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Mercoledì 15 DICEMBRE 2021
La formazione medica e quel ddl che può essere la base di una svolta



Gentile Direttore,
apprendiamo con soddisfazione i contenuti del Disegno di Legge n. 2372 "Modifiche al decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 368, e altre disposizioni in materia di formazione medica”, presentato dalla Senatrice Paola Boldrini. Si pongono finalmente le basi per un miglioramento della qualità formativa e per un percorso votato ad un corretto fabbisogno di medici specialisti come richiesto da anni dall’Anaao Assomed.
 
Tra le finalità del DDL si legge che “Lo scopo di questo disegno di legge è di contribuire a un progetto riformatore iniziando dalla formazione medica, con l’obiettivo, tra gli altri, di definire il tipo di rapporto di lavoro e di formazione per i medici specializzandi (…) per quanto riguarda lo status dello specializzando, fermi restando i contenuti di formazione di qualità, si opta per il suo inserimento nell’alveo della contrattazione della dirigenza medica”.
 
Non si può che applaudire a una ferma volontà di archiviare la figura tutta italiana del medico in formazione specialistica incatenato nella sua anacronistica figura di studente sotto l’esclusiva egida delle università ma finalmente inquadrato come professionista e con l’obiettivo, citando il DDL stesso, “di valorizzare i giovani medici in formazione attraverso l’evoluzione del contratto di formazione specialistica, nonché l’adozione del medesimo strumento, con i relativi riconoscimenti economici, giuridici e le tutele fondamentali”.
 
Restiamo, inoltre, favorevolmente colpiti dal coinvolgimento delle realtà sindacali, insieme alla FNOMCeO, nei tavoli di programmazione dei fabbisogni dei futuri medici specialistici (Art.4); un riconoscimento del decennale lavoro dell’ANAAO Assomed che per decenni si è sostituita ai Ministeri competenti fungendo da “Centro Studi”, denunciato la cronica programmazione errata della formazione medica post-laurea. La parola “sindacato” è stata usata ben 4 volte nel DDL: occorre rendere strutturale questo coinvolgimento per superare, citando nuovamente il DDL, “le crescenti criticità in tema di definizione e programmazione del fabbisogno di medici specialisti al fine di risolvere e prevenire il fenomeno della pletora medica, che ha condannato migliaia di medici a ripiegare su ruoli e posizioni diversi da quelli per i quali si erano formati, ma anche il cosiddetto imbuto formativo”.
 
In tema di formazione medica, il Sistema Sanitario Nazionale non deve esser più considerato una succursale dell’universo universitario poiché gli specializzandi, da professionisti medici, hanno dimostrato essere parte integrante, al fianco dei dirigenti medici e non dei professori universitari, della spina dorsale nella lotta che ancora oggi è in atto contro il SARS-CoV-2. Non possiamo che apprezzare che il DDL preveda che “la formazione dei medici specialisti in ambito universitario debba avvenire con il concorso delle regioni e delle province autonome, che si avvalgono, oltre che delle aziende ospedaliero-universitarie anche della rete formativa, definita su base regionale o interregionale, costituita dai servizi e presidi ospedalieri, prevedendo che le attività di docenza e di tutoraggio siano svolte anche dal personale, dipendente e convenzionato, del Servizio sanitario nazionale”.
 
Appare però contraddittorio continuare a considerare il Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari come organo di rappresentanza dei medici in formazione nell’ottica di questo progetto riformatore che prevede il cambio di status giuridico del medico in formazione. I luoghi di rappresentanza devono mutare insieme alla figura dello specializzando, con una concomitante riforma dell’Osservatorio Nazionale della formazione medica, attualmente costituito nella sua quasi totalità di figure del mondo universitario con il serio rischio di avere una struttura autoreferenziale in cui il controllore coincide con il controllato.
 
 
ANAAO GIOVANI e ALS

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