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Lunedì 21 FEBBRAIO 2022
Nuove tariffe Allergologia. Indagine sul campo conferma rischi di tenuta dei servizi

Il recente provvedimento non è privo di conseguenze perché il trasferimento dal regime di DH a quello ambulatoriale di diverse prestazioni comporterà inevitabilmente una marcata riduzione della remunerazione per gli erogatori siti in regioni che tali prestazioni eseguivano in regime di DH. Un fatto che con ogni probabilità renderà svantaggioso, specie per le strutture accreditate, mantenere una linea di attività molto impegnativa per risorse umane e strumentali impiegate

Abbiamo più volte evidenziato il paradosso dell’assistenza allergologica del nostro paese in cui, a fronte di una crescente prevalenza di patologie allergiche interessanti circa il 25% della popolazione, i servizi pubblici di allergologia, storicamente sottodimensionati, hanno visto un’ulteriore contrazione del loro numero e una ancor più preoccupante riduzione del numero di specialisti in attività presso di essi.
 
Le regioni hanno proceduto in autonomia e in ordine sparso evidenziando una assoluta e incomprensibile assenza di programmazione e di controllo da parte degli organi centrali. Attività e servizi di importanza fondamentale per pazienti affetti da gravi patologie allergiche sono stati lasciati alla discrezionalità dei diversi decisori ragionali.
 
La frammentazione del servizio sanitario nazionale, di cui porta il peso la riforma del Titolo V della costituzione del 2001 ha avuto effetti particolarmente pesanti sulle attività di allergologia non solo di base ma anche e soprattutto di tipo avanzato; di fatto la diagnostica e il trattamento dell’allergia al veleno di imenotteri, le reazioni indesiderate da farmaci, le pratiche di desensibilizzazione, e l’allergia alimentare grave nella cui diagnosi riveste un ruolo fondamentale il test di provocazione orale (TPO) non hanno goduto di quella attenzione che avrebbero invece meritato e che viene riconosciuta loro negli altri paesi europei
 
Alla carenza di servizi ha fatto buona compagnia una altrettanto incomprensibile difformità del setting assistenziale (regime ambulatoriale vs DH) a parità di rimborso da parte dello stato, sia a livello interregionale che (incredibilmente) intra-regionale tra le diverