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Giovedì 10 OTTOBRE 2013
D’Ambrosio Lettieri (PD): “Governo chiarisca su universalismo e selettività delle prestazioni”

Signora Presidente, gentili colleghe, gentili colleghi, signor rappresentante del Governo, abbiamo grande rispetto per il Ministro della salute, e tuttavia riteniamo di doverci rivolgere oggi a lei, in rappresentanza del Governo, ma in rappresentanza, in particolare, del Ministro dell'economia, ormai consapevoli che da tempo prevale più Via XX Settembre, nella scelta delle politiche sanitarie, che Lungotevere Ripa, poiché abbiamo un'azione, nell'ambito della nostra Sanità, che pare sempre più orientata dalle esigenze di tipo economico: una sorta di commissariamento del Ministero della salute da parte del Ministero dell'economia, poi a sua volta commissariato da parte dell'Europa, che detta le regole alle quali noi dobbiamo necessariamente sottostare nel rispetto dei vincoli del fiscal compact.
 
Tuttavia, oggi credo che sia l'occasione giusta per chiedere soprattutto una cosa al Governo: parole di verità. Io condivido totalmente il titolo dentro il quale nel DEF sono racchiuse le promesse e gli impegni inerenti alle politiche di welfare afferenti alla salute: «Rispondere alle grandi sfide della sanità e dell'assistenza».
Naturalmente, tutti noi abbiamo grande consapevolezza che dentro le politiche di welfare e dentro il Servizio sanitario nazionale che dalla legge n. 833 del 1978 ad oggi abbiamo saputo costruire c'è la cifra distintiva di una sensibilità, di una cultura, vorrei dire di quei principi straordinari di coesione sociale e di solidarietà sociale che sono racchiusi nell'universalità del sistema sanitario. Dobbiamo però uscire dall'equivoco, e il Governo in questo impegno ci deve essere accanto, perché ogniqualvolta si parla la lingua della verità al Paese su un tema delicatissimo (e bene si fa a parlare la lingua della verità nelle sedi istituzionali, in Parlamento e non nei convegni) si aprono polemiche e si creano delle condizioni di contrapposizione anche di tipo ideologico.
 
Fu, nel mese di settembre del 2012, il primo ministro Monti a dire testualmente: «Il nostro Sistema sanitario nazionale, di cui andiamo fieri, potrebbe non essere garantito se non si individuano nuove modalità di finanziamento». È una dichiarazione che il presidente Monti, con la assoluta autorevolezza della sua funzione e delle sue competenze, rilasciava nell'ambito di un convegno scientifico.
 
Il ministro della salute Lorenzin, il 25 settembre, riprende quel concettoe afferma che la Sanità ha già dato: dal 2011 al 2015 ha pagato circa 22 miliardi di euro.
Il senatore Bianco, da par suo e con grande puntualità, qualche minuto fa, intervenendo sullo stesso argomento, faceva riferimento a questa politica indiscriminata di tagli, che naturalmente ha determinato non pochi problemi. Quali sono i problemi determinati dalla politica dei tagli, determinati a loro volta dall'esigenza di contenimento della spesa? Liste d'attesa, mobilità passiva extraregionale, ahinoi prevalentemente di un Sud che ancora deve andare a rincorrere il diritto alla salute migrando verso il Nord, con un gap infrastrutturale che non trova riscontro nei criteri di riparto del Fondo sanitario nazionale, signor Vice Ministro.
 
Ancora: un quarto della spesa sanitaria è sostenuta direttamente dai cittadini italiani, senza livelli di intermediazione (30 miliardi di euro). Ha affermato inoltre Francesco Massicci, intervenendo l'altro giorno alla Camera dei deputati nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla sostenibilità del sistema (che anche noi in 12a Commissione al Senato stiamo lodevolmente svolgendo), che i cittadini pagano 3 miliardi euro di ticket.
Ancora: gli organici carenti (ne abbiamo parlato anche in questi giorni in sede di esame del provvedimento sulla pubblica amministrazione), il precariato in Sanità, il numero in costante aumento delle persone che in questo Paese non hanno più neanche le risorse economiche per curarsi.
 
Questo è il bollettino di guerrache - come sappiamo - accompagna i tempi della crisi, ma che in effetti determina una situazione di vulnerazione profonda del principio di universalità che continuiamo a considerare l'elemento distintivo della nostra Sanità.
 
Allora, nella Nota di aggiornamento del DEF sembra valere il principio: non più una Sanità universale, ma una Sanità ed un welfare selettivi. Leggo testualmente nella Nota: «...occorre ripensare un modello di assistenza finalizzato a garantire prestazioni non incondizionate, rivolte principalmente a chi ne ha effettivamente bisogno» (come se sino ad oggi ci fosse stato qualcuno che ha avuto accesso a prestazioni sanitarie delle quali non aveva bisogno).
 
Credo che su questi punti il Governo dovrebbe, con maggiore puntualità e precisione, fornire elementi di rassicurazione. Sia chiaro: noi con senso di responsabilità abbiamo espresso un parere positivo in Commissione sanità, perché crediamo che lo sforzo debba essere del Governo e accanto al Governo il Parlamento debba profondere tutte le energie, le risorse e il sostegno per superare i tempi drammatici della crisi. Tuttavia, dobbiamo cercare di dare una risposta puntuale e chiara, almeno per invertire questa tendenza.
 
Se poi, leggendo le agenzie, scopro che il vice ministro Fassinaproprio ieri ha dichiarato che anche nella legge di stabilità potrebbero esserci ulteriori tagli che riguardano la Sanità, allora la mia preoccupazione diventa una condizione di allarme. E siccome penso che le condizioni di allarme vadano governate con responsabilità, vorrei sapere dal Governo quale tipo di intervento si voglia fare sul versante della Sanità, che rappresenta uno dei terreni a più alto interesse sociale, per evitare che, dall'essere il settore della Sanità un importante caposaldo della nostra democrazia, sul quale abbiamo costruito la coesione sociale, essa divenga il luogo di una situazione di scollamento e di disuguaglianza e faccia registrare situazioni assolutamente insopportabili per un Paese civile.
 
Questa è la domanda che pongoe il punto intorno al quale credo che abbiamo il dovere di dare rassicurazioni puntuali e precise al Paese, e non soltanto ai pazienti, che sono i primi a dover sopportare il disagio e le difficoltà che si incontrano ai nostri tempi, ma anche a tutta quell'estesa platea di operatori della Sanità che, sul versante della politica della salute, ha trasformato lodevolmente la propria attività professionale in una vera e propria missione e che probabilmente finisce con l'essere anche poco considerata dalle politiche di sostegno ai settori di riferimento.
In questo quadro, credo che valga la pena di recuperare forza per un governo della sanità che combatta corruzioni e sprechi, che punti sui principi della governance per consegnare modelli efficienti, efficaci e appropriati, ma anche equi ed eticamente accettabili, superando la situazione gravissima che registriamo da un po' di tempo a questa parte.
 
 
Lugi d’Ambrosio Lettieri (PDL), intervento al Senato il 9 ottobre 2010 in occasione della discussione sulla Nota di aggiornamento del Def 2013

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