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Mercoledì 24 LUGLIO 2013
Non solo risultati positivi. Cosa dimostra MIND IT?

1461 pazienti, di età compresa tra 50 e 70 anni, con diabete di tipo 2 diagnosticato da almeno 2 anni e con elevato rischio cardiovascolare definito dalla presenza di 2 o più fattori di rischio cardiovascolare. Questo il campione di pazienti arruolati per lo studio MIND IT, all’interno del quale – come già detto – si è dimostrato come sia possibile arrivare a valori di emoglobina glicata entro i limiti nel 54% dei casi (22% del gruppo sottoposto a trattamento convenzionale), di colesterolo LDL nel 43% (contro il 24%), di trigliceridi nell’82% (contro il 64%), di colesterolo HDL nel 95% (contro l’82%), di pressione arteriosa nel 23% (contro il 6%). Ma in conclusione lo studio cosa dimostra?
 
Sicuramente che nella pratica clinica è possibile adottare interventi terapeutici ‘intensivi’ per promuovere un trattamento ottimale del diabete e dei fattori di rischio cardiovascolare. Ma anche che l’intensificazione del trattamento si associa ad un miglior compenso glicemico e a una potenziale riduzione del rischio di eventi cardiovascolari. Al contrario di altri studi, inoltre, nello studio MIND IT il miglioramento del compenso glicemico non si associava ad un aumento del peso corporeo (probabilmente perché tra gli obiettivi dell’intervento multifattoriale in questo studio era previsto anche il controllo del peso corporeo).
Purtroppo però, nonostante gli ottimi risultati ottenuti, la qualità del trattamento, anche al’interno del gruppo ‘intensivo’, rimane subottimale: dopo due anni di intervento solo un paziente su due raggiunge l’obiettivo terapeutico per l’emoglobina glicata; solo 1 su 3 raggiunge valori ottimali di colesterolo e pressione arteriosa; solo un ristrettissimo numero di pazienti inoltre centrava tutti gli obiettivi.
 
Come già detto le difficoltà sono legate in particolare a problemi organizzativi (spazi insufficienti, personale carente), ma anche all’inerzia terapeutica e alla scarsa compliance del paziente. Tuttavia, i risultati sono comunque positivi, e ci sono ampi margini di miglioramento per la prevenzione primaria degli eventi cardiovascolari nel diabete mellito di tipo 2.
Una delle cose che secondo gli esperti ha fatto la differenza, ad esempio, è la rigorosa periodicità delle visite di controllo. Nello studio MIND IT il gruppo dei pazienti sottoposti a trattamento intensivo veniva infatti sottoposto a controlli ambulatoriali quadrimestrali. Questo, insieme all’applicazione di un protocollo di trattamento a gradini mirato al raggiungimento degli obiettivi terapeutici, rappresenta probabilmente il fattore chiave del successo nel gruppo di trattamento ‘intensivo’ ed è allo steso tempo compatibile con l’organizzazione della assistenza diabetologica sul territorio nazionale.

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