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Liste d’attesa. Fismu Sicilia: “Invece di risolvere il problema, la Regione ‘foraggia’ la sanità privata”  

La denuncia della Federazione italiana sindacale medici uniti: “Manca personale (che lavora troppo), si investe poco, ma si spreca molto. E intanto il 70% degli accessi al PS sono codici bianchi e verdi. Serve una vera riforma”. Le prime proposte urgenti: “Sbloccare le trattative, ferme a novembre, per l’accordo regionale della medicina generale e del 118, modernizzare la rete ospedaliera”.

29 APR - “Non è una novità, ma è un (brutto) film già visto”. Per la segreteria regionale di Federazione Italiana Sindacale dei Medici Italiani (Fismu) della Sicilia siamo alla “assenza conclamata di una programmazione politica sulla sanità in Sicilia: la Regione naviga a vista e ricorre, come nel passato, a scorciatoie, come quella di ovviare il problema, grave, delle liste di attesa, ‘foraggiando’, ancora di più le strutture private”.

“Molti professionisti siciliani - denuncia del segretario regionale Fismu, Emanuele Cosentino - emigrano in altre regioni (o in altri Paesi europei) dove l’organizzazione e le prospettive economiche sono migliori, altri preferiscono il privato, e la Regione invece di pianificare e programmare una vera una riforma complessiva di un sistema stanco e precario, punta tutto su soluzioni dal ‘respiro corto’, come per esempi con gli incentivi per ridurre le liste di attesa o ‘foraggiando’ ancora di più le strutture private, ma il vero tema è che manca strutturalmente il personale, che è quindi costretto a lavorare troppo (molti colleghi hanno già superato di gran lunga gli orari previsti), che si investe poco sul territorio e si spreca molto anche perché si esternalizza tutto”.

I dati del malfunzionamento della ‘macchina’, per Cosentino, sono evidenti: “Il 70% delle prestazioni dei PS sono codici bianchi e verdi, una domanda di salute che potrebbe essere intercettata prima da strutture mediche sul territorio attrezzate adeguatamente. Ricordo che la legge regionale 5 del 2010, prevedeva i PTA (Presidi territoriali di assistenza), dei poliambulatori simili alle attuali Case di comunità ma nonostante la disponibilità di spazi adeguati, sono però rimasti sulla carta, un’ulteriore occasione persa, ed ora ripartiamo da zero. Ma la Politica non ha imparato dal passato: le strutture ci sono, ma nessuno sta lavorando per definire un accordo regionale complessivo (l’ultimo incontro è stato a novembre) con medici di medicina generale (medici di famiglia, del 118 e di continuità), specialisti ambulatoriali per le future case di comunità. Stessa situazione per gli infermieri ai quali vengono scaricati anche oneri e compiti impropri. Così andremo incontro a un ulteriore fallimento e le Case di Comunità saranno delle cattedrali nel deserto: scatole vuote”.

“In questo contesto il nodo della modernizzazione della rete ospedaliera rimane irrisolto, una vera e propria tela di Penelope, - continua il segretario regionale Fismu Sicilia - infatti se non si prefigura un progetto complessivo che parta dal territorio, dall’efficacia reale e dalla funzionalità appunto delle Case di Comunità, non si può certo pensare di dismettere piccoli ospedali che coprono intere aree disagiate, montane, rurali e insulari. Si può certo ipotizzare di riconvertire adeguatamente alcuni piccoli ospedali in Case della Comunità, prevedendo una riorganizzazione, anche oraria, del personale medico, a partire dagli specialisti ambulatoriali, e infermieristico. Allo stesso tempo assistiamo a una concentrazione della domanda di salute impropria nei grandi ospedali, per esempio a Catania, Messina e Palermo (anche per il peso di molti turisti), dove i Pronto Soccorsi sono presi di assalto da pazienti che vi accedono, come se fosse uno studio di medicina generale (come scritto prima il 70% sono codici bianchi e verdi), anche per le carenze derivate dall’assistenza domiciliare per i fragili e cronici (funziona un poco meglio la palliativa per i pazienti oncologici)”.

“In questo contesto - aggiunge il segretario Fismu - il 118, il sistema di emergenza-urgenza territoriale che dovrebbe essere la cerniera tra ospedale e cure primarie, è oltremodo frammentato, con troppi attori e con aziende che vanno in ordine sparso, con i medici e gli infermieri che rispondono alle Asp, e il resto del personale che dipende da società a capitale pubblico ma con logiche da impresa privata. A completare il quadro: mezzi di soccorso sempre più vecchi e personale medico che si è ridotto di 2/3 rispetto alla pianta organica, mancano 250 professionisti all’appello. Nei periodi festivi il servizio funziona quindi a ‘scacchiera’ e spesso rimane demedicalizzato. In questo scenario le Centrali operative rispondono ormai a logiche parziali, è non più sistemiche, a volte personalistiche, secondo i desiderata dei dirigenti, appunto in ordine sparso”.

Fismu fa un appello a tutte le sigle sindacali: “Serve un progetto per il futuro serio da presentare alla Regione Sicilia. Sediamoci e parliamone. Quindi anticipiamo alcuni spunti all’Assessore alla Salute: si modernizzi immediatamente la rete ospedaliera, si convertano i piccoli ospedali, laddove è necessario, in Case della Comunità, ma attrezzandoli adeguatamente (con diagnostica), e con personale medico (partendo dai medici di guardia con meno di 800 pazienti) e infermieristico e soprattutto gli specialisti con un congruo impegno orario. Si potenzino gli ospedali di comunità e si mettano in sinergia con le Case di Comunità, fermo restando che appaiono evidenti i ritardi rispetto a quanto previsto dal PNRR. Si eviti di usare l’ambulanza come un mero trasportatore di pazienti, ma ritorni il 118 ad essere la cerniera con il PS nella gestione delle vere emergenze, in funzione soprattutto delle reti tempo-dipendenti la cui gestione appare sempre più approssimativa”.

E ancora, “si prevedano risorse e si riformulino le quote orarie, e si prevedevano compensi adeguati per i medici di medicina generale (e del 118), si riprogrammi il fabbisogno formativo anche per combattere l’emigrazione di professionisti. Si chiuda il ‘rubinetto’ delle esternalizzazioni e degli sprechi. Deve, però, essere chiara la premessa: senza la nuova rete ospedaliera e senza gli accordi regionali di medicina generale e del 118 non si va da nessuna parte. La riforma rimarrà un sogno e i soldi del PNRR rimarranno solo uno dei tanti sprechi siciliani. Serve un vero cambio di rotta”, conclude Cosentino.

29 aprile 2025
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