Quotidiano on line
di informazione sanitaria
Venerdì 19 APRILE 2024
Scienza e Farmaci
segui quotidianosanita.it

Coronavirus. Guerra (Oms): “Italia ha salvato capitale umano. Cautela per non vanificare risultati. Test rapidi per chi torna a lavoro”


Sulla Fase 2, "si dovrà intanto rafforzare tutto il sistema sanitario territoriale, che dovrà avere una capacità di risposta integrata e di contact tracing molto più aggressiva, e una capacità diffusa di diagnostica domiciliare tempestiva". E sui test rapidi il direttore generale agginto dell'Oms spiega alla Dire: "Devono essere fatti come elemento preliminare di ritorno al lavoro perché ci permettono di capire se un lavoratore, per esempio, è stato già esposto al virus o ha maturato una situazione immunitaria tale da metterlo in relativa sicurezza". 

15 APR - L'Italia non sta procedendo alla cieca con la riapertura delle attività produttive, volendo tutelare al massimo le proprie risorse umane. Ora il rischio economico è legato alla riapertura di altri Paesi che, invece di concertare fasi e requisiti di sicurezza, procedono per conto proprio anche per cercare di occupare posizioni commerciali competitive. Il nostro Paese, a differenza di altri, ha scelto così di mettere al primo posto la tutela della salute dei cittadini, pensando ad una graduale ripresa di alcune filiere produttive in base ad una valutazione precisa del rischio.
 
Ma il sacrificio economico ne è valso la pena? Ha davvero aiutato a salvare vite umane fino ad oggi?
 
L'agenzia Dire lo ha chiesto a Ranieri Guerra, direttore generale aggiunto dell'Organizzazione mondiale della Sanità.

"Assolutamente sì, ne è valsa la pensa, e questo va ad onore del Paese - risponde Guerra -. L'Italia ha messo in salvaguardia il proprio capitale umano e su questa base sono state decise le misure intraprese finora, così come verranno decise le riaperture per la fase 2. È incomprensibile come invece gli altri Paesi, al di là della mancata consultazione che è sotto gli occhi di tutti, siano andati in ordine sparso nonostante una pandemia che ha un impatto globale, con differenze temporali determinate dal cammino del virus, che però impattano nella stessa maniera dovunque.
 
Gli altri Stati membri dell'Unione europea hanno recepito solo parzialmente la lezione dell'Italia e hanno perseguito nella stessa impostazione, mettendo in sicurezza le persone con ritardo. La competizione che si avverte tra i vari Stati, nel tentativo di riaprire e privilegiare alcune strutture economiche e produttive, a fronte di una rischiosità ancora molto elevata per la propria popolazione, va evitata. Mettere in pericolo le persone per guadagnare posizioni commerciali in un momento come questo non mi pare proprio che sia da prendere come modello".

Per l'Italia, dopo il lockdown, si prospetta comunque una riapertura. In che modo potrà farlo? "Non è una domanda facile - risponde Guerra alla Dire - Si dovrà intanto rafforzare tutto il sistema sanitario territoriale, che dovrà avere una capacità di risposta integrata e di contact tracing molto più aggressiva
rispetto al passato, e una capacità diffusa di diagnostica domiciliare tempestiva, in modo tale da bloccare immediatamente possibili riaccensioni di focolai epidemici a livello comunitario e familiare".
 
Ma il grande tema è soprattutto quello della valutazione del rischio e della riorganizzazione negli ambiti di lavoro. "Su questo - fa sapere il direttore generale aggiunto dell'Oms - sia il comitato tecnico-scientifico sia la nuova Commissione istituita dal premier Conte stanno già lavorando dalla scorsa settimana, per poter definire dove e come riaprire alcune attività produttive mettendo in sicurezza prioritariamente i lavoratori".
 
Percé la prima cosa da fare, secondo Guerra, è "difendere al massimo il capitale umano", poi "si vedrà quali saranno i tempi e i modi delle riaperture delle filiere per far ripartire l'economia". Ma tutto questo non sarà semplice. Spiega allora con un esempio Guerra: "Riorganizzare una fabbrica o un posto di lavoro in modo tale che sia messo in sicurezza è relativamente semplice, diverso è riorganizzare le strutture commerciali del Paese per far sì che le persone non abbiano un contatto diretto o immediato con gruppi di utenti e clientela di intensità e numerosità tali da poter riaccendere la circolazione del virus. Questo è molto più complesso".
 
Poi c'è il tema dei trasporti, che deve essere ugualmente ripensato perché "non è più possibile immaginare una metropolitana affollata di pendolari - sottolinea Guerra - dove sarebbe innescata una trasmissione del virus verso i passeggeri. In generale, allora, c'è tutto un sistema da ripensare e da rivedere su questa base: massima protezione e minima esposizione al rischio, soprattutto per i soggetti piu' anziani che inevitabilmente andranno protetti in maniera particolare, perché si è visto come in loro la patologia possa essere piu' aggressiva, con una mortalità molto alta".
 
