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Mercoledì 26 GENNAIO 2022
Salute mentale. Un adolescente su 4 ha sintomi di depressione da Covid, raddoppiati i casi in 2 anni

E 1 su 5 mostra segni di un disturbo d’ansia. È quanto emerge da un’ampia metanalisi appena pubblicata su Jama Pediatrics, che ha incluso 29 studi condotti su oltre 80mila giovani. Il tema è stato discusso al XXIII della Sinpf che per rispondere ai bisogni dei giovani e dare indicazioni ha creato un Gruppo di Ricerca in NeuroPsicoFarmacologia dell’Infanzia e Adolescenza

È in corso una crisi mondiale della salute mentale, anche e soprattutto fra i giovanissimi: l’incidenza di depressione e ansia fra gli adolescenti è raddoppiata rispetto a prima della pandemia di Covid-19 e questo diffuso disagio mentale rischia di mettere una seria ipoteca sulla salute futura dei ragazzi.
 
Lo sottolineano gli esperti riuniti per il XXIII congresso nazionale virtuale della Società Italiana di NeuroPsicoFarmacologia, (Sinpf)  al via oggi, discutendo i dati degli studi più recenti sull’argomento. Un’ampia metanalisi appena pubblicata su Jama Pediatrics, che ha incluso 29 studi condotti su oltre 80 mila giovani, ha infatti dimostrato che oggi un adolescente su quattro ha i sintomi clinici di depressione e uno su cinque segni di un disturbo d’ansia. La probabilità è particolarmente alta fra i ragazzi più grandi, che più dei bambini hanno risentito delle restrizioni che non hanno consentito di vivere in serenità e assieme ai coetanei momenti fondamentali della crescita, dalle prime relazioni all’esame di maturità.
 
Tutto questo è confermato anche da un secondo studio, su 1500 bambini e adolescenti, pubblicato sul Journal of the American Academy of Child and Adolescent Psychiatry. Una situazione che potrà purtroppo avere conseguenze negative sul lungo periodo: è stato infatti dimostrato che soffrire di depressione durante l’infanzia e l’adolescenza si associa da adulti a una salute peggiore, mentale e non solo, e a maggiori difficoltà nelle relazioni e nella vita in generale.  Questo è vero soprattutto per chi ha sofferto in maniera persistente di sintomi depressivi: essere costantemente ‘sotto tono’, specialmente durante l’adolescenza, ha ripercussioni più negative di un singolo episodio depressivo anche molto precoce, se questo viene poi risolto.
 
“Tutte le ricerche concordano: con la pandemia un’allarmante percentuale di giovanissimi sta manifestando i segni di un disagio mentale – spiega Claudio Mencacci, co-presidente della Società Italiana di NeuroPsicoFarmacologia e direttore emerito di neuroscienze e salute mentale all’Asst Fatebenefratelli-Sacco di Milano –. I tassi di depressione e ansia che si registrano sono direttamente correlati alle restrizioni: si impennano cioè quando viene impedita la socialità, quando si deve tornare alla didattica a distanza, quando non si possono coltivare le relazioni con i coetanei che in adolescenza sono indispensabili”.
 
A pagare il prezzo più alto sono i ragazzi della scuola secondaria superiore, “una fase essenziale per le nuove esperienze e per i primi traguardi – prosegue Mencacci – non vivere nella normalità ‘pietre miliari’ come l’esame di maturità o i primi amori per la psiche di un giovanissimo è assimilabile a un lutto e come tale può essere un fattore scatenante di ansia e depressione. Molti possono avere sintomi di disagio mentale che poi si risolvono, ma tanti stanno mostrando di non riuscire a uscirne: per loro la pandemia è stata una sorta di ‘catalizzatore’, un evento che li ha portati su una traiettoria di malessere. Senza contare coloro che erano già fragili prima di Covid-19, per i quali la pandemia è stata ancora più difficile da affrontare. Tutti devono essere intercettati e aiutati a uscire dalla depressione”.
 
Questo perché è ormai altrettanto certo che soffrire di depressione durante l’adolescenza comporta difficoltà per tutta la vita, se il disturbo non viene risolto presto e bene: come ricorda una nota della Sinpf, uno studio pubblicato di recente sul Journal of the American Academy of Child and Adolescent Psychiatry per il quale sono stati seguiti quasi 1500 bambini e adolescenti fino ai 30 anni ha dimostrato che la presenza di sintomi persistenti di depressione da giovanissimi si associa a una vita adulta più difficile, in cui è maggiore il rischio di ansia, abuso di sostanze e perfino condotte criminali, è più elevata la probabilità di avere problemi di salute e relazioni sociali complicate così come di non raggiungere gli obiettivi di studio e carriera. Le conseguenze sono più negative per chi soffre di depressione durante l’adolescenza rispetto alla prima infanzia e soprattutto per chi ‘trascina’ i sintomi depressivi senza che vengano risolti da un adeguato trattamento: le ripercussioni sono infatti attenuate in chi è stato gestito dai Servizi di salute mentale.
 
“Questi dati confermano la necessità di intercettare e trattare la depressione nei giovanissimi, un problema che sta emergendo con sempre maggiore forza a causa della pandemia – commenta Matteo Balestrieri, co-presidente della Società Italiana di NeuroPsicoFarmacologia e professore ordinario di Psichiatria all’Università di Udine –. L’adolescenza è un momento centrale per lo sviluppo psichico dell’individuo e occorre gestire adeguatamente le psicopatologie che vi si dovessero manifestare per evitarne le conseguenze a lungo termine. Il primo passo è una corretta diagnosi, quindi occorre impostare una terapia che spesso prevede in primis un percorso psicoterapeutico, ma che deve prevedere l’utilizzo di farmaci nei casi in cui ciò sia opportuno. I farmaci non sono indicati in depressioni lievi né come prima linea di trattamento, ma con opportuni accorgimenti possono essere d’aiuto quando la psicoterapia da sola non basta, per evitare che la depressione diventi persistente e quindi più pericolosa per il benessere presente e futuro dell’adolescente”.
 
In età evolutiva molti farmaci vengono tuttora utilizzati off-label, ovvero prescritti al di fuori delle indicazioni per cui sono approvati: tanti principi attivi utilizzati nelle patologie psichiatriche di bambini e adolescenti hanno l’approvazione regolatoria solo per gli adulti e anche per colmare le lacune di conoscenza e rispondere ai bisogni dei giovani pazienti all’interno di Sinpf è nato il Gruppo di Ricerca in NeuroPsicoFarmacologia dell’Infanzia e Adolescenza, che oltre a favorire la ricerca scientifica nel settore potrà dare opportune indicazioni per la gestione adeguata dei giovani pazienti.
 
“Il dibattito sulla prescrizione degli antidepressivi in infanzia e adolescenza è ancora aperto: alcuni sono approvati per l’impiego in questa fascia d’età, altri vengono comunque utilizzati – concludono Mencacci e Balestrieri – Tutti devono sempre essere prescritti nella consapevolezza dell’importanza di gestire l’adolescente nella sua complessità: gli antidepressivi possono e devono essere somministrati a un adolescente se è opportuno, ma occorre sempre che ci sia un attento monitoraggio ed è indispensabile sostenere il giovane paziente in un percorso di cura che tenga conto della sua particolare situazione emotiva e cognitiva”.

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