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Mercoledì 29 AGOSTO 2012
Gallo (Ass. Coscioni): "Non esiste ricorso per chiarimento": 

"I giudici della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo all'unanimità hanno condannato lo Stato italiano perché la legge 40, vietando alle coppie fertili portatrici di patologie genetiche l'accesso alle tecniche di fecondazione in vitro con diagnosi preimpianto, viola l'articolo 8 della Carta europea dei diritti dell'uomo.La Corte ritiene, infatti, che l'ingerenza nel diritto dei ricorrenti al rispetto della loro vita privata e familiare è stata sproporzionata. Pertanto, l'articolo 8 della Convenzione è stato violato nel caso di specie. Questo è ciò che la  Corte ha stabilito". Così Filmena Gallo, segretario dell'Associazione Luca Coscioni che ha aggiunto come i "giudici hanno già rigettato le motivazioni che il Governo italiano pone a difesa della legge 40".
"Di conseguenza – ha aggiunto la Gallo – il Governo piuttosto che proporre ricorso alla sentenza di condanna dovrebbe in virtù del trattato di Lisbona eseguire la sentenza adeguando la legge 40 alla Carta Cedu che costituisce fonte principale anche nel nostro ordinamento. Il ricorso finalizzato a "chiarire", preannunciato dal Ministro Balduzzi, in realtà non esiste. O si rispetta la sentenza o la si contesta". 
"Ci auguriamo –  ha concluso la Gallo – perciò che il ministro Balduzzi voglia rivedere l'orientamento preannunciato e che si adoperi , dunque, per modificare ciò che l'Europa ci chiede di modificare. Sarebbe grave se un Governo "tecnico", che ha nelle proprie ragioni costitutive il rispetto di ciò che l'Europa ci chiede sul piano economico, decidesse invece di contrastare le decisioni giurisdizionali europee sul piano delle libertà civili". 

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