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Apnee ostruttive del sonno. Chi ne soffre spesso perde il lavoro

di Lisa Rapaport

Uno studio condotto dall’Università dell’Arizona di Tucson, negli Stati Uniti, ha evidenziato come chi soffre di apnee ostruttive del sonno – soprattutto nelle forme gravi – abbia maggiori probabilità di perdere il lavoro rispetto a chi non soffre di questo disturbo respiratorio. “L’OSA è una condizione associata a eccessiva sonnolenza diurna e a problemi a livello di prestazioni mentali e fisiche”, osserva Gracela Silva, autrice principale dello studio.

05 NOV - (Reuters Health) – Le persone che soffrono di apnee ostruttive del sonno (OSA) hanno più probabilità di perdere il lavoro rispetto a coloro che non soffrono di questo disturbo respiratorio. È la conclusione cui è arrivato un gruppo di ricercatori, coordinato da Gracela Silva dell’Università dell’Arizona di Tucson. Lo studio è stato da Sleep Health.
 
Il team ha esaminato i dati su salute e occupazione di 261 adulti che avevano subito la perdita involontaria del lavoro nei 90 giorni precedenti e che si erano sottoposti a un esame per valutare le apnee notturne. 151 partecipanti non soffrivano di OSA, 71 ne soffriva in forma lieve e 29 soffrivano di una forma da moderata a grave, con almeno 15 eventi respiratori l’ora.

Complessivamente, poi, 117 persone, pari al 44,8% del campione, avevano perso il lavoro. Rispetto alle persone senza apnee, quelle con OSA lieve e da moderata a grave avevano maggiori probabilità di riferire perdite di lavoro involontarie multiple, con, rispettivamente, un odds ratio di 1,55 e 2,46, dopo aver tenuto conto di età, sesso, etnia, lavoro a turni, tipo di lavoro e se il contratto era a ora o di tipo dipendente.

“L’OSA è una condizione associata a eccessiva sonnolenza diurna e a problemi a livello di prestazioni mentali e fisiche”, osserva Gracela Silva “È associata anche a un aumento dell’assenteismo, con ripercussioni sull’efficienza che esitano nella risoluzione del rapporto di lavoro”.

Fonte: Sleep Health

Lisa Rapaport

(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

05 novembre 2020
© Riproduzione riservata

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