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Giovedì 22 MARZO 2012
"Guai" a chiamarla classifica. Ma invece è proprio quello che servirebbe

Guai a chiamarla "classifica". Ma questo è. Dopo le prime uscite "pirata" sulla stampa nei giorni scorsi, il ministero della Salute si è finalmente deciso ad aprire i forzieri della banca dati del Piano nazionale esiti che misura le performance degli ospedali italiani ai fini di mettere a confronto indici di mortalità, tempi e modalità di esecuzione riferiti a 32 indicatori prestazionali.
 
 Un lavoro gigantesco che, ospedale per ospedale, consente di visualizzare i risultati di 1.475 strutture ospedaliere accreditate con il Ssn in tutta la penisola. Gli autori (Agenas) non vogliono parlare di classifica, anche perché questo lavoro nasce al momento con l'intento di offrire soprattutto spunti di analisi agli addetti e agli amministratori per verificare il perché di risultati difformi dalla media e dalle indicazioni internazionali.
 
 Ma è indubbio che la banca dati ha anche un enorme valore di trasparenza per l'opinione pubblica che non è mai stata informata sui risultati delle cure ospedaliere in termini di successo e appropriatezza degli interventi. In altri Paesi questi indicatori sono on line da tempo e consentono ai pazienti di fare ricerche e confornti su dove andare a curarsi o farsi operare.
 
 Da noi questo è ancora un tabu. Almeno fino a ieri quando il ministero ha appunto deciso di dare la "password" ai giornalisti per entrare nel data base del Pianio nazionale esiti. Ora cominciano a uscire i primi dati. Ma è indubbio che servirebbe un profondo lavoro d'analisi su tutto il data base per cercare di capire effettivamente come stanno le cose e soprattutto per "spingere" ospedali e amministrazione a risalire la china di performance che in molti casi appaiono realmente preoccupanti.
 
C.F.

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