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Hiv. Una nuova proteina potrebbe avere un’azione protettiva contro il virus


La ricerca che ne parla – pubblicata su Pnas – è frutto di una collaborazione del San Raffaele con i National Insitutes of Health statunitensi. La molecola in vitro è capace di proteggere dall’Hiv si chiama Cxcl: gli scienziati vogliono dimostrare che lo stesso beneficio non sia ottenibile solo in laboratorio ma anche in vivo.

01 GIU - Una buona notizia per tutte le persone sieropositive potrebbe arrivare da una ricerca del National Institute of Allergy and Infectious Diseases statunitense in collaborazione con l’Istituto San Raffaele di Milano: secondo lo studio, pubblicato su Pnas, gli scienziati hanno infatti identificato direttamente nel sangue delle persone infette una proteina capace di sopprimere il virus dell’Hiv, in modo tale che quest’ultimo non possa più entrare nelle cellule.
 
Si tratta di una molecola chiamata Cxcl4,che appartiene a una classe chiamata chemochine che aiuta a regolare i movimenti delle cellule del sistema immunitario nell’organismo. A metà degli anni Novanta, quattro chemochine – tre delle quali identificate proprio dallo stesso Paolo Lusso, che ha coordinato questa ricerca, insieme a Robert Gallo, noto come uno degli scopritori del virus Hiv – sono state riconosciute in alcuni esperimenti di laboratorio come inibitori del virus. Queste molecole, così come la Cxcl4 argomento dell’ultimo lavoro, potrebbero essere infatti capaci di regolare i livelli di replicazione dell’Hiv negli individui infetti, e dunque essere utili alla lotta contro la progressione della malattia.
Secondo quanto sostiene Lusso, il sito dove Cxcl4 si lega alla superficie esterna dell’Hiv, sembrerebbe essere diverso da altri siti vulnerabili precedentemente noti, usati come target da farmaci e anticorpi usati nel trattamento della sindrome. Il team del ricercatore ha dunque tentato di definire la struttura cristallina a livello atomico del sito del legame, poiché questa potrebbe giocare un ruolo fondamentale nella ricerca di nuovi trattamenti o vaccini contro il virus.
Il ricercatore ha così scoperto come Cxcl4 effettivamente sia diverso dalle altre chemochine in diversi aspetti. Prima di tutto, le altre molecole inibiscono l’infezione da Hiv legandosi a uno dei due recettori cellulari usati dal virus per entrare all’interno delle unità biologiche, chiamati Ccr5 e Cxcr4. Cxcl4, invece, si lega direttamente alla superficie esterna del virus. Per questo, mentre le altre chemochine si legano solo alle forme di Hiv che presentano appunto Ccr5 o Cxcr4, la molecola studiata dal team riuscirebbe a bloccare le infezioni di un ampio spettro di ceppi virali, a prescindere da quale sia il loro specifico recettore. Infine, mentre le altre quattro molecole sono composte principalmente di cellule immunitarie, Cxcl4 è fatta di piastrine, e anche questo potrebbe avere un ruolo importante sul suo uso.
Per dimostrare la possibilità di un uso nella lotta alla patologia, Lusso e i suoi colleghi che hanno condotto lo studio – tra i quali anche Anthony Fauci, noto immunologo che ha fornito contributi fondamentali alla ricerca sull’Aids – stanno già andando avanti con la ricerca. Lo scopo è quello di comprendere meglio il ruolo di Cxcl4 e se questa molecola possa avere lo stesso effetto protettivo dimostrato in laboratorio anche in vivo.

01 giugno 2012
© Riproduzione riservata

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