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Carcinoma mammario HER 2 positivo. Via libera dalla Commissione UE a Phesgo


Via libera dalla Commissione europea a Phesgo, l’associazione a dose fissa di pertuzumab e trastuzumab di Roche con ialuronidasi, somministrata per via sottocutanea per il trattamento del carcinoma mammario in fase precoce e metastatica HER2-positivo. La somministrazione per via iniezione sottocutanea richiede circa 8 minuti per la dose di carico iniziale e circa 5 minuti per ogni dose di mantenimento successiva. 

23 DIC - La Commissione Europea ha approvato Phesgo, l’associazione a dose fissa di pertuzumab e trastuzumab di Roche con ialuronidasi, somministrata per via sottocutanea per il trattamento del carcinoma mammario in fase precoce e metastatica HER2-positivo.

“L’approvazione rappresenta un significativo passo avanti nel trattamento del carcinoma mammario HER2-positivo”, dice Levi Garraway, Chief Medical Officer di Roche e responsabile dello sviluppo globale dei prodotti. “Il trattamento rappresenta un’innovazione che riduce significativamente il tempo necessario per ricevere la terapia standard di cura a base di pertuzumab e trastuzumab, contribuendo a ridurre al minimo l’impatto delle terapie sulla vita quotidiana delle pazienti. Inoltre, risponde alla crescente domanda di soluzioni terapeutiche più rapide e flessibili da parte dei sistemi sanitari”.

La soluzione terapeutica è disponibile come fiala monodose da iniettare per via sottocutanea e consente un trattamento più veloce di oltre il 90% rispetto alla somministrazione per via endovenosa della terapia standard con pertuzumab e trastuzumab.

La somministrazione per via iniezione sottocutanea richiede circa otto minuti per la dose di carico iniziale e circa cinque minuti per ogni dose di mantenimento successiva. Questo dato va confrontato con i 150 minuti circa che occorrono per l’infusione di una dose di carico di pertuzumab e trastuzumab con le formulazioni standard per endovena, e con i 60-150 minuti circa per le successive infusioni di mantenimento dei due farmaci.

L’approvazione dell’associazione a dose fissa di pertuzumab e trastuzumab per iniezione sottocutanea in Europa è basata sui risultati dello studio di fase III FeDeriCa, il quale ha dimostrato che il trattamento con la combinazione di pertuzumab e trastuzumab per iniezione sottocutanea raggiunge livelli ematici non inferiori rispetto alla somministrazione endovenosa, con un’efficacia sovrapponibile. Il profilo di sicurezza del trattamento in associazione alla chemioterapia è risultato analogo alla somministrazione per via endovenosa di pertuzumab e trastuzumab e chemioterapia. Non sono stati identificati nuovi segnali di sicurezza e nessuna differenza significativa in termini di tossicità cardiaca.

Lo studio FeDeriCa
FeDeriCa è uno studio di riferimento di fase III, internazionale, multicentrico, a due bracci, randomizzato, in aperto, per valutare la farmacocinetica, l’efficacia e la sicurezza dell’iniezione sottocutanea di pertuzumab e trastuzumab in associazione alla chemioterapia, rispetto alle infusioni endovenose (IV) standard dei due farmaci in associazione alla chemioterapia, in 500 pazienti con carcinoma mammario HER2-positivo precoce trattato in setting neoadiuvante (prima dell’intervento chirurgico) e adiuvante (dopo l’intervento chirurgico). L’endpoint primario dello studio è la concentrazione ematica minima di pertuzumab durante un dato intervallo di dosaggio (Ctrough), rispetto alla somministrazione per via endovenosa dello stesso farmaco.
 
Gli endpoint secondari comprendono la sicurezza; la concentrazione ematica minima di trastuzumab durante un dato intervallo di dosaggio, rispetto alla somministrazione per via endovenosa dello stesso farmaco (Ctrough); e la risposta patologica completa, il che significa assenza di tessuto tumorale rilevabile nel campione prelevato al momento dell’intervento chirurgico.

I dati dello studio FeDeriCa sono stati presentati al San Antonio Breast Cancer Symposium nel dicembre 2019. Lo studio FeDeriCa ha raggiunto l’endpoint primario di livelli non inferiori di pertuzumab nel sangue. Il rapporto di medie geometriche (GMR; un tipo di media utilizzata nella valutazione farmacocinetica) per l’endpoint primario è risultato pari a 1,22 (IC 90% : da 1,14 a 1,31), con il limite inferiore dell’IC 90% del GMR=1,14≥0,80 (il margine di non inferiorità prestabilito).

È stato raggiunto anche l’endpoint secondario di livelli non inferiori di trastuzumab, con concentrazioni ematiche nei soggetti che hanno ricevuto il trattamento non inferiori a quelle di trastuzumab per via endovenosa (GMR=1,33 [IC 90%: da 1,24 a 1,43]; limite inferiore dell’IC 90% del GMR=1,24≥0,80). Per lo studio è stato scelto un endpoint di non inferiorità allo scopo di garantire che i pazienti ricevessero un dosaggio sufficiente di pertuzumab e trastuzumab rispetto alle dosi stabilite per via endovenosa con gli stessi intervalli di trattamento.

Associazione a dose fissa di pertuzumab e trastuzumab per iniezione sottocutanea (Phesgo)
Il trattamento abbina gli stessi anticorpi monoclonali di pertuzumab e trastuzumab con la tecnologia di somministrazione del farmaco Enhanze della Halozyme Therapeutics in una nuova formulazione per impiego sottocutaneo. È la prima volta che Roche associa due anticorpi monoclonali in grado di essere somministrati con una sola iniezione per via sottocutanea.

La tecnologia di somministrazione può consentire di ottimizzare la somministrazione di farmaci per via sottocutanea per sostanze terapeutiche da somministrare insieme in modo adeguato. La tecnologia si basa su ialuronidasi umana ricombinante PH20 (rHuPH20), un enzima che degrada temporaneamente lo ialuronano, un glicosaminoglicano o catena di zuccheri naturali nel corpo – per aiutare la dispersione e l’assorbimento di altre sostanze terapeutiche iniettate.

Pertuzumab di Phesgo è lo stesso anticorpo monoclonale somministrato di Perjeta per via endovenosa mentre trastuzumab è lo stesso anticorpo monoclonale di Herceptin somministrato per via endovenosa . I meccanismi d’azione dei due farmaci sono ritenuti complementari poiché entrambi si legano al recettore HER2, ma in posizioni diverse. Si ritiene che l’associazione consenta un blocco duplice e più completo delle vie di segnalazione di HER.

23 dicembre 2020
© Riproduzione riservata

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