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Giornata mondiale Ictus. Ogni anno nel mondo uccide 6,5 milioni di persone e molti sopravvissuti perdono autosufficienza. Ecco i 4 test da fare ai primi sintomi 


In occasione della Giornata mondiale che si celebra oggi, il ministero della Salute fa il punto su questa patologia che ha una mortalità del 20-30% a trenta giorni dall'eventi e del 40-50% a distanza di un anno. Intervenire immediatamente ai primi sintomi è fondamentale perché più rapidamente si interviene  - possibilmente entro poche ore dall’esordio dei sintomi - e più cellule cerebrali si possono salvare, favorendo una migliore ripresa dall’ictus.

29 OTT - La mortalità per ictus è del 20-30% a 30 giorni dall’evento e del 40-50% a distanza di un anno, mentre il 75% dei pazienti sopravvissuti presenta qualche forma di disabilità che nella metà dei casi comporta la perdita dell’autosufficienza. La prevalenza e l’incidenza dell’ictus aumentano con l’età, in particolare a partire dai 55 anni; dopo i 65 anni l’aumento dell’incidenza è esponenziale.
Agire in tempo è la carta vincente, più rapidamente si interviene in corso di ischemia - possibilmente entro 4.5-6 ore dall’esordio dei sintomi - e più cellule cerebrali si possono salvare, favorendo una migliore ripresa dall’ictus.

A puntare i riflettori sull’Ictus, malattia cerebrovascolare acuta causata dall’improvvisa ostruzione (da parte di un trombo o di un embolo, ictus ischemico) oppure dalla rottura di un vaso sanguigno che irrora l’encefalo (ictus emorragico) è il ministero della Salute che oggi in occasione del World Stroke Day 2021 dedica sul suo sito un focus ad hoc
 
L’ictus, evidenzia il ministero, rappresenta un’importante problematica di salute pubblica per la sua diffusione nella popolazione e per la gravità delle conseguenze sulle persone colpite e comporta spesso un notevole coinvolgimento dei familiari del paziente e dei caregiver con rilevanti costi economici e sociali.
 
E il tema scelto per la Giornata mondiale il 2021, “Learn the signs, Say it’s a Stroke - Save #Precious time” ossia “Impara i segni, riconosci che è un ictus - Risparmia #tempo prezioso”, mira proprio a sensibilizzare la popolazione sull’importanza di riconoscere prontamente i sintomi dell’ictus e sulla necessità di un accesso tempestivo a un trattamento specialistico per ridurre quanto più possibile i danni cerebrali provocati da questa patologia “tempo-dipendente”.
 
Infatti più rapidamente si interviene in corso di ischemia (possibilmente entro 4.5-6 ore dall’esordio dei sintomi) e più cellule cerebrali si possono salvare (“il tempo è cervello”), favorendo una migliore ripresa dall’ictus.
 
Per individuare possibili segni di ictus ci sono alcuni campanelli d’allarme. Vediamo quali sono:
- improvvisa riduzione o perdita di motilità e di forza e/o improvvisi deficit sensitivi (formicolii, perdita di sensibilità) alla metà inferiore del viso (con asimmetria della bocca che appare “storta” soprattutto quando il paziente prova a sorridere), al braccio e/o alla gamba di un lato del corpo
 
- improvvisa difficoltà nel parlare e/o nel comprendere il linguaggio altrui
 
- improvvisi disturbi visivi a carico di uno o di entrambi gli occhi
 
- improvvisa perdita di coordinazione dei movimenti, sensazione di vertigine, di sbandamento e/o caduta a terra
 
- improvviso mal di testa lancinante e inconsueto. 
 
In questi casi, sottolinea il ministero è necessario chiamare immediatamente il 112/118 per il trasporto urgente al Pronto Soccorso di un Ospedale dove si eseguono le cure specialistiche per l’ictus (Stroke Unit). Non aspettare di vedere se i sintomi migliorano spontaneamente, non contattare il medico di medicina generale o la Guardia Medica e non recarsi in Pronto Soccorso con mezzi propri, anche per evitare di presentarsi in un Ospedale dove non sia attiva una Stroke Unit.
I test da fare quando si sospetta che una persona sia stata colpita da un ictus. L’acronimo Fast, usato dagli americani, ricorda ancora il ministero, consente di ricordare facilmente alcuni test da fare quando si sospetta che una persona sia stata colpita da un ictus (Cincinnati Prehospital Stroke Scale):
F (come Face: Faccia): chiedere alla persona di sorridere e osservare se un angolo della bocca non si solleva o “cade” e la bocca appare “storta”;
A (come Arms: braccia): chiedere alla persona di alzare entrambe le braccia e osservare se presenta difficoltà/incapacità a sollevare un braccio o a mantenerlo alzato allo stesso livello dell’altro";
S (come Speech: linguaggio): chiedere alla persona di ripetere una frase semplice e valutare se il suo modo di parlare risulti strano (parole senza senso) o biascicato;
T (come Time: Tempo): se è presente uno qualunque di questi segni, bisogna chiamare immediatamente il 112/118.

