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Indice RT tra 0,2 e 0,7 in tutta Italia. Cala ancora crescita contagi e decessi. Ma Iss avverte: “Anche in fase 2 massima prudenza, se no contagi ripartono in 2-3 settimane”


L'indice di trasmissibilità della malattia infettiva è sceso abbondantemente sotto 1 già dal 6 aprile. Ma senza il mantenimento delle misure di sicurezza, a partire dal distanziamento sociale, anche in Fase 2 il rischio è quello di veder ripartire la curva dei contagi in poche settimane. Ad aprile Rsa, ambito familiare e ospedali rappresentano quasi 80% del totale dei nuovi contagi. I soggetti con sintomi lievi, e quelli pauci-sintomatici rappresentano da soli il 52,3% dei positivi al Covid-19. LE SLIDE, IL RAPPORTO.

24 APR - Buone notizie dai nuovi dati dell'Iss che ogni settimana aggiorna le proprie rilevazioni epidemiologiche sull'andamento dell'epidemia. Da un lato prosegue la progressiva decrescita nell'incremento dei nuovi casi (- 33,1% in percentuale rispetto alla scrsa settimana), dei morti (-20% in percentuale) e degli operatori sanitari contagiati (- 24,5% in percentuale).
 

 
Dall'altro, ed è il dati nuovo di oggi, scopriamo che l’indice Rt, che misura il numero medio delle infezioni prodotte da ciascun individuo infetto, già dal 6 aprile si attestava mediamente a un valore nazionale oscillante tra 0,2 e 0,7.
 
Nonostante ciò, gli esperti invitano alla cautela ed a mantenere alta la soglia di attenzione. Il margine di sicurezza, soprattutto in alcune aree del Paese, è minimo. Da qui l'invito ad una gradualità e cautela per la Fase 2. "Teniamo sempre a mente che le attività lavorative o quelle ricreative che potremo tornare a svolgere, dovranno sempre avvenire in sicurezza, a partire dal distanziamento sociale", ha spiegato il direttore del Dipartimento malattie Infettive dell’Iss, Gianni Rezza. In caso contrario, secondo gli esperti, il rischio è quello di veder ripartire la curva dei contagi in meno di 2-3 settimane.
 
Tabella. Valore di Rt nelle diverse Regioni italiane, escludendo quelle per cui il dato non è considerato sufficientemente stabile.

 

Ma l'Rt, sottolineano gli esperti dell’Iss, "è solo uno degli indicatori che servono a definire i provvedimenti da adottare nella Fase 2. La differenza tra gli indici regionali non rappresenta necessariamente una condizione per differenziare le misure successive a questa fase".
 
 
Tra i dati presentati oggi, interessante quello riguardante le caratteristiche dei casi segnalati al Sistema di sorveglianza integrata. Sugli oltre 57.000 casi riportati, solo il 2% di pazienti aveva una condizione clinica critica. Mentre i soggetti con sintomi lievi, e quelli pauci-sintomatici rappresentano da soli il 52,3% dei positivi al Covid-19. Una 'fetta' ben più ampia degli asintomatici (13,1%). A livello anagrafico, il 38,4% è rappresentato da persone over 70, ed il 32,6% da persone tra i 50 ed i 70 anni. Gli under 18 sono appena l'1,8% dei positivi.
 
I decessi registrati sono 23.188, ed il tasso di letalità complessiva è al 13,1%. L'84,1% dei decessi ha riguardato gli over 70. Un tasso di letalità così alto viene spiegato dall'Iss con la tendenza a diagnosticare casi più gravi (con sotto-stima del denominatore) in particolare in aree con trasmissione sostenuta e con una struttura demografica diversa, ad esempio da quella della Cina, con un più alto numero di soggetti over 70.
 
Su gli oltre 20.000 decessi registrati, l'Iss ha potuto analizzare poco più di 2.000 cartalle cliniche. "Visto l'alto numero di decessi la raccolta non può essere completa, sta diventando piuttosto campionaria. Si tratta di un universo rappresentativo della realtà", ha spiegato Brusaferro. La maggior parte dei decessi si registra tra gli uomini, le donne si fermano al 36,7%. L'età mediana nelle donne è di 84 anni, mentre per gli uomini è di 79 anni. La maggior parte dei decessi si è avuta tra persone con più di 3 patologie pregresse.
 
Se però sono soprattutto gli uomini quelli a morire, a partire dal mese di aprile si è registrata un'inversione di tendenza riguardo i contagi. Ad essere più contagiate ora sono le donne con 38.847 nuove positività, rispetto alle 24.114 degli uomini.
 
Riguardo poi il luogo in cui si sono registrati i contagi, prendendo in esame un campione limitato a 4.508/58.803 casi notificati dal 1 al 23 aprile 2020, si nota come nel periodo del lockdown RSA, ambito familiare e ospedali hanno registrato quasi 80% del totale dei contagi. "Una situazione, quella delle RSA già attenzionata da tempo dall'Istituto superiore di sanità, come ricordato dal presidente Silvio Brusaferro: "In queste strutture è stato previsto il blocco visite già da primi di marzo proprio per evitare che persone esterne potessero involontariamente portare l'infezione in questi luoghi. Successivamente sono state elaborate linee guida ed è stata avviata un'indagine ad hoc".

 

 
E' poi stato segnalato come al momento siano ancora attive numerose "zone rosse" in 106 comuni (spesso con presenza di strutture socio-sanitarie) distribuite in 9 Regioni. Molte di queste, però, si segnala come siano in fase di chiusura nei prossimi giorni.
 
Una guida per la cura degli anziani. In conferenza stampa è stata presentata anche una guida pratica dedicata a chi si prende cura degli anziani, realizzata dal dipartimento di Malattie cardiovascolari, endocrino-metaboliche e invecchiamento dell’Istituto Superiore di Sanità e disponibile sul sito dell’Istituto. L’opuscolo, tradotto in 8 lingue (inglese, francese, spagnolo, rumeno, polacco, russo portoghese e tamil) si rivolge soprattutto a badanti e offre indicazioni su come proteggere gli anziani proteggendo anche se stessi, visto che prendersi cura di un anziano significa aiutarlo ad alzarsi, camminare, mangiare e lavarsi e non è possibile quindi mantenere il distanziamento di almeno un metro. Il documento sarà disponibile anche in forma di decalogo in modo da essere pubblicato sia come post sui social sia in versione stampabile come poster e verrà affisso in farmacie, studi medici, ospedali.  

 
 
Giovanni Rodriquez

24 aprile 2020
© Riproduzione riservata

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