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Farmaci. Da Takeda le prime confezioni di salvavita a base di albumina prodotti a partire dal plasma donato in 5 Regioni


I farmaci a base di albumina sono dedicati all’esclusivo trattamento di pazienti in Italia con rare e gravi patologie come l’insufficienza epatica, la sindrome nefritica, l’ipovolemia o difficoltà respiratorie. L’attività rientra nel programma ministeriale di “Autosufficienza Nazionale del sangue e dei suoi prodotti” con un obiettivo ambizioso: contribuire a rendere il nostro Paese autosufficiente dal punto di vista della disponibilità di farmaci plasmaderivati.

03 MAR - Sono disponibili i primi 11.000 flaconi di albumina, farmaci salvavita prodotti da Takeda a partire dal plasma (componente liquida e proteica del sangue) donato in 5 Regioni italiane e dunque per queste stesse Regioni accessibili. Si tratta in particolare di Toscana, Marche, Lazio, Campania, Molise e Ispettorato Generale della Sanità Militare.
 
I farmaci derivanti da plasma o sangue donato in Italia, sulle cui confezioni è disegnato uno specifico pittogramma etico raffigurante una goccia di sangue ed un cuore sovrapposti, sono destinati all’esclusivo trattamento in Italia di diverse rare e gravi patologie. Tali farmaci si fondano sul valore terapeutico di 3 classi di proteine presenti nel plasma: immunoglobuline, albumina e fattori di coagulazione. Nel caso specifico dell’albumina, i farmaci serviranno al trattamento di patologie come l’insufficienza epatica, la sindrome nefritica, l’ipovolemia o difficoltà respiratorie. Tutto ciò è in perfetta sintonia con la filosofia di Takeda impegnata ad aumentare le conoscenze sulle malattie rare, e a sviluppare e fornire servizi di supporto ai pazienti - e alle loro famiglie - che ogni giorno combattono una malattia rara.
 
Grazie all’importante aggiudicazione della gara che concorre al programma del Ministero della Salute definito di “Autosufficienza Nazionale del sangue e dei suoi prodotti”, gli stabilimenti produttivi di Takeda, situati a Rieti e a Pisa, giocano, infatti, un ruolo cruciale nel trasformare in farmaci salvavita tutto il plasma donato nelle strutture trasfusionali e nelle unità di raccolta proprio delle suddette Regioni. L’obiettivo del programma è ambizioso: contribuire a rendere l’Italia autosufficiente dal punto di vista della disponibilità di farmaci plasmaderivati a base di albumina, immunoglobuline e fattori della coagulazione. Il nostro Paese, infatti, può contare su un’ampia raccolta di plasma proveniente da donatori volontari, che viene lavorato in Conto Lavorazione per le Regioni dalle aziende farmaceutiche accreditate dal Ministero della Salute a questo scopo.
 
“L’aspirazione di Takeda a livello globale è quella di trasformare il trattamento delle malattie rare, sia in termini clinici, sia nell’ottica di offrire ai pazienti una qualità di vita migliore. Complessivamente la Società investe circa 4,5 miliardi di dollari all’anno in Ricerca & Sviluppo” dichiara Massimiliano Barberis, Direttore degli Stabilimenti Takeda di Rieti-Pisa. “Nel caso specifico, credo di poter affermare che il risultato raggiunto oggi rappresenta una delle mie più grandi soddisfazioni professionali che condivido pienamente con tutti i circa 750 collaboratori dei siti produttivi di Rieti e di Pisa. Il plasma è una fonte preziosa“ continua Barberis “perché la sua disponibilità dipende esclusivamente dalle donazioni spontanee dei cittadini. In altre parole, i pazienti ricevono cure che sarebbero irrealizzabili se non esistessero persone che decidono spontaneamente di donare il loro plasma/sangue e aziende, come la nostra, che ogni giorno mettono sul campo impegno, passione, competenze e dedizione nel trasformare il plasma in farmaco. Donare il plasma è vita”.
 
A partire dalla donazione di plasma, infatti, occorrono circa 8-12 mesi per produrre un farmaco salvavita come l’albumina o le immunoglobuline. Il plasma viene, infatti, prima conservato per un periodo di sicurezza (inventory hold) per poi subire una serie di lavorazioni industriali quali il frazionamento, la purificazione e il riempimento asettico. Solo alla fine i prodotti saranno confezionati e distribuiti. In particolare a Rieti, dove lavorano oltre 550 persone, avviene la fase di frazionamento, cioè il processo chimico-fisico grazie al quale dal plasma si separano le proteine plasmatiche (albumina, immunoglobuline e fattori della coagulazione). Nel sito di Pisa, i 150 dipendenti si occupano invece esclusivamente del trattamento di albumina umana successiva al frazionamento. Qui vengono eseguite le fasi di riempimento asettico e ispezione visiva.

03 marzo 2021
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