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Martedì 22 DICEMBRE 2020
Leo (GIOger): “Possibile trattare in modo ottimale il paziente anche se anziano e fragile”

Il paziente anziano con tumore del colon retti metastatico spesso pensa di avere una patologia non curabile proprio per la sua età avanzata ma la letteratura dice il contrario. Ne abbiamo parlato con Silvana Leo, Presidente Nazionale GIOger (Gruppo Italiano di Oncologia Geriatrica) 
 
Nei pazienti con il tumore al colon retto metastatico, perché è importante distinguere l’età anagrafica da quella biologica?
La popolazione anziana è eterogenea, complessa, affetta da comorbidità e con un declino funzionale dei vari organi (fegato, rene, cuore, riserva midollare). L’età anagrafica di un paziente anziano non rappresenta un corretto indicatore dello stato funzionale, perché è solo attraverso una valutazione dell’età biologica che possiamo definire lo stato generale di salute e ci dobbiamo riferire per percorso terapeutico.
 
Per valutare il migliore approccio terapeutico nei soggetti con tumore al colon retto metastatico diventa fondamentale una Valutazione Geriatrica Multidimensionale (VGM), grazie alla quale, in base ai punteggi rilevati, si può distinguere le tre categorie di pazienti anziani (fit, vulnerabile e frail) molto diverse tra loro. La valutazione avviene attraverso un questionario di 8 domande (G8, Geriatric 8) attraverso le quali è possibile avere dettagli sullo stato funzionale, cognitivo e nutrizionale del paziente, a cui far seguire un’eventuale valutazione geriatrica completa. L’insieme di questi dati permette di comprendere per quale piano terapeutico è eleggibile il paziente anziano senza vincoli legati all’età anagrafica.
 
Esistono evidenze scientifiche che confermano il livello di efficacia di trattamenti innovativi su pazienti anziani con il tumore con retto metastatico?
Recentemente il trattamento del tumore al colon retto nell’anziano è stato argomento di uno studio condotto su 183 pazienti over 70 provenienti da 53 oncologie di tutto il territorio nazionale. Questo studio sottolinea come e quanto sia possibile trattare in modo ottimale il paziente anche se anziano e fragile, purché vi sia una presa in carico dedicata, un’accurata diagnosi molecolare e un corretto adeguamento dei dosaggi. È importante promuovere questo tipo di studi randomizzati prospettici in cui vengano inclusi test che ci aiutano a definire l’età biologica del paziente. Esistono pochi studi condotti sulla popolazione anziana con tumore perché è poco rappresentativa (circa il 20%) e per questo motivo i risultati di efficacia e tollerabilità derivano spesso solo da analisi di sottogruppo.
 
Quali sono i vantaggi psicologici e sulla qualità di vita della campagna “La cura non ha età”?
La scelta del nome della campagna “La cura non ha età” è decisamente appropriata perché ci aiuta a focalizzare l’attenzione sulla cura ma senza considerare il fattore età in termini anagrafici. È molto importate non far percepire al paziente l’idea dell’abbandono, ma piuttosto far prevalere quello della complicità con il medico che lo accompagnerà nel suo percorso.
 
Il nostro lavoro sui pazienti con il tumore al colon retto metastatico è un continuum care, rafforzato dal legame di empatia utile a sostenere la speranza per un buon livello di sopravvivenza. 
 

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