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Chirurgia. Nei pazienti diabetici con ischemia critica degli arti mortalità più bassa con rivascolarizzazione endovascolare

di Marilynn Larkin

Tecnica endovascolare o rivascolarizzazione chirurgica per i pazienti diabetici con ischemia critica degli arti? La prima garantisce una mortalità ospedaliera inferiore, ma è responsabile di un numero maggiore di amputazioni.

16 MAR - (Reuters Health) – Nei pazienti diabetici con ischemia critica degli arti (CLI), la rivascolarizzazione endovascolare si associa a una mortalità ospedaliera inferiore, ma a un numero più elevato di amputazioni maggiori rispetto alla rivascolarizzazione chirurgica.
 
E’ quanto emerge dall’analisi dei dati di un ampio database condotta da Herbert Aronow e colleghi della Warren Alpert Medical School, della Brown University e del Lifespan Cardiovascular Institute di Providence, Rhode Island.
 
Il team di ricerca ha preso in esame oltre 1.200.000 ricoveri presenti nel database National Inpatient Sample dal 2002 al 2015. La coorte principale è stata divisa (2:1) tra pazienti non sottoposti a rivascolarizzazione e pazienti sottoposti a questa metodica.
 
Nel complesso, i ricoveri per ischemia critica degli arti nei pazienti diabetici e l’uso della rivascolarizzazione degli arti inferiori sono aumentati nel tempo. Nello stesso periodo è stato registrato un calo nella mortalità ospedaliera.
 
Nella coorte appaiata, i pazienti rivascolarizzati hanno complessivamente avuto tassi inferiori di mortalità ospedaliera (odds ratio, 0,68) e amputazioni maggiori (OR, 0,25) rispetto a quelli trattati clinicamente.
 
I soggetti sottoposti a rivascolarizzazione chirurgica, invece che endovascolare, hanno fatto registrare tassi più elevati di mortalità ospedaliera (OR, 1,18), ma tassi inferiori di amputazione maggiore (OR, 0,75). Inoltre, hanno avuto degenze più lunghe (mediana di 8 giorni vs. 6 giorni), ma costi ospedalieri inferiori (mediana 16.016 dollari vs. 17.902 dollari).
 
Inoltre, il gruppo sottoposto a chirurgia ha avuto un numero maggiore di amputazioni minori (20,2% vs. 19,2%; OR, 1,07), sanguinamento maggiore (15,3% vs. 10%; OR, 1,63), trasfusioni di sangue (26,9% vs. 12,9%; OR, 2,50), infezioni (2,9% vs. 1,2%; OR, 2,40), complicazioni respiratorie (0,8% vs. 0,2%; OR, 4,06).
 
Fonte: JACC: Cardiovascular Interventions
 
Marilynn Larkin
 
(Versione Italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
 

16 marzo 2021
© Riproduzione riservata

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