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Scompenso cardiaco. Una patologia poco conosciuta ma che colpisce 1 milione di persone. Al via la campagna “Lui batte per te, tu battiti per lui”


Al via da Firenze, alle ore 17.30 del 4 novembre, il primo dei quattro appuntamenti del roadshow virtuale. La campagna, promossa dal gruppo di lavoro composto dai Professori Gianfranco Gensini, Francesco Musumeci, Gino Gerosa e Fabrizio Oliva fotografa il quadro della situazione e propone azioni concrete affinché i pazienti possano contare su operatori consapevoli, percorsi di cura e terapie efficaci, oltre che sull’effettivo impiego delle tecnologie evolute ad oggi disponibili

02 NOV - Un percorso a ostacoli. La vita di un paziente con scompenso cardiaco lo è, se non ogni giorno, quasi: il percorso di cura coinvolge diverse figure cliniche - tutte essenziali per gestire al meglio il paziente stesso – che spesso non riescono a dialogare in maniera ottimale né ad avere a disposizione tutti gli strumenti necessari per svolgere al meglio il proprio ruolo in modo realmente multidisciplinare. Anche per queste ragioni la presa in carico del paziente scompensato può risultare complicata, così come un suo corretto inserimento nel processo di cura garantito dalla rete di assistenza sanitaria. A tutto ciò si aggiunge una scarsa sensibilità e conoscenza della stessa patologia da parte dell'opinione pubblica. Mentre appena il 21% sa che la prima causa di morte sono le malattie cardiovascolari e non i tumori, il dato ancora più allarmante è quello relativo alla conoscenza dello scompenso cardiaco: ben il 79% degli italiani, infatti, non ha alcuna idea di cosa sia lo scompenso cardiaco. A fotografare la realtà è un'indagine realizzata dall’Istituto di Ricerca IPSOS, che ha coinvolto specialisti e popolazione. 
 
“Ancora una volta tocchiamo con mano quanto le malattie cardiovascolari, e in particolare lo scompenso cardiaco, siano sottovalutate”, afferma Gian Franco Gensini, Presidente ITAHFA, Direttore Scientifico dell'IRCCS MultiMedica di Sesto San Giovanni e coordinatore del gruppo di lavoro della campagna “LUI BATTE PER TE, TU BATTITI PER LUI”.
 
“É importante che i cittadini siano consapevoli del pericolo rappresentato dallo scompenso cardiaco e che siano a conoscenza di tutte le opzioni terapeutiche disponibili. D'altra parte è necessario che il Sistema Sanitario sia in grado di prendersi carico di questi pazienti in maniera completa, senza tralasciare alcuna possibilità”.
 
La campagna: “LUI BATTE PER TE, TU BATTITI PER LUI”
La campagna “Lui batte per te, tu battiti per lui” - promossa dal gruppo di lavoro di specialisti del calibro di Gianfranco Gensini, Francesco Musumeci, Gino Gerosa e Fabrizio Oliva, parte dall’analisi dei risultati dell'indagine IPSOS, per portare all'attenzione dei cittadini e delle Istituzioni la necessità di una maggiore informazione sullo scompenso cardiaco, di una migliore gestione dei pazienti e di una migliore conoscenza delle opzioni terapeutiche nelle varie fasi della patologia, dalla diagnosi alle cure farmacologiche, fino alla terapia meccanica o all’eventuale trapianto di cuore.
 
Primo obiettivo della campagna è quello di promuovere e sostenere in maniera concreta un dialogo continuativo e un confronto sempre più diretto tra pazienti, professionisti del settore e Istituzioni tramite il roadshow virtuale che toccherà in questa fase Toscana, Lazio Veneto e Lombardia, per poi concludersi nel 2021 con un evento nazionale in cui verranno presentati i risultati dei lavori regionali e le prime indicazioni operative.
 
Gli incontri, che vedranno la partecipazione di specialisti, rappresentanti delle Istituzioni regionali e pazienti, permetteranno di porre le basi di un percorso di presa in carico ottimale del paziente scompensato, offrendo a tutti gli attori coinvolti l’opportunità di condividere richieste, necessità e proposte legate alle esperienze cliniche e umane maturate nei rispettivi territori. In particolare, come l'indagine evidenzia, è necessario stabilire un filo diretto tra medico di base, internista, cardiologo e cardiochirurgo, creare una rete di supporto organizzata ed efficiente per il paziente, garantire che quest’ultimo sia preso in carico da un team multidisciplinare coordinato rispetto alla strategia clinica da seguire e che sia diffuso su tutto il territorio nazionale un protocollo condiviso tra tutte le figure che entrano a far parte del percorso del paziente.
 
