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Giovedì 18 AGOSTO 2022
Anelli (Fnomceo): “Medici cubani soluzione emergenziale, occorre risposta strutturale e complessiva”

“L’assunzione, in Calabria, dei 500 colleghi cubani è una misura emergenziale, per tamponare le carenze del sistema. Ora occorre una risposta strutturale e complessiva, che, oltre a farci superare il momento, vada a colmare le disuguaglianze di salute all’interno del paese”.

Così il Presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici, Filippo Anelli, commenta l’accordo firmato dal Presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, per il reclutamento di circa 500 medici cubani da assumere a tempo determinato.

“Di fronte a questa emergenza – spiega - il Governatore ha pensato di utilizzare una legge che consente la semplificazione del riconoscimento dei titoli, che, di norma affidato al Ministero della Salute, passa così alla Regione. La nostra principale preoccupazione è che sia garantita la qualità dell’assistenza: da qui l’invito al raccordo con il Ministero, che ha esperienza nel riconoscimento dei titoli, e con gli Ordini, che coniugano la certificazione delle competenze con l’adesione a norme etiche condivise”.

“Inoltre – continua Anelli – prima di rivolgersi all’estero, sarebbe opportuno esplorare tutte le possibilità in Italia, prevedendo l’impiego, sempre in via emergenziale e ovviamente volontaria, dei medici specializzandi e dei pensionati. Occorre un patto tra le Professioni sanitarie, che permetta di superare la crisi: ricordiamoci che tra quattro anni, grazie all’aumento delle borse, avremo trentamila nuovi specialisti completamente formati”. 

“Infine – conclude – un appello alla politica: il Governo che verrà abbia come priorità la questione delle disuguaglianze di salute. Questione che, sino ad ora, nessun intervento è riuscito a risolvere. Anche qui, serve una riflessione comune, per comprendere le cause e trovare soluzioni. Non è giusto che chi nasce al Sud abbia una speranza di vita e un’aspettativa di vita in buona salute di molto inferiori rispetto a chi nasce al Nord. Non è giusto che un nuovo nato di sesso maschile residente a Caserta possa contare di vivere sino a 78 anni, mentre una neonata di Pordenone possa sperare ragionevolmente di superare gli 86 anni. Non è giusto che in Calabria si abbia probabilità di vivere in piena salute, in media, solo sino ai 50 anni, contro i 70 di Bolzano.  Una risposta, insieme ad altri interventi strutturali e organizzativi, potrebbe essere l’istituzione di reti sovraregionali delle competenze, per cui a spostarsi siano le équipe dei professionisti e non più i pazienti”.

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