Quotidiano on line
di informazione sanitaria
Giovedì 25 APRILE 2024
Scienza e Farmaci
segui quotidianosanita.it

Ictus ischemico infrequente nel Covid-19

di Will Boggs

Ad osservarlo sono stati alcuni specialisti dell’area metropolitana di New York. Il team ha confrontato le caratteristiche cliniche dei pazienti vittime di un ictus e con una diagnosi concomitante di Covid-19 con quelle di pazienti colpiti da ictus ma senza Covid-19 e quelle di pazienti con ictus dimessi prima dell’inizio dell’attuale pandemia. Nel complesso, solo 32 dei 3.556 pazienti (0,9%) ricoverati con Covid-19 presentavano un ictus ischemico dimostrato radiologicamente

28 MAG - (Reuters Health) – Secondo un’analisi condotta dalla New York University School of Medicine, l’ictus ischemico sarebbe poco frequente nei pazienti ricoverati con COVID-19.
 
“Anche se questo risultato è rassicurante, non si dovrebbero sottovalutare gli ictus che colpiscono pazienti con infezione da COVID-19, poiché è stata osservata una maggiore gravità rispetto a quelli che si manifestano in pazienti che non hanno il virus”, dice Shadi Yaghi, autore principale dello studio.
Sono state segnalate varie complicazioni tromboemboliche in associazione all’infezione da SARS-CoV-2, ma sono disponibili pochi dati sulle caratteristiche cliniche, il meccanismo dell’ictus e gli esiti nei pazienti colpiti da ictus e COVID-19.

Lo studio.
Yaghi e colleghi, provenienti da tre centri comprensivi per la cura dell’ictus situati nell’area metropolitana di New York, hanno confrontato le caratteristiche cliniche dei pazienti vittime di un ictus e con una diagnosi concomitante di COVID-19 con quelle di pazienti colpiti da ictus ma senza COVID-19 (controlli contemporanei) e quelle di pazienti con ictus dimessi prima dell’inizio dell’attuale pandemia (controlli storici).
 
Nel complesso, 32 dei 3.556 pazienti (0,9%) ricoverati con COVID-19 presentavano un ictus ischemico dimostrato radiologicamente. L’ictus era la ragione principale di ricovero nel 43,8% di questi pazienti, mentre i sintomi di COVID-19 erano il motivo di ricovero per la percentuale restante.

L’età media dei pazienti era di 62,5 anni (range, 52-69,25 anni) e per la maggior parte erano di sesso maschile (71,9%), caucasici (70,0%) e colpiti da un ictus criptogenico (65,6% vs 34,4% con ictus embolico di origine indeterminata).

Il rilevamento dell’ictus avveniva in media 10 giorni dopo la comparsa dei primi sintomi di COVID-19 (range 5-16,5 giorni).
All’ultimo follow-up, 26 pazienti (l’81,3% dei pazienti colpiti da ictus) soddisfacevano i criteri per malattia grave e 24 (il 75%) erano deceduti o erano in condizioni critiche.
 
I pazienti colpiti da ictus con COVID-19 avevano significativamente più probabilità dei controlli contemporanei di avere un sottotipo di ictus criptogenico (rispettivamente, 65,6% vs 30,4%) e una maggiore mortalità ospedaliera (rispettivamente 63,6% vs 9,3%).
Dei controlli storici, il 25% ha avuto un ictus criptogenico e il 6,3% è deceduto.
 
I pazienti con COVID-19 e ictus presentavano anche punteggi significativamente più elevati sulla NIH Stroke Scale rispetto ai controlli contemporanei o storici. Anche dopo l’aggiustamento per tali punteggi, i soggetti con ictus e COVID-19 avevano probabilità 65 volte e 40 volte più elevate di mortalità ospedaliera rispetto ai controlli contemporanei e storici.

“Similmente ad altri studi, il nostro indica che l’ictus è una delle complicanze neurologiche che possono manifestarsi in pazienti con infezione da COVID-19”, osserva Yaghi. “Ciò sottolinea l’importanza delle valutazioni neurologiche per rilevare un ictus e altre complicanze neurologiche che possono sorgere in pazienti con infezione da COVID-19. Ciò è particolarmente importante perché il rilevamento precoce e il trattamento dell’ictus contribuiscono a ridurre la disabilità funzionale”.

“Le persone che pensano di avere un ictus devono comunque chiamare un’ambulanza o recarsi in ospedale il prima possibile”, ha detto. “Anche se i pazienti con sospetto ictus potrebbero essere ansiosi nel recarsi in ospedale per il possibile rischio di infezione da COVID-19, i medici che si occupano di ictus sono comunque in grado di fornire trattamenti urgenti efficaci (trombolisi e trombectomia). Tuttavia, questi trattamenti devono essere effettuati il prima possibile, quindi i pazienti non dovrebbero posticipare la ricerca di aiuto”.

Fonte: Stroke
 
Will Boggs
 
(Versione Italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

28 maggio 2020
© Riproduzione riservata

Altri articoli in Scienza e Farmaci

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWS LETTER
Ogni giorno sulla tua mail tutte le notizie di Quotidiano Sanità.

gli speciali
Quotidianosanità.it
Quotidiano online
d'informazione sanitaria.
QS Edizioni srl
P.I. 12298601001

Sede legale:
Via Giacomo Peroni, 400
00131 - Roma

Sede operativa:
Via della Stelletta, 23
00186 - Roma
Direttore responsabile
Luciano Fassari

Direttore editoriale
Francesco Maria Avitto

Tel. (+39) 06.89.27.28.41

info@qsedizioni.it

redazione@qsedizioni.it

Coordinamento Pubblicità
commerciale@qsedizioni.it
    Joint Venture
  • SICS srl
  • Edizioni
    Health Communication
    srl
Copyright 2013 © QS Edizioni srl. Tutti i diritti sono riservati
- P.I. 12298601001
- iscrizione al ROC n. 23387
- iscrizione Tribunale di Roma n. 115/3013 del 22/05/2013

Riproduzione riservata.
Policy privacy