Vaccino Covid. La scala delle priorità per la vaccinazione dei pazienti con malattie respiratorie
Il Piano nazionale per la vaccinazione Anti Covid ha inseriro i soggetti con patologie respiratorie tra le priorità della seconda fase. Tra questi quelli a più alta priorità nell’area sono quelli affetti da fibrosi polmonare idiopatica e da altre patologie che necessitino di ossigenoterapia. Le indicazioni delle Società Scientifiche Pneumologiche, Sip, Its e Aipo.
22 FEB - Le malattie respiratorie sono state identificate come la prima categoria di aumentato rischio clinico e quindi di priorità per la vaccinazione anti-Sars-CoV-2/Covid-19.
Per questo le Società Scientifiche Pneumologiche – la
Società italiana di pneumologia, l’Italian Thoracic society e l’Associazione italiana pneumologi ospedalieri, raccomandano quindi ai propri Soci e a tutti i Colleghi Pneumologi la massima diffusione di una corretta informazione su questo cruciale argomento.
Il via libera è arrivato con la pubblicazione delle “
Raccomandazioni ad interim sui gruppi target della vaccinazione anti-Sars-CoV-2/Covid-19” a cura del Ministero della Salute, la Presidenza del Consiglio dei Ministri, l’Istituto Superiore di Sanità, Agenas e Aifa.
Il documento stabilisce infatti l’ordine di priorità delle persone da vaccinare, con particolare rilievo a considerazioni di carattere sanitario, definito sulla base del criterio del maggior rischio di letalità correlato al Covid-19. I parametri presi in considerazione a tal fine, sulla base delle analisi condotte dagli studi scientifici a disposizione, sono l’età e la presenza di condizioni patologiche che rappresentano le variabili principali di correlazione con la mortalità per Covid19.
“In particolare – ricordano in una nota Sip, Its e Aipo – la prima categoria in ordine di priorità della seconda fase di vaccinazione sarà quella delle persone estremamente vulnerabili. In questa categoria, i pazienti a più alta priorità nell’area delle patologie respiratorie sono quelli affetti da fibrosi polmonare idiopatica e da altre patologie che necessitino di ossigenoterapia. Questa indicazione è stata identificata, insieme al Consiglio Superiore di Sanità, sulla base di tre elementi: la relativa ridotta numerosità di questa popolazione di pazienti, l’età media comunque generalmente alta e il documentato aumentato rischio di mortalità in caso di infezione con virus Sars-CoV-2.
In questo momento cruciale di lotta alla pandemia- conclude la nota – è necessaria la collaborazione di tutti al fine di garantire una corretta e autorevole informazione scientifica a tutela della salute dei nostri pazienti”.
22 febbraio 2021
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