“I pazienti vorrebbero un maggior coordinamento dei professionisti fra loro, per arrivare con chiarezza al miglior percorso di cura in tutte le fasi della malattia, non sentirsi abbandonati una volta usciti dall'ospedale. Forte è il bisogno di una rete di supporto e di assistenza che vada oltre la cura medica”, spiega Salvatore di Somma, Professore di Medicina Interna Università di Roma La Sapienza e Direttore Scientifico AISC. “Incontri come quelli programmati nell’ambito della campagna possono certamente sostenere la voce dei pazienti e rendere ancora più forte di quanto non lo sia oggi la richiesta di supporto da parte delle Istituzioni locali e nazionali”.
 
La campagna verrà illustrata e raccontata su una pagina Facebook (https://www.facebook.com/Battepertebattitiperlui) che darà spazio a informazioni e consigli utili per la prevenzione e la gestione della patologia, tramite l’utilizzo di un linguaggio semplice e chiaro.
 
Lo scompenso cardiaco e le opzioni terapeutiche
Lo scompenso cardiaco, o insufficienza cardiaca è una condizione molto complessa, progressiva e spesso “silenziosa”, in cui il cuore non riesce a fare arrivare il giusto apporto di sangue a tutto il corpo. Generalmente si sviluppa a seguito di altre patologie cardiovascolari che rendono il muscolo cardiaco più debole e/o “rigido”. Negli over 65 è la prima causa di ricovero ospedaliero. In Italia i pazienti con scompenso cardiaco sono circa un milione (l’1,7% della popolazione). La frequenza è maggiore tra gli uomini rispetto alle donne (rispettivamente di 15 e 12 casi su mille), ma questo andamento si inverte tra i 70 e gli 80 anni.
 
L'indagine IPSOS svela anche la percezione degli italiani nei confronti dei diversi trattamenti, tutti chiaramente indicati come molto efficaci: da quelli chirurgici (interventi di bypass, angioplastica coronarica, riparazioni valvolari) a quelli elettrici (impianto di defibrillatori o di pacemaker), dai farmaciall’impianto di dispositivi meccanici come il VAD (Ventricular Assist Device, dispositivi di assistenza ventricolare, dunque sistemi che fanno le veci del cuore), fino ad arrivare al trapianto di cuore. Appare però chiaro che in pochi sappiano ad esempio cosa sia un VAD: il 97% non ne ha mai sentito parlare. Allo stesso modo anche fra i medici di base il VAD, nonostante le eccellenti prestazioni, è scarsamente conosciuto: 1 su 3 non ne ha mai sentito parlare, mentre gli specialisti indicano come barriera al suo utilizzo il numero limitato di centri in grado di gestire il dispositivo.
“A seconda della gravità delle condizioni del paziente devono essere prese in considerazione diverse opzioni terapeutiche”, afferma Gino Gerosa, Direttore del Centro di Cardiochirurgia “Vincenzo Gallucci” dell'Azienda Ospedaliera Università di Padova e Presidente della Società Italiana di Cardiochirurgia (SICCH).
 
“Nei pazienti con malattia avanzata il gold standard di cura è il trapianto di cuore, che garantisce loro un’ottima sopravvivenza a 10 anni (stimata in oltre il 50%) ed una eccellente qualità di vita. Purtroppo, questa opportunità non può essere garantita a tutti in quanto i cuori a disposizione per i trapianti non sono sufficienti: basti pensare che in lista d’attesa ci sono più di 800 pazienti e vengono eseguiti poco meno di 300 trapianti all’anno. Dobbiamo dunque trovare delle valide alternative”.
 
Una valida alternativa, sia per i pazienti in attesa di trapianto, sia per quelli non candidabili al trapianto per età o presenza di comorbidità, è rappresentata proprio dai Sistemi di Assistenza Meccanica al Circolo, come i dispositivi VAD. “I dispositivi VAD sono efficaci nel ripristinare il corretto flusso di sangue e migliorano in modo significativo la qualità di vita dei pazienti nel lungo periodo. Rappresentano pertanto un'opzione importante per i pazienti”, aggiunge Francesco Musumeci Direttore del Centro di Cardiochirurgia al San Camillo di Roma e Vice Presidente Fondazione “Cuore Domani”.
 
“Come continuo a ripetere in questo periodo di emergenza sanitaria” afferma Fabrizio Oliva,Direttore Cardiologia 1 – Emodinamica dell’Ospedale Niguarda di Milano e Vice Presidente Fondazione Per il tuo cuore - “non va mai dimenticato l’elevato rischio a cui sono esposti i cardiopatici. E’ quanto mai necessario poter contare su protocolli e approcci collaborativi e sinergici tra specialisti affinché si possa ricorrere il più possibile a soluzioni definitive che abbattano i rischi di recidive, utilizzando in maniera più efficace, efficiente ed appropriata le risorse economiche a disposizione del sistema sanitario”.

02 novembre 2020
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