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Mercoledì 13 MARZO 2013
La storia di un successo italiano

Vittorio Unfer, Vice presidente di LO.LI International Symposia , ha dedicato una buona parte della sua carriera più recente a studiare il myo-inositolo. Ma qual è la storia di questa molecola?
La storia dell’Inositolo è legata alle origini della vita stessa sulla terra e ripercorrendola, si resta sorpresi di come una molecola estremamente semplice possa avere una storia complessa. Nel 1850 Johanes Joseph Scherer isolò dal muscolo un esaidrocicloesano a cui diede il nome di Inositolo (dal greco muscolo). Recentemente la grande stabilità di questa molecola e le sue primordiali funzioni sono valse all’inositolo il titolo di molecola prebiotica. Dopo la scoperta di Scherer numerosi ricercatori si sono dedicati allo studio del myo-inositolo (MI) in diversi organi e tessuti. Eisenberg e Bolden, nel 1964 rilevarono che i testicoli erano ricchi di MI, in seguito, Amann e Voglmayr (1973); Lewin e Beer, (1973); Ghafoorunissa, (1976) dimostrarono come anche prostata, epididimo e vescicole seminali contenessero una grande quantità di MI.
Il liquido seminale, ad esempio, è una delle fonti più ricche di inositolo con una concentrazione quasi tripla rispetto a quella riscontrabile nel plasma. Ma non è l’unico. Il MI oltre ad essere assunto con la dieta, viene sintetizzato direttamente dall’organismo a partire dal Glucosio-6-fosfato e grazie all’azione di enzimi specifici può essere convertito in diverse sostanze tra cui il D-Chiro-inositolo (DCI). Nel 1988 Joseph Larner arrivò alla conclusione che il MI ed il DCI facevano parte di due diversi mediatori chimici dell’insulina. Negli stessi anni una patologia di interesse ginecologico, la Policistosi ovarica, veniva associata alla insulino resistenza e alla conseguente iperinsulinemia.
Infatti, diversi studi hanno dimostrato come la funzionalità ovarica sia influenzata dall’insulina: i recettori per questo ormone sono presenti sull’ovaio e una volta attivati determinano l’aumento di produzione degli androgeni. L’insulina dunque gioca un ruolo importante nella patogenesi della Policistosi ovarica, sia in maniera diretta che indiretta.
Nel 2003, in Italia, la LoLi Pharma ha concluso i primi studi sull’utilizzo del MI nella policistosi ovarica. I risultati sono entusiasmanti ed oggetto di brevetto. L’inventore, il Unfer, condivide il risultato con alcuni colleghi americani: secondo lui, l’ovaio, nella policistosi ovarica, ha follicoli in cui è abbondante il DCI ma scarso il MI. Conferma a questa teoria arriva grazie al dosaggio nel liquido follicolare del MI e del DCI in donne sane. In quest’ultime il liquido follicolare proveniente dai cicli spontanei contiene alte concentrazioni di MI e basse di DCI.
Ulteriori studi sono stati poi condotti al fine di identificare il rapporto plasmatico fisiologico dei due zuccheri alcolici. Il risultato di questi studi ha evidenziato come nel plasma ogni 40 molecole di MI sia presente una sola molecola di DCI. Nel corso dello stesso studio è emerso che l’assorbimento del MI è abbattuto in maniera significativa da diverse molecole, come ad esempio glucosio e caffeina; questo induce una riduzione del MI assorbito con la dieta.
Grazie alla moderna tecnologia è stato infine possibile realizzare un prodotto in capsule molli, questo a permesso di migliorare la biodisponibilità del MI e di rimuovere l’interferenza della caffeina sul suo assorbimento.

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