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Tumori sangue. Il 37% dei pazienti colpiti da Covid è deceduto. Una percentuale 2,4 superiore rispetto alla popolazione generale


Il dato in uno studio promosso dalla Società Italiana di Ematologia che coinvolto 536 pazienti di 67 centri. Va considerato che il 70% di questi pazienti in condizioni normali guarisce dal cancro. Da qui l'appello dei ricercatori a continuare a curare questi pazienti, anche durante la pandemia. Lo studio, infatti, dimostra che uno dei principali fattori di rischio di morte, in caso di contagio da Covid-19, è proprio la fase avanzata della patologia ematologica.

09 OTT - Uno studio tutto italiano, promosso dalla Società Italiana di Ematologia (SIE) in collaborazione con FIL (Fondazione Italiana Linfomi), SEIFEM (Sorveglianza Epidemiologica Infezioni nelle Emopatie) e SIES (Società Italiana Ematologia Sperimentale) e pubblicato sul numero di ottobre di “The Lancet Hematology”, ha evidenziato un altissimo tasso di mortalità, pari al 37%, per i pazienti sofferenti di tumore del sangue (in Italia se ne contano oltre 33mila l'anno), contagiati dal Covid-19 nel periodo da febbraio a maggio 2020.
 
Una percentuale 2,4 volte superiore rispetto a quella della popolazione generale che ha contratto il virus e ben 41,3 volte maggiore rispetto a quella dei malati ematologici osservata nello stesso periodo dello scorso anno, cioè in epoca pre-Covid.
 
Si tratta del più grande studio al mondo che ha analizzato le caratteristiche cliniche e i fattori di rischio associati al Covid-19 in persone colpite da malattie del sangue maligne: sono stati coinvolti 536 pazienti di 67 centri.
 
“Il 70% dei cittadini colpiti da tumore del sangue guarisce – afferma il Prof. Paolo Corradini, Presidente SIE e Direttore Ematologia Istituto Nazionale Tumori di Milano -. Un risultato molto importante, raggiunto grazie a terapie sempre più efficaci. Dobbiamo continuare a curare questi pazienti, anche durante la pandemia. I trattamenti non possono essere interrotti. Lo studio, infatti, dimostra che uno dei principali fattori di rischio di morte, in caso di contagio da Covid-19, è proprio la fase avanzata della patologia ematologica. L’immunodepressione provocata dalla malattia che interessa il midollo, l’organo che produce le difese immunitarie, espone i pazienti a maggior rischio di morte, se contagiati dal Covid-19. Anche a marzo e aprile, nel periodo più critico della pandemia, i nostri centri hanno continuato a curare con regolarità i pazienti, raccomandando il rispetto delle regole fondamentali come l’uso della mascherina per i familiari e il tampone per ogni paziente prima del ricovero”.
 
“Oggi, però – continua il prof. Corradini -, stiamo assistendo al rischio reale che tutto possa essere vanificato dal comportamento poco responsabile di molti cittadini. Troppi, soprattutto giovani, non indossano la mascherina e non osservano la distanza minima di almeno un metro dalle altre persone. Il nostro Paese confina, ad esempio, con la Francia dove purtroppo, a causa dell’altissimo numero di contagi, stanno già riducendo i posti letto per terapie salvavita, come i trapianti di midollo osseo e le CAR-T, in previsione di una seconda grave ondata del virus. Dobbiamo utilizzare tutti gli strumenti e sensibilizzare i cittadini perché questo non avvenga anche in Italia, ma abbiamo poco tempo. Ed è corretto imporre l’obbligo di utilizzo della mascherina anche all’aperto”.
 
