapie a distanza laddove indicato rimandando per le stesse le linee guida emanate dal CNOP nel 2017. Sul tema stiamo ovviamente immaginando di fornire anche strumenti di formazione aggiuntivi e gratuiti proprio per garantire la comunità rispetto alle proprie competenze professionali. Ma c' anche un quarto campo di intervento che ci vede impegnati in questi giorni...
Quale?
Penso all’aiuto psicologico alle persone malate, ai loro familiari ma anche agli operatori sanitari in prima linea. Si tratta di situazioni psicologiche in genere di forte stress, nei malati anche per lo stigma e la vergona che circonda questa malattia, per lutti vissuti in modo tragico. Per tutte queste situazioni è importante una rete psicologica pubblica adeguata e dislocata dove serve. Non a caso nel DL 14 del 9 marzo c’è un riferimento esplicito alla possibilità di reclutamento di psicologi.
Insieme alle indicazioni pratiche sullo svolgimento della professione nella massima sicurezza, fisica e psicologica, abbiamo aperto un’interlocuzione attiva con l'Ente Nazionale di Previdenza ed Assistenza per gli Psicologi (ENPAP) in modo da lavorare congiuntamente per ottenere supporti economici in questa circostanza di emergenza che vede molti professionisti, e soprattutto i liberi professionisti, in una posizione di grave difficoltà economica.
L’emergenza da un lato potrebbe sviluppare forme di resilienza, dall’altra rischia anche di produrre psicosi collettive...
Certamente la situazione di emergenza senza precedenti che stiamo vivendo in queste settimane ha suscitato paura a vari livelli.
La paura è un’emozione naturale che evolutivamente ci ha consentito di sopravvivere, facendo aumentare il livello di attenzione e preparando il corpo a rispondere in caso di minacce. Tuttavia, oggi che non abbiamo (fortunatamente) l’esigenza di attivarci per sfuggire a pericoli materiali concreti, non di rado la paura si trasforma in ansia, una spiacevole sensazione che anticipa e amplifica le conseguenze di quegli stessi pericoli che a mente fredda giudicheremmo innocui.
In questo senso l’ansia può diventare disadattiva, facendoci assumere una prospettiva acritica che ci porta a reagire impulsivamente, senza riflettere. Ecco, forse, facilmente spiegati gli attacchi ai supermercati: il confronto con l’esperienza imprevista e in un primo momento inconcepibile ci fa reagire “primitivamente” per cercare di assicurarci le basi per la nostra sopravvivenza.
Per questo motivo è importante sottolineare che avere paura non solo è normale ma ci protegge dal pericolo di essere contagiati e contagiare, spingendoci dunque ad attuare tutte le misure preventive e cautelative che il Governo ci ha invitato ad intraprendere. La paura però non deve offuscare il nostro senso di giudizio. Dobbiamo sforzarci di vedere la luce che brilla in fondo al tunnel, ricordando che solo attraverso i nostri sacrifici – personali, economici, professionali – possiamo garantire che non si spenga.
Giusto, ma come si fa a vedere la luce in questa situazione apparentemente senza sbocco, almeno nell'immediato?
E' cruciale riuscire a ritagliarsi momenti durante i quali non pensare all’emergenza, parlare d’altro, fare altro. Questo non solo ci consente di mantenerci il più vicino possibile alla quotidianità, ma anche di rivivere quelle emozioni positive che sembra abbiamo dimenticato. La psicologa americana Barbara Fredrickson ha evidenziato come le emozioni positive (ad esempio gioia, interesse, curiosità) siano in grado di ampliare il nostro repertorio di pensieri ed azioni. Per così dire, essere positivi e costruttivi ci consente di non entrare nel tunnel della paura, contrastando gli effetti negativi dell’ansia e promuovendo un approccio più proattivo e intraprendente.
In tal senso, è bene ricordare di osservare le cose dalla giusta prospettiva. Finalmente abbiamo a disposizione tutto quel tempo che quotidianamente rivendichiamo per fare questo o quello, eppure ci lamentiamo non sapendo cosa farcene. Re-impariamo ad organizzare la nostra giornata, dandole comunque un significato e uno scopo, trasformandola nell’occasione per scoprire ciò a cui teniamo di più. In una società che ha perso di vista l’oggi, concentrandosi su scadenze da rispettare e appuntamenti da programmare, dobbiamo imparare ad accettare che ci si può fermare e rimandare. Cogliamo così l’occasione per riflettere sulla fortuna che abbiamo di poter stare a casa e ringraziamo tutti coloro che a casa non possono stare. Perché malati, impegnati a salvare vite, o dediti a coltivare, produrre e vendere alimenti e beni di prima necessità. Pensiamo anche alle istituzioni che per far fronte all’emergenza si trovano a prendere decisioni cruciali da cui dipendono non solo la vita e la morte di milioni di persone, ma dell’Italia stessa.
Quali consigli per le persone anziane?
Gli anziani sono senza dubbio una se non la categoria più a rischio e non soltanto a livello medico. A causa delle limitazioni, molti di loro si trovano oggi ancor più soli ed isolati di quanto avviene normalmente. Il consiglio è quello di non alimentare l’isolamento ma cercare per quanto possibile di contrastarlo. In questo senso, mantenere i contatti, anche se a distanza, con i familiari o gli amici è essenziale in quanto non solo possono rallegrare l’umore e aiutare a far trascorrere le giornate, ma anche a “non lasciarsi andare”. Sapere che le persone care non li hanno dimenticati ma sperano, come loro, che la quarantena finisca per ritrovarsi e passare del tempo insieme aiuta a non perdere la speranza e la positività.
