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Coronavirus. L’allarme di Senonetwork: “Ridotte le attività diagnostiche e chirurgiche. La situazione è preoccupante”


"I dati illustrati mostrano una situazione nel complesso molto preoccupante in particolare per la diagnostica che vede una diminuzione di attività di oltre il 50% nel 40% dei centri e per l'attività chirurgica diminuita di oltre il 50% nel 24% dei centri per la riduzione delle sedute operatorie e degli interventi". Questi alcuni dei dati emersi da un questionario inviato a 130 centri che trattanoil 91% dei nuovi casi di tumore della mammella diagnosticati nel nostro paese.

20 APR - Senonetwork, la rete dei centri di senologia italiani, ha lo scopo di migliorare la qualità delle cure ed offrire a tutte le donne pari opportunità di trattamento.
Per valutare l'impatto della emergenza Covid-19 sulla attività dei centri di senologia, Senonetwork ha inviato il 1 Aprile 2020 a 130 centri che trattano 48.763 nuovi casi di tumore al seno ogni anno, che rappresenta il 91%dei nuovi casi di tumore della mammella diagnosticati nel nostro paese, un questionario costituito da 17 domande, che è pubblicato sul sito della associazione e che viene aggiornato in tempo reale.
 
"I dati illustrati mostrano una situazione nel complesso molto preoccupante in particolare per la diagnostica che vede una diminuzione di attività di oltre il 50% nel 40% dei centri e per l'attività chirurgica diminuita di oltre il 50% nel 24% dei centri per la riduzione delle sedute operatorie e degli interventi. Al momento attuale hanno risposto 92 centri situati in 17 regioni 59% nel nord Italia, 26% nel centro e 15% nel sud. Circa il 90% dei centri si trova in un ospedale che tratta pazienti con infezioni da coronavirus", si legge nella nota stampa. 

"Dalle risposte ricevute si evince che quasi il 25% delle riunioni multidisciplinari non si svolgono come di norma. La attività diagnostica, chirurgica, dei DH oncologici e radioterapica è diminuita di oltre il 50% nel 40%, 24%,11% e 5%, rispettivamente e complessivamente c'è stata comunque una diminuzione dell'attività che varia dal 48% all'86% nei vari centri. Nel caso della chirurgia le sedute operatorie sono diminuite nel 75% dei centri e nel 40% di questi di oltre il 30%. Le anatomie patologiche sono riuscite a contenere la loro tempistica nei 30 giorni nel 97% dei casi. 

Il 58% dei coordinatori dei centri ritiene che l'emergenza comporti problemi ancora sotto controllo mentre il 22% pensa che ci possa essere un profondo impatto sulla qualità delle cure; circa il 44% ritiene che i pazienti abbiano avuto difficoltà per l'accesso alle cure. Il 65% dei rispondenti riferisce che sono state effettuate modifiche nell'organizzazione dei centri di senologia".

"Nel 39% dei centri ci sono stati casi di positività al Covid-19 per gli operatori sanitari e nel 7% di questi sono stati coinvolti più di tre professionisti. Nel 38% dei centri personale medico e infermieristico è stato messo preventivamente in quarantena. Circa l'80% dei coordinatori che hanno risposto al questionario è preoccupato da abbastanza a moltissimo per la situazione".

"Questo ritardo diagnostico e terapeutico rischia nel prossimo futuro di avere implicazioni sullo stadio di malattia e quindi sulla possibilità di guarigione di migliaia di donne alle quali ogni anno viene diagnosticato un cancro della mammella. Tutto ciò avrà fatalmente ricadute anche quando si potrà riprendere completamente l'attività se non si provvederà a sostenere pesantemente il mondo della senologia da tutti i punti di vista. Fortunatamente i nostri canali di informazione ci dicono che comunque, seppur nella criticità del momento, le pazienti che si rivolgono ai centri di senologia hanno percorsi differenziati e protetti e, quindi, le possibilità di contagio sono estremamente ridotte", spiegano da Senonetwork.

"Un altro problema, non rilevato con il nostro questionario, è quello dello screening mammografico. Sin dall'inizio della ancora perdurante emergenza, l’attività di screening ha subito la variabilità delle decisioni che le varie Regioni hanno inteso prendere. Alcuni hanno immediatamente sospeso ogni attività di primo livello, altri l'hanno ridotta pesantemente. In moltissime situazioni ciò si è reso necessario in quanto la logistica delle sedi mammografiche non garantiva sicurezza ai tecnici di radiologia ed alle donne aderenti. A ciò si aggiunga la rinuncia spontanea di molte donne, non propense a recarsi presso sedi sanitarie. 

Il concetto di non differibilità degli screening, pur sancito dalla normativa sanitaria (Lea), ha dovuto cedere il passo allo tsunami della epidemia Covid-19.
Ora però il tema è quello della ripartenza, allorché sarà possibile. Se le Regioni che annoverano gli screening nel loro consolidato sanitario avranno verosimilmente meno difficoltà alla ripresa, pur con le correzioni che in questo frangente si sono rivelate necessarie, grande è la preoccupazione per le sedi dove lo screening mammografico da sempre arranca. Occorrerà una energia rinnovata, ed è auspicabile che questa trovi sostanza proprio dalla discussione sulle scelte sanitarie che andranno fatte ad emergenza terminata", conclude la nota. 

20 aprile 2020
© Riproduzione riservata

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