Si è parlato tanto anche delle mascherine, che probabilmente dovranno diventare un accessorio quotidiano per i cittadini. Ma ce ne saranno a sufficienza? Una stessa mascherina per quanto tempo è riutilizzabile? "La raccomandazione rimane sempre la stessa, con un aumento dell'attenzione per i luoghi confinati, evidentemente per quelli di lavoro e per quelli commerciali - risponde Guerra -. Quanto alla periodicità con cui la mascherina può essere cambiata dipende da fattori diversi, che vanno dall'intensità del lavoro e dell'attività fisica all'esposizione a temperature elevate, visto che andiamo incontro all'estate. Per quanto riguarda la disponibilità di mascherine, invece, credo che il governo stia facendo uno sforzo sovrumano per garantirne un numero adeguato e una distribuzione capillare".
 
Ha citato l'arrivo dell'estate, allora è inevitabile la domanda, che si stanno facendo in tanti: sarà possibile andare al mare? "Piacerebbe molto anche a me andare al mare", scherza Guerra, che poi si fa serio: "Ancora una volta, la questione non è andare al mare o in montagna - sottolinea - ma la domanda è: riusciamo a mantenere il distanziamento? Perché se ci riusciamo, anche grazie ad una forte autodisciplina delle persone, potrà essere possibile. Ma questo dipende ovviamente da tanti fattori, come l'affollamento, la ressa che si va a creare, le code... In questo periodo gli italiani hanno dato grande prova di disciplina, ma bisogna andare molto cauti, perche' c'e' il rischio di vanificare tutti i sacrifici fatti finora".

Quanto ai test rapidi, secondo lei sono una condizione fondamentale per la ripartenza? "I test rapidi devono essere fatti come elemento preliminare di ritorno al lavoro - risponde ancora alla Dire il direttore generale aggiunto dell'Oms - perché ci permettono di capire se un lavoratore, per esempio, è stato già esposto al virus oppure ha maturato una situazione immunitaria tale da metterlo in relativa sicurezza. Ma ripeto: dobbiamo proteggere prima di tutto le persone più suscettibili, per cui anche una periodicità nella valutazione diagnostica con i tamponi secondo me è ampiamente raccomandabile. Chi si contagia deve essere identificato immediatamente, deve essere messo in isolamento e devono essergli garantiti tutti i presidi di supporto clinico che abbiamo a disposizione".
 
Sulla proposta scientifica in 5 punti firmata da numerosi esperti: "Mi permetto di dissentire su una delle proposte fatte, cioè la creazione di un'ulteriore sovrastruttura decisionale per un sistema articolato e ad architettura già complessa come il nostro. Se qualcosa ha funzionato male o ha funzionato poco, dal mio punto di vista, conviene lavorare su quello. Sarebbe auspicabile correggere gli errori e non creare altre strutture, perché già abbiamo a disposizione 'bocche da fuoco' estremamente qualificate, penso al Consiglio superiore di Sanità, all'Istituto superiore di Sanità, all'Agenas, all'Aifa e ovviamente al ministero della Salute, che sta facendo enormi sforzi di coordinamento, così come ci sono amministrazioni regionali ampiamente qualificate.
 
Senza parlare della rete degli Irccs e delle strutture a carattere scientifico che portano avanti tutta la ricerca insieme alle Università. Abbiamo tantissime strutture di grande valore che assicurano una governance. Inevitabilmente il nostro servizio sanitario, sotto uno stress di questo tipo, ha mostrato dei limiti. Ma questi limiti sono stati identificati e diagnosticati. Allora credo sia meglio tenerci stretto quello che abbiamo - conclude infine Guerra - perché finora ha assicurato una gestione della pandemia molto più accurata di tanti altri Paesi".

15 aprile 2020
© Riproduzione riservata

Altri articoli in Scienza e Farmaci

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWS LETTER
Ogni giorno sulla tua mail tutte le notizie di Quotidiano Sanità.

gli speciali
Quotidianosanità.it
Quotidiano online
d'informazione sanitaria.
QS Edizioni srl
P.I. 12298601001

Sede legale:
Via Giacomo Peroni, 400
00131 - Roma

Sede operativa:
Via della Stelletta, 23
00186 - Roma
Direttore responsabile
Luciano Fassari

Direttore editoriale
Francesco Maria Avitto

Tel. (+39) 06.89.27.28.41

info@qsedizioni.it

redazione@qsedizioni.it

Coordinamento Pubblicità
commerciale@qsedizioni.it
    Joint Venture
  • SICS srl
  • Edizioni
    Health Communication
    srl
Copyright 2013 © QS Edizioni srl. Tutti i diritti sono riservati
- P.I. 12298601001
- iscrizione al ROC n. 23387
- iscrizione Tribunale di Roma n. 115/3013 del 22/05/2013

Riproduzione riservata.
Policy privacy