“La terapia CAR-T è eseguibile solo in ospedali dotati di unità di trapianto di midollo osseo da donatore – spiega il Prof. Fabio Ciceri, Primario Unità di Ematologia e Trapianto di Midollo Osseo IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano e Presidente GITMO (Gruppo Italiano per il Trapianto di Midollo Osseo) -. Le due attività coincidono, perché i requisiti organizzativi e strutturali sono sovrapponibili. In Italia, durante la fase acuta della pandemia, i trapianti di midollo sono proseguiti regolarmente, pur con notevoli difficoltà logistiche. Ogni anno, nel nostro Paese, vengono effettuati circa 1.800 trapianti di midollo osseo da donatore. A oggi, rispetto allo stesso periodo del 2019, c’è stata una diminuzione davvero irrisoria, pari a circa l’8%. Il merito va al grandissimo sforzo degli operatori sanitari, del Registro donatori di midollo e dei centri, che hanno continuato a lavorare a pieno regime. L’Italia, finora, non è stata toccata dal problema della riduzione dei posti letto per trapianti di midollo e terapie CAR-T, a differenza di quanto sta avvenendo nelle ultime settimane a Parigi. Ma la situazione può aggravarsi in poco tempo. Nella pianificazione della riorganizzazione ospedaliera, le Istituzioni e le direzioni generali e sanitarie devono porre come cardine la preservazione e il proseguimento di questa attività”.
 
Tra i tumori del sangue più frequenti vi sono i linfomi (13.182 nuovi casi di linfoma non Hodgkin e 2.151 di linfoma di Hodgkin, stimati in Italia nel 2020), le leucemie (7.967) e il mieloma multiplo (5.759). “Nello studio retrospettivo pubblicato su ‘The Lancet Hematology’ sono stati considerati non solo i tumori del sangue ma anche altre malattie ematologiche maligne, come le sindromi mielodisplastiche – sottolinea il Prof. Francesco Passamonti, Ordinario di Ematologia all’Università dell’Insubria di Varese e Direttore Ematologia ASST Sette Laghi di Varese -. Il periodo considerato va dal 25 febbraio al 18 maggio 2020. Il tempo mediano di ospedalizzazione è stato molto breve, pari a 16 giorni, 20 per i sopravvissuti e 11 per i morti. Il 18% ha potuto accedere alle terapie intensive. Su 536 pazienti con malattie ematologiche e contagiati dal Covid-19, 198, cioè il 37%, sono deceduti. Una percentuale altissima. Inoltre, abbiamo analizzato un altro parametro, cioè il tasso di mortalità standardizzato, che indica il rapporto fra la mortalità del malato ematologico con Covid rispetto a quella della popolazione generale italiana colpita dal virus. È risultato 2,4 volte superiore, per arrivare a 3,72 volte maggiore nei pazienti ematologici under 70. Questo dato è molto importante, perché i pazienti più giovani sono i candidati ideali per il trapianto allogenico e le terapie CAR-T. E la leucemia mieloide acuta e il linfoma non Hodgkin sono le patologie che pongono più a rischio la vita dei pazienti, se contagiati”. 
 
“La malattia ematologica avanzata rappresenta un fattore di rischio molto importante, in caso di contagio da Covid – conclude il prof. Corradini -. Per questo, dobbiamo continuare a trattare e tutelare i pazienti. Obiettivo che può essere raggiunto anche con una campagna di vaccinazione antinfluenzale mirata alle categorie a rischio e ai famigliari dei pazienti ematologici, già abituati a seguire regole stringenti di protezione anche prima della pandemia. Tutti i potenziali contatti dei malati devono essere vaccinati contro l’influenza, per creare una gabbia di difesa. Anche perché solo alcuni pazienti possono essere sottoposti alla profilassi, ad esempio i trapiantati da meno di un anno non riescono a produrre una risposta immunitaria. Inoltre, SIE vuole promuovere un altro studio per fotografare lo stato di salute delle persone con malattie ematologiche sopravvissute al virus. Molte soffrono ancora di gravi problemi respiratori e non possono essere curate, ad esempio, con la chemioterapia. È fondamentale capire qual è l’impatto della pandemia nel lungo periodo sulla popolazione che ha superato il Covid”.

09 ottobre 2020
© Riproduzione riservata

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