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Giovedì 08 LUGLIO 2021
L'export traina la produzione ad oltre 34 miliardi di valore. I numeri dell’industria farmaceutica in Italia

Oltre 34 miliardi di euro. È il valore della produzione nel 2020 dell’industria farmaceutica in Italia, ai primi posti nell’Unione Europea, con Francia e Germania. Un podio ai vertici della UE raggiunto - anche quest’anno - grazie alla capacità delle aziende di coniugare alti livelli qualitativi, innovazione, produzione di valore aggiunto e di attrarre rilevanti investimenti nazionali ed esteri.
 
La crescita della produzione è interamente legata all’export, +74% tra il 2015 e il 2020, e all’aumento dei valori medi dei farmaci esportati (+50%), a testimonianza del miglioramento del contenuto innovativo. Mentre il mercato interno è compresso e in calo nel 2020.
 
Un export che negli ultimi 5 anni ha fatto registrare un incremento di 14 miliardi, 2/3 di quello totale dell’export del Paese.
 
Imprese del farmaco che nel 2020 hanno investito nel Paese 3 miliardi di euro: 1,6 in R&S (+14% dal 2015 al 2020) e 1,4 in produzione. Che stanno assumendo sempre più giovani, +16% negli ultimi 5 anni, e che hanno una spiccata componente femminile (43% del totale, 52% nella sola R&S). Senza dimenticare i molti investimenti in tecnologie digitali e l’attenzione crescente alla sostenibilità ambientale.
 
 
 
Ricerca
Nel 2020 gli investimenti in R&S delle imprese del farmaco in Italia sono stati di 1,6 miliardi di euro, il 6,3% del totale degli investimenti nel Paese.  Dal 2015 al 2020 la crescita degli investimenti in R&S è stata del 14%, trend che ha portato risultati molto importanti, in particolare in alcune aree di specializzazione sempre più in partnership con le strutture pubbliche. Ad esempio, i farmaci biotech, i vaccini, gli emoderivati, le terapie avanzate e i farmaci orfani.
 
Circa 700 milioni sono stati dedicati agli studi clinici, spesso nelle strutture del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), rendendo disponibili per i pazienti terapie innovative e offrendo anche possibilità di crescita professionale a medici e ricercatori. E sostenendo tutti i costi connessi, come l’ospedalizzazione e gli esami diagnostici. Si calcola che per 1 euro investito in studi clinici il beneficio economico complessivo per il SSN è 2,8 euro, in termini sia di spese dirette connesse allo studio sia di spese indirette per la fornitura di farmaci e la gestione dei pazienti.
 
Gli addetti totali in R&S sono 6.750, di cui oltre la metà donne.
 
L’industria farmaceutica è il 1° settore industriale in Italia per:
 
- investimenti per addetto in collaborazione con altri soggetti, pubblici o privati, la cosiddetta open innovation;
quota di imprese con accordi di collaborazione con Università e Centri di Ricerca pubblici (80%).
 
Secondo l’Istat, oltre il 90% delle imprese in Italia ha confermato gli investimenti in R&S e, di queste, quasi il 40% li ha incrementati. Investimenti che hanno anche consentito di aumentare del 29% nel 2020, più della media Ue (+10,2%), il numero di brevetti per farmaceutica e biotecnologie presentati allo European Patent Office.  
 
Farmaci e vaccini contribuiscono poi quotidianamente alla Salute del Paese. Solo per fare alcuni esempi:
 
oggi 2 persone su 3 alle quali viene diagnosticato un cancro sopravvivono dopo 5 anni, 30 anni fa erano 1 su 3 (l’83% di questo progresso si deve ai nuovi farmaci);
i pazienti guariti dal cancro in Italia sono aumentati del 37% in 10 anni;
oggi l’AIDS è diventato una patologia cronica e un ventenne al quale è diagnosticato ha una aspettativa di vita di 70 anni;
l’epatite C è curabile (in cinque anni i pazienti trattati sono più di 230 mila);
la mortalità per malattie croniche è fortemente diminuita e per quelle cardiovascolari è scesa del 30% in 10 anni;
le vaccinazioni hanno permesso di eradicare alcune malattie.
 
Risultati destinati a rafforzarsi grazie all’impegno costante delle imprese del farmaco, che hanno raggiunto il record storico di prodotti in sviluppo nel mondo, più di 18 mila dei quali oltre 8 mila in fase clinica.
 
Covid-19: Sono 18 le aziende farmaceutiche che hanno avviato attività di studi clinici in Italia per il trattamento della polmonite da COVID-19 o che partecipano a progetti specifici di Ricerca contro questa patologia. E l’Italia è al primo posto in UE, e al quarto nel mondo, per pubblicazioni scientifiche sul Covid-19, un risultato ottenuto principalmente grazie alla collaborazione tra imprese, ricercatori e Istituzioni.
 