È un momento nuovo anche per loro, abituati a tempi forse ancora più difficili in cui veniva richiesto l’impegno di salvare il paese scendendo in campo, adesso devono imparare a fare uno sforzo ancora più grande: combattere restando a casa. Questa può diventare l’occasione per riscoprire la generosità del prossimo. In moltissimi, addetti ai lavori e non, si sono da subito mobilitati per aiutare le persone anziane o disabili, portando loro a casa la spesa o i farmaci necessari così che non debbano esporsi a rischi inutili. In questo senso, l’invito è quello a non avere paura di chiedere aiuto. Per lasciare libere le linee di emergenza, sono stati istituiti numeri appositi che possono essere contattati per ricevere a casa i farmaci e numerosi supermercati della grande distribuzione hanno reso gratuita la spedizione della spesa a domicilio per gli over 65. E un appello deve essere fatto anche alle famiglie che non devono abbandonare i propri cari e possono trovare il modo di aiutarli, anche a distanza.
E per le mamme, con i figli forzatamente a casa anche nelle ore di scuola?
La situazione attuale ha penalizzato più di altre le famiglie con figli, che si sono dovute impegnare sin dall’inizio dell’emergenza per trovare compromessi tra il lavoro e la gestione dei figli, in modo ancor più complesso di quanto accade quotidianamente. Sconsiglio di nascondere l’entità della situazione ai bambini che, inevitabilmente, riescono a captare informazioni dalla televisione o dai nostri malumori, ma bisogna adattare i toni della spiegazione alle loro età. Anche in questo caso comunque, il consiglio è quello di trasmettere positività e ottimismo.
Anche per i più piccoli la tecnologia può rivelarsi uno strumento importante soprattutto in momenti come quello attuale dove ci viene imposto di isolarci. In questo senso, internet e i mezzi di comunicazione fungono da finestra sul mondo, non solo per rimanere aggiornati rispetto a ciò che avviene al di fuori ma anche per mettersi in contatto con chi amiamo. I servizi di videochiamata (ad esempio
WhatsApp,
Skype,
Houseparty,
Facebook) possono essere sfruttati anche dai figli, con la supervisione dei genitori, così che possano vedere e chiacchierare con gli amichetti di scuola, con i cugini, i nonni e gli zii. In tal senso, anche ripassare un argomento di storia, svolgere gli esercizi di matematica o studiare la lezione di scienze, se fatti insieme possono diventare non solo più leggeri ma anche un’occasione per condividere e sentirsi meno lontani proprio perché accomunati dall’impegno nella stessa attività. Seppure secondo modalità diverse, questo potrebbe ricalcare la routine quotidiana dello stare e imparare insieme della scuola, consentendo di contrastare la noia e la solitudine.
Un altro consiglio è quello di non dimenticarsi delle persone a cui si vuole bene, quindi si può proporre di fare un disegno per il migliore amico o per la nonna, da consegnare quando finalmente ci si potrà rivedere. Un’idea per insegnare ai bambini la gratitudine può essere quella di dedicare il disegno ai medici e agli infermieri che stanno lavorando per noi senza sosta. Un momento così difficile può trasformarsi nell’occasione di imparare e riscoprire quanto sia fondamentale l’impegno di ciascuno per il perseguimento del bene comune.
E infine i giovani e gli adolescenti. Quali consigli per loro?
L’adolescenza è di per sé una fase evolutiva critica e ricca di compiti evolutivi da superare e la difficile situazione che ci troviamo ad affrontare fa dei giovani una delle fasce che più dovrebbero essere tutelate e protette. Anche l’adolescente può provare paura e sentirsi smarrito, ora che si trova spogliato dalle strutture che la quotidianità gli regala. Per questo, è importante che le istituzioni e gli adulti di riferimento non dimentichino i giovani, dando per scontato che possano cavarsela da soli. Hanno bisogno di aiuto e supporto per affrontare questo momento carico di incertezza. Rassicuriamoli. Facciamo in modo che possano rivalutare la crisi come opportunità per scoprire e sviluppare nuove modalità di entrare in contatto, fare, comunicare e imparare.
Inoltre, il fatto che l’adolescente abbia facilmente accesso ad internet può divenire motivo di presa di responsabilità, perché proprio per il carico di informazioni che può trasmettere diventa in prima persona divulgatore di notizie e tendenze. In questo senso, bisogna istruire i ragazzi affinché facciano un buon uso degli strumenti che hanno a disposizione, non solo nel ricavare notizie da fonti attendibili ma anche nel comprendere le conseguenze (e i meriti) che comporta il condividere informazioni e comportamenti.
Bisogna ricordare anche che uno dei compiti fondamentali dell’adolescente è la presa di consapevolezza della morte e della mortalità del corpo. Un tale stato delle cose altro non può che esasperare e stressare questa esperienza. L’adolescente potrebbe uscirne indenne, ma potrebbe anche rispondere secondo due modalità patologiche. Da un lato percepire la morte come insopportabile e insuperabile e dunque arrendersi ad essa; dall’altro negarla perché pervaso da una sensazione di invincibilità e quindi reagire sentendosi immune. L’adolescente si sente per la prima volta non invincibile, non immortale e così è spinto al guardare in faccia la morte, per poterla controllare attivamente.
Rileggiamo quei comportamenti che abbiamo giudicato irresponsabili, come l’uscire con gli amici o fare l’aperitivo, non come tentativo di sentirsi invincibili ma perché si deve fare i conti con la scomoda verità che non si è immortali.
Importante quindi rispettare le direttive dello stare in casa ma non alimentare la tendenza ad accusare gli adolescenti di “fregarsene” perché questo porta solo ad una svalutazione dell’adulto.
Non dimentichiamo che loro, da soli, si sono occupati del surriscaldamento globale, plastificazione dei mari, senza che nessuno li abbia spinti a farlo.
Lorenzo Proia
17 marzo 2020
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