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L’alterazione dell’olfatto e del gusto sintomi precoci di infezione da Coronavirus. Uno studio multicentrico dell’AOU di Sassari

di Elisabetta Caredda

Lo studio multicentrico coordinato della Chirurgia Maxillo-Facciale ha fatto emergere che quasi l'80% dei pazienti affetti da Covid-19 ha avuto alterazioni del gusto e dell'olfatto. Per il 30% è stato il primo sintomo dell'infezione mentre per il 10% l'unico segno della malattia. “In tutti i pazienti asintomatici è stata mostrata una lieve riduzione della soglia olfattiva rilevabile solo ai test, che potrebbe quindi rappresentare un valore da considerare come marker di screening nella Fase 2”, spiegano Giacomo De Riu e Luigi Vaira, rispettivamente responsabile e dirigente di Chirurgia Maxillo Facciale.

12 MAG - Quasi l'80 per cento dei pazienti affetti da Covid-19 ha avuto alterazioni del gusto e dell'olfatto. Per il 30 per cento è stato il primo sintomo dell'infezione mentre per il 10 per cento l'unico segno della malattia, anche senza febbre. La ripresa della funzionalità olfattiva e gustativa è arrivata dopo 10 giorni mentre per alcuni ci sono voluti 30 giorni. Sono alcune delle conclusioni rilevate dall’AOU di Sassari, frutto di una serie di studi multidisciplinari sviluppati su pazienti con coronavirus e pubblicati (in allegato) su tre prestigiose riviste internazionali: Head and Neck, Laryngoscope e International Forum of Allergy and Rhinology.

Il lavoro di ricerca è stato coordinato dalla struttura complessa di Chirurgia Maxillo-facciale, che ha coinvolto anche le strutture di Malattie Infettive, Malattie dell'Apparato Respiratorio, di Otorinolaringoiatria e di Sorveglianza Sanitaria.

“Gli studi che abbiano seguito sui pazienti positivi al Covid-19 – spiegano il Prof. Giacomo De Riu, responsabile di Chirurgia Maxillo Facciale, e Luigi Vaira, dirigente medico della stessa struttura – hanno mostrato che la presenza dei disturbi olfattivi e del gusto è presente con uguale frequenza nei pazienti con forme lievi, moderate e gravi. Ma più il problema sensitivo dura nel tempo e più alto è il rischio di sviluppare un quadro severo come quello polmonare grave.

In tutti i pazienti asintomatici inoltre - sottolineano i Chirurghi - è risultata essere presente una lieve riduzione della soglia olfattiva rilevabile solo ai test e non soggettivamente percepita dal paziente.

De Riu e Vaira spiegano anche come sono giunti a realizzare l’attività di questa ricerca. “Ai primi di marzo – riferiscono -, dopo la formazione di un gruppo di medici italiani con cui condividere informazioni, venivano già riportati, tra i quadri clinici dei pazienti infetti al virus, anche la perdita dell'olfatto e del gusto. Abbiamo quindi chiesto ad alcuni colleghi che lavorano nei pronto soccorso del Nord Italia di rilevare la frequenza di questi sintomi nei pazienti ammessi in ospedale durante una intera giornata. In questo modo abbiamo ottenuto dati di 302 pazienti rilevando una frequenza del 20 per cento”.

Con il presentarsi dei casi anche a Sassari – proseguono i due chirurghi maxilo facciali –, siamo passati alla valutazione clinica oggettiva della funzione olfattiva e gustatoria dei pazienti mediante test psicofisiologici. Per prima cosa, dunque, sono stati esaminati i pazienti ricoverati nelle strutture dell'Aou di Sassari e il personale sanitario infetto. In seguito, per poter arrivare a valutare anche i pazienti con forme di Covid-19 meno gravi e quindi in quarantena domiciliare, abbiamo  elaborato e validato un nuovo test. Questo si può eseguire in remoto con odoranti e sapori presenti in qualsiasi casa, è applicabile su vasta scala e fornisce risultati accurati come il test eseguito di persona dall’operatore".

Sono due quindi i protocolli di valutazione che sono stati applicati in quello che possiamo definire uno studio multicentrico e che ha coinvolto, sotto il coordinamento della Chirurgia Maxillo-Facciale di Sassari, i reparti Covid dell'Aou e gli ospedali di Milano San Paolo, Bologna "Bellaria-Maggiore" e Salerno. Un contributo importante nell'interpretazione dei risultati è stato fornito dalla professoressa Claire Hopkins, rinologo di fama mondiale e docente al King's College di Londra.

Relativamente ai risultati ottenuti, i chirurghi De Riu e Vaira evidenziano “che gli stessi rappresentano una base di partenza per una nuova ricerca che mira a indagare se la soglia olfattiva possa avere un valore come marker di screening, per suscitare il sospetto di infezione. I recettori cellulari cui si lega il Covid-19 – affermano i due medici – sono diffusamente presenti nelle cellule di supporto ai recettori gustativi e olfattivi. L’infezione di queste cellule può quindi influenzare negativamente la funzione delle cellule recettoriali”.

“Le alterazioni del gusto e dell’olfatto dunque - concludono i chirurghi -, specie se a comparsa improvvisa e non associate a sintomi del comune raffreddore, si è visto che sono altamente suggestive di infezione da Coronavirus e la loro frequenza è molto alta, seconda solo alla febbre. Si deduce quindi quanto possa essere importante tenerne conto nella lotta al Coronavirus, per riuscire a identificare e isolare prontamente i pazienti positivi, specialmente all'inizio di questa nuova "fase 2" per evitare un nuovo aumento dei casi di contagio”.
 
Elisabetta Caredda

12 maggio 2020
© Riproduzione riservata

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