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Più materia grigia hai, più sei altruista


L’attività e la dimensione della particolare porzione del cervello che si trova tra il lobo parietale e quello temporale determina quanto si è disposti a capire delle persone che si hanno di fronte, e aiutarle. Ma la capacità – spiegano gli scienziati – può anche essere sviluppata con un “allenamento”  specifico.

14 LUG - Chi è altruista ha il cervello più grande? Non esattamente: non è tutto il cervello ad essere più grande nelle persone che si occupano più volentieri degli altri, ma una sua piccola parte sì. Si tratta della materia grigia alla giunzione tra il lobo parietale e quello temporale, che risulta più grande e più attiva nelle persone più predisposte ad accogliere altrui richieste. A dirlo uno studio dell’Università di Zurigo pubblicato su Neuron, primo al mondo a connettere anatomia del cervello, sua attività e comportamento altruista.
 
Non sono dunque genere di appartenenza, ricchezza o educazione a decidere chi ha più facilità a mettersi nei panni di chi gli sta intorno. O almeno non solo: “È la stessa anatomia del cervello a decidere questo tratto caratteriale, tuttavia, con il giusto ‘allenamento’ e attività sociali specifiche, si possono apportare cambiamenti all’attività neurale e quindi essere comunque altruisti”, spiegano gli autori dello studio.
Tuttavia, secondo la ricerca, la base di partenza rimane la materia grigia. Per dimostrarlo, gli scienziati hanno scansionato immagini del cervello di alcuni volontari mentre giocavano a un gioco che consisteva nel decidere come dividere una somma di denaro tra loro e altri giocatori anonimi. Lo studio ha dimostrato che i partecipanti che prendevano le decisioni più generose presentavano una giunzione tempoparietale nell’emisfero destro più grande rispetto agli altri. E dall’attività di questa regione si poteva anche capire quanto fosse ardua la decisione fatta, indicando un valore di soglia massima rispetto al quale il giocatore era disposto a spingersi affinché l’altro soggetto avesse un buon compenso: più difficile era la decisione – e il tornaconto personale era proprio intorno al valore soglia – maggiore era l’attività, mentre lo era molto meno nel caso di le decisioni fossero associate a un prezzo da pagare troppo basso o troppo alto. “Il livello di predizione del comportamento era veramente molto alto”, ha commentato Yosuke Morishima, primo autore dello studio. “È un po’ come se avessimo trovato la relazione tra l’hardware e il software del comportamento altruistico”.

Secondo gli scienziati l’attività di questa specifica parte del cervello umano sarebbe anche collegata alla capacità di mettersi nei panni di chi si ha di fronte, che sarebbe dunque una sorta di prerequisito all’altruismo. Chiaramente però non tutto dipende da dimensioni e attività del cervello. “Non bisogna saltare alla conclusione che il comportamento altruista sia determinato esclusivamente da processi biologici, non si può usare questa scusa”, ha aggiunto Ernst Fehr, coordinatore dello studio. “Il volume della materia grigia è infatti anche influenzato da fattori sociali, ed è anche per questo che le possibilità aperte da questo studio sono interessanti: sarebbe affascinante capire come sia possibile promuovere lo sviluppo di questa capacità, introducendo norme sociali particolari o tramite una sorta di ‘allenamento’ all’altruismo”.
 
Laura Berardi

14 luglio 2012
© Riproduzione riservata

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