I dati epidemiologici. A livello globale si stima che nel 2019 l’ictus abbia causato 6,55 milioni di decessi (84,2 per 100.000), risultando la seconda causa di morte dopo la cardiopatia ischemica, con una incidenza di 12,2 milioni di casi (150,8 per 100mila) e una prevalenza di 101 milioni di casi (1.240,3 per 100mila).
Più frequente è la forma ischemica di ictus, che ha provocato 3,29 milioni di decessi (43,5 per 100mila) con una incidenza di 7,63 milioni di casi (94,5 per 100mila) e una prevalenza di 77,2 milioni di casi (951 per 100mila). Seguono l’emorragia intracerebrale, causa di 2,89 milioni di decessi (36 per 100mila) con una incidenza di 3,41 milioni di casi (41,8 per 100mila) e una prevalenza di 20,7 milioni di casi (248,8 per 100mila), e l’emorragia subaracnoidea, causa di circa 373 mila decessi (4,7 per 100mila) con una incidenza di 1,18 milioni di casi (14,5 per 100mila) e una prevalenza di 8,4 milioni di casi (101,6 per 100mila).
La quinta edizione dello European Cardiovascular Disease Statistics indica liictus come la seconda causa di morte in Europa, con 405.000 decessi (9%) negli uomini e 583.000 (13%) decessi nelle donne.
 
In Italia nel 2019 sono stati registrati 86.360 ricoveri per acuti in regime ordinario per ictus (codice 014 - Emorragia intracranica o infarto cerebrale), mentre i dati Istat indicano che nel 2018 le malattie cerebrovascolari (tra le quali l’ictus rappresenta la manifestazione clinica di gran lunga più frequente) sono la seconda causa di morte, dopo le malattie ischemiche del cuore, con 55.434 decessi (l’8,8% di tutti i decessi), di cui 22.062 maschi (7,3%) e 33.372 femmine (10,1%).
Grazie al miglioramento dell’efficacia delle misure preventive, terapeutiche e assistenziali dell’ictus e dei correlati fattori di rischio, inclusa la maggior diffusione su tutto il territorio nazionale dei Centri Ictus o Stroke Unit, negli ultimi decenni si è osservata una progressiva riduzione dell’incidenza e della mortalità per malattie cerebrovascolari.

Principali fattori di rischio. Tra i principali fattori di rischio non modificabili vi sono: la familiarità, il genere e l’età.
Tra i fattori di rischio modificabili vi sono:
- Il tabagismo (fumo e uso di altri prodotti del tabacco);
- la sedentarietà/scarsa attività fisica;
- la scorretta alimentazione (non equilibrata e ipercalorica; ricca di grassi, zuccheri e sale; povera di frutta e verdure);
- il sovrappeso e l’obesità;
- l’ipertensione arteriosa;
- le dislipidemie (valori aumentati di colesterolemia e/o di trigliceridemia);
- il diabete mellito;
- la fibrillazione atriale;
- le cardiopatie (cardiopatia ischemica, cardiomiopatie, patologie delle valvole cardiache, forame ovale pervio, aneurisma del setto interatriale);
- le vasculopatie (lesioni ateromasiche dell’arco aortico, delle carotidi e dei vasi intracranici; aneurismi cerebrali).
 
Altri fattori di rischio sono i disordini emorragici e trombofilici, l’anemia a cellule falciformi, la malattia renale cronica (MRC), la sindrome delle apnee ostruttive nel sonno (OSAS), l’uso di contraccettivi orali, la terapia ormonale sostitutiva (Hormone Replacement Therapy, HRT) in menopausa e l’assunzione di droghe (cocaina; metanfetamina o prodotti simili quali ecstasy e anfetamina; oppiacei, in particolare eroina).
 
La Prevenzione. Oggi più che mai la prevenzione rappresenta l’arma più efficace per ridurre i casi di ictus e di altre malattie cardio-cerebrovascolari e si basa essenzialmente sull’adozione e sul mantenimento di stili di vita salutari (non fumare e non consumare altri prodotti del tabacco; praticare regolarmente un’adeguata attività fisica; evitare il consumo rischioso e dannoso di alcol; seguire una sana alimentazione, varia ed equilibrata, prediligendo il consumo di frutta, verdura, cereali integrali e pesce e limitando l’assunzione di sale, carne rossa, grassi di origine animale e zuccheri; mantenere un peso corporeo ottimale), nonché sull’identificazione precoce e sull’adeguata gestione di eventuali fattori che aumentano il rischio di ictus, quali ipertensione arteriosa, dislipidemie, diabete mellito, fibrillazione atriale, cardiopatie e vasculopatie.
Il Ministero della Salute sostiene la prevenzione dell’ictus e, più in genere, delle malattie cardio-cerebrovascolari come obiettivo prioritario per il contrasto alle malattie croniche non trasmissibili in particolare attraverso il Piano Nazionale della Prevenzione (PNP) 2020-2025 e l'Alleanza italiana per le malattie cardio-cerebrovascolari.

29 ottobre 2021
© Riproduzione riservata

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