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Venerdì 01 MARZO 2013
Alfieri (San Raffaele): “Ecco da dove parte la nuova tecnica”

L’insufficienza della valvola mitralica è la più comune malattia valvolare. In USA e in Europa colpisce oltre 8 milioni di persone, con un incremento di circa 600.000 nuovi casi all’anno.
Ottavio Alfieri, Direttore del Dipartimento Cardio-Toraco-Vascolare dell’Ospedale San Raffaele, che ha inventato la prima versione della tecnica che verrà testata nello studio, spiega così cos’è l’insufficienza mitralica o rigurgito mitralico e come è pensato il nuovo studio: “L'insufficienza mitralica è una condizione in cui la valvola mitrale non funziona correttamente, i due lembi triangolari di tessuto che si uniscono per chiudere la valvola presentano un difetto di chiusura per cui il sangue ritorna nell’atrio sinistro (rigurgito) riducendo così il flusso del sangue al resto del corpo”, ha spiegato. “I pazienti inclusi nello studio RESHAPE, in particolare, sono affetti da insufficienza mitralica funzionale, ossia determinata non da alterazioni anatomiche della valvola, ma da un ventricolo sinistro fortemente alterato nell’ambito dello scompenso. Quindi non si tratta di una patologia della valvola, ma di una malattia del cuore che, dilatandosi, provoca un allargamento della valvola che perde la sua azione sigillante. Si tratta di pazienti ad alto rischio chirurgico, essi hanno, infatti, un cuore molto compromesso e non avrebbero nessun’altra opzione al di là della terapia medica ottimale”.
 
Questi pazienti hanno già una terapia, che però ad oggi è complessa e prevede un intervento a cuore aperto, con tutti i rischi che questo comporta. “Se la causa è ben definita, si agisce sulla patologia di base, ovvero la malattia coronarica o valvolare. Nei casi in cui lo scompenso non ha una causa ben identificabile, si fa riferimento a terapie mediche ottimali composte da vasodilatatori, diuretici e betabloccanti”, ha continuato Alfieri. “Quando siamo in presenza di insufficienza mitralica e scompenso cardiaco (ovvero i pazienti inclusi nello studio RESHAPE) le terapie sono volte a ridurre l’insufficienza tramite un intervento di riparazione della valvola mitralica (annuloplastica) o sostituzione della valvola stessa. L’operazione presenta una certa complessità: la necessità di sottoporre un paziente con scompenso (magari anziano con comorbilità) ad un intervento a cuore aperto.
 
Ma di recente è emersa una terza opzione, ovvero “la possibilità per risolvere i problemi dell’insufficienza mitralica di usare la Clip, una terapia percutanea mininvasiva che riproduce, attraverso un approccio percutaneo e mininvasivo, una tecnica chirurgica introdotta da me nel 1991 (edge to edge)”, ha spiegato l’esperto. “Allora l’intervento veniva effettuato a cuore aperto e, attraverso un punto di sutura, era possibile approssimare i due lembi mitralici nel punto dell’insufficienza mitralica in modo da rendere la valvola perfettamente continente, in grado di ritrovare la sua tenuta e la funzionalità perduta. Oggi invece tutto avviene in regime di mininvasività”.
 
Con numerosi lati positivi. “I pazienti hanno una ripresa migliore e più rapida rispetto alla chirurgia a cuore aperto e possono essere dimessi dall’ospedale in tempi rapidi. Questa tecnica innovativa è inoltre più accettata dai pazienti giovani ed è in grado di ridurre i rischi operatori per quelli anziani affetti da patologie concomitanti”, ha concluso Alfieri. “Prima di intervenire occorre però fare un’accurata valutazione del paziente il quale deve possedere determinate caratteristiche anatomiche di fattibilità, ovvero i due lembi della valvola non devono essere troppo distanti e il jet da rigurgito deve essere unico e in punto solamente”.

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