 
Produzione di valore
L’Italia del farmaco è ai vertici in UE, insieme a Francia e Germania, per valore della produzione: più di 34 miliardi di euro nel 2020 (65 considerando anche l’indotto), trainata da un export che negli ultimi 5 anni ha rappresentato l’85% del valore della produzione.
Il nostro Paese è poi primo in Europa per produzione conto terzi, Contract Development and Manufacturing Organization (CDMO), con 2,3 miliardi, il 23% del totale europeo.
 
Aziende farmaceutiche che nel Paese hanno una composizione unica in Europa: 43% a capitale italiano, 57% a capitale internazionale. E che sono tutte – grandi, piccole e medie – fortemente radicate nel territorio.
Al Nord e al Centro con poli industriali leader in Europa. Ma anche al Sud, con tante aziende italiane e internazionali e città in cui la farmaceutica è leader in produzione ed export.
 
Lombardia: prima regione biofarmaceutica in Italia. Conta 24 mila occupati diretti, ai quali si aggiungono i circa 29.000 dell’indotto.
 
Lazio: seconda regione per numero di occupati e prima per export (è pari al 47,3% del totale manifatturiero della regione). Gli addetti sono circa 13 mila e 15.400 nell’indotto.
 
Toscana: terza regione in Italia con più di 7.700 addetti diretti e 9.200 nell’indotto. Si caratterizza per la specializzazione nel biotech e in diverse aree ad alta tecnologia.
 
Emilia Romagna: circa 5 mila addetti con un’importante presenza produttiva e di R&S. Circa 6.000 sono gli occupati nell’indotto.
 
Veneto: conta oltre 5.100 occupati e 6.100 nell’indotto.
 
Marche: quasi 2.000 addetti diretti con 2.200 nell’indotto.
 
Nel Mezzogiorno (Abruzzo, Campania, Molise, Puglia, Sicilia) le imprese del farmaco contano circa 5.700 addetti diretti e 6.800 nell’indotto. 
 
Covid-19: Tutte le imprese hanno prodotto al massimo della loro capacità per non far mancare i farmaci a chi ne aveva bisogno. Alcune hanno modificato le linee produttive per rispondere a esigenze di salute e in particolare soddisfare la crescente domanda di prodotti disinfettanti, ceduti gratuitamente alla Protezione Civile.
In Italia ci sono già alcune aziende impegnate nel processo di produzione di farmaci e vaccini contro il Covid-19. E da pochi mesi il MISE ha istituito un tavolo perché l’Italia possa contribuire sempre più alla loro produzione.
 
 
Accesso & valore
In Italia 26 milioni di persone assumono farmaci. Un numero che considerando anche i nuclei familiari e i caregiver coinvolge ogni giorno quasi tutta la popolazione.
 
E sono 3,6 milioni le persone che nel 2020 vivono dopo aver avuto una diagnosi di tumore. Circa 1 milione in più in 10 anni, più del 40% è guarito o in via di guarigione, grazie alle innovazioni nelle cure, a diagnosi personalizzate e a percorsi di cura sempre più domiciliari.
 
Farmaci e vaccini evitano poi costi per il cittadino e il sistema di Welfare, ad esempio rendendo non necessari ricoveri, prevenendo patologie o rallentandone il decorso, evitando la necessità di erogare pensioni di invalidità o altre prestazioni di assistenza sociale.
 
 
Le prospettive terapeutiche sono incoraggianti: sono 55 le nuove molecole approvate in UE nel 2020, 80% in più rispetto al 2019.
 
I medicinali hanno poi nel nostro Paese prezzi più bassi della media dei Big UE, con una spesa farmaceutica pubblica procapite inferiore del 19% in media negli ultimi cinque anni secondo dati OECD.
 
Ancora oltre l’anno il tempo medio per l’accesso ai nuovi farmaci: l’indagine EFPIA/IQVIA del 2020, mostra che per i nuovi farmaci dopo l’autorizzazione EMA - tra il 2015 e il 2019 - sono stati necessari 418 giorni. E poi – considerate le restrizioni ulteriori in Italia – questi medicinali nel 2020 hanno avuto consumi pro-capite del 19% più bassi rispetto ai Big Europei, come evidenziato in un’analisi realizzata da Farmindustria insieme con IQVIA.
 
Covid-19: Fin dall’inizio della pandemia le imprese del farmaco hanno attuato protocolli rigorosi, a tutela dei propri collaboratori, assicurando allo stesso tempo, in piena sicurezza, la continuità nella fornitura delle terapie per tutti i Pazienti e lavorando in prima linea per combattere, con farmaci e vaccini, la pandemia.
 
