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Martedì 10 FEBBRAIO 2015
Pronto soccorso: in un caso su tre ci si va anche quando non serve

“Il ricorso al Pronto soccorso spesso avviene per motivazioni scarsamente appropriate che potrebbero essere tranquillamente trattate in contesti assistenziali più appropriati”. A dirlo è il Ministero della Salute nell’ultima Relazione sullo Stato sanitario del Paese. Un fenomeno ben conosciuto e che attanaglia tutti i sistemi sanitari. Secondo un Focus dell’Agenas e della Simeu (Società italiana medicina emergenza e urgenza) gli accessi improprio son “tra il 9 e il 54,1% negli USA, tra il 25,5 e il 60% in Canada, tra il 19,6 e il 40,9% in Europa”. In Italia la variabilità di questi accessi “impropri” è significativa nelle diverse aree geografiche: se il valore medio nazionale è del 24,18%, al sud e nelle isole sale al 30,94%, al centro invece scende al 17,98%, mentre il nord registra un 23,85%.
 
Secondo i numeri del Focus gli accessi al Pronto soccorso nel 2013 in tutta Italia sono stati circa 24 milioni: 1% i codici rossi, 18% gialli, 66% verdi, 15% i bianchi. Sul totale, una parte viene dimessa senza necessità di ricovero, dopo aver esaurito il bisogno di cure già in pronto soccorso: circa 98% dei bianchi, l’88% dei verdi, il 64% dei gialli. E l’attesa per il ricovero, dopo la valutazione in pronto soccorso, in molti casi si estende da 1 a 6 giorni.
 
Gli accessi inappropriati, e che potrebbero trovare risposta in sedi diverse dal pronto soccorso, sono il 30% del totale: di questi il 95% sono codici bianchi e il 20% codici verdi, spesso celano un’emergenza sociale a cui si deve dare comunque una risposta. Sono molteplici i fattori che spingono i cittadini a rivolgersi al Pronto soccorso: scarsa fiducia nella Medicina generale, “comodità” nella convinzione che al Pronto soccorso sia possibile ottenere una risposta in tempi brevi senza dover affrontare i tempi di attesa che spesso contraddistinguono il sistema sanitario nazionale, salute vissuta come un diritto al quale non si può prescindere, ansia. I cittadini, inoltre, sottolinea il Focus Agenas-Simeu, preferiscono rivolgersi al Pronto soccorso per scarsa fiducia nei confronti del Servizio di guardia medica.

In ogni caso questi accessi “inappropriati”, pur costituendo il 30% degli accessi, sono gestiti in tempi brevi e impegnano limitatamente il personale dell’emergenza: meno del 15% delle ore totali. L’impegno enorme del personale di pronto soccorso è invece sui casi più gravi, codici verdi, gialli e rossi, che dovrebbero essere ricoverati entro 6 ore, secondo gli standard di riferimento. Invece restano molto di più in pronto soccorso, con aumento proporzionale dell’impegno del personale e conseguente rallentamento della presa in carico dei nuovi arrivi. La vera inappropriatezza per il pronto soccorso, sottolinea la Simeu “non è tanto il paziente con un codice basso, ma il paziente in barella in attesa di essere ricoverato in un altro reparto dell’ospedale”. “L’analisi corretta dei dati – per la Simeu – orienta a progettare interventi e destinare risorse non tanto sul problema degli accessi impropri, quanto piuttosto su altri fattori che sono i reali determinanti dell’affollamento: i percorsi intra-ospedalieri dai pronto soccorso ai reparti e i percorsi di uscita dall’ospedale al territorio, dove è indispensabile rafforzare il sistema di supporto domiciliare e la rete delle strutture” 

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