 
Lavoro & sostenibilità ambientale
Sono 67.000 gli addetti dell’industria farmaceutica, per il 90% laureati o diplomati, in crescita del 12% negli ultimi 5 anni, più della media nazionale (+2%). E in aumento anche nel 2020 (+1,8%).
 
Con un vero e proprio boom - del 16% - per gli under 35 negli ultimi 5 anni. Proprio per i giovani, che rappresentano il futuro, Farmindustria, con un modello unico nel Sistema Confindustria, insieme alle imprese associate, promuove un’intensa attività di Alternanza Scuola-Lavoro. Che dal 2017 ha coinvolto 13 scuole e 300 studenti, con 1.000 ore di lezioni teoriche e project work, più di 700 ore di stage aziendali e con una solida collaborazione con la Rete nazionale degli ITS in Nuove Tecnologie della Vita, per la creazione di corsi che forniscono profili e competenze tecniche specialistiche richieste dal settore. Attività che si rafforzerà, investendo risorse e competenze in partnership con istituzioni, aziende dell’indotto, sindacati, associazioni e terzo settore, permettendo così agli studenti di entrare in contatto con il mondo del lavoro e formarsi su temi di grande importanza sociale e sanitaria, come la prevenzione vaccinale e l’antibiotico resistenza.
 
L’industria farmaceutica è anche leader per occupazione femminile che raggiunge quota 43% dei dipendenti rispetto al 29% del resto dell’economia. Nella R&S poi sale addirittura al 52%.  Donne che ricoprono spesso ruoli di responsabilità: sono infatti il 42% di dirigenti e quadri (52% tra gli under 40): nella farmaceutica la parità di genere è da anni una realtà.
 
Industria che si caratterizza poi per il modello innovativo di Relazioni Industriali ed è anche al 1° posto tra i settori industriali per numero di attività di welfare e sostegno per il benessere lavorativo, la formazione e il sostegno alla genitorialità.
 
Le aziende del farmaco hanno poi un’elevatissima attenzione alla sostenibilità ambientale. In 10 anni hanno ridotto in Italia il 59% i consumi energetici e del 32% le emissioni di gas climalteranti.
 
L’88% delle imprese ridurrà i rifiuti prodotti nei prossimi 3/5 anni. Il 55% è impegnato nella riduzione/eliminazione dell’uso di plastica in ogni fase del processo produttivo.
 
Covid-19: il 72% delle imprese del farmaco ha intrapreso azioni di Responsabilità Sociale a favore dei malati e dei dipendenti (assicurazioni integrative, consulenze e corsi di formazione fino al supporto psicologico e pedagogico esteso anche ai familiari). E 64 aziende hanno introdotto diverse iniziative di sostegno ai pazienti, ai medici, a tutto il personale della filiera della salute e alle Strutture Sanitarie. In collaborazione con le Istituzioni e spesso con le Associazioni dei pazienti.
  
 
Digitale & Connected Care        
Oltre il 90% delle imprese del farmaco nel 2020 ha mantenuto o aumentato gli investimenti in tecnologie digitali, per migliorare l’accesso alle cure e la continuità operativa.
 
Con il 61% delle aziende che nel 2020 ha sviluppato progetti su cloud, piattaforme di collaborazione, Big data, Intelligenza Artificiale, Internet of Things, robotica avanzata.
 
Ed è quasi il 60% la quota di studi clinici realizzati in Italia tra il 2019 e il 2021 ad aver utilizzato tecnologie o piat­taforme digitali (Decentralized Clinical Trials).
 
La digitalizzazione cambia prodotti, processi e organizzazione aziendale: la Ricerca può rendere disponibili in minor tempo nuove terapie; la produzione diventa più efficiente; la presa in carico dei Pazienti si trasforma da “semplice” erogazione di prestazioni in un percorso olistico, che integra farmaci, diagnostica di precisione, device, servizi di assistenza.
Dopo il Covid-19 la digital health è entrata in una fase di sfide nuove che richiedono una rinnovata partnership tra industria e istituzioni e una netta discontinuità in termini di gestione, integrazione, interoperabilità. Una transizione culturale prima ancora che tecnologica, che vede impegnate le imprese del farmaco, con investimenti e competenze. Una sfida importante che permetterà di dare maggiore velocità ed efficienza ai processi di ricerca (ad esempio con i Decentralized Clinical Trials), di assicurare continuità operativa, di condividere informazioni in cloud e implementare piattaforme di collaborazione con medici e pazienti. Per questo sono necessari dati organizzati e accessibili a tutela della salute pubblica, nel pieno rispetto della privacy, per migliorare le cure, valutare l’impatto delle tecnologie digitali e le loro interazioni con i farmaci (come nel caso dei Digital Therapeutics).
 
Covid-19: sono 222 le iniziative di telemedicina implementate tra marzo 2020 e aprile 2021, molte delle quali su piattaforme realizzate in collaborazione proprio con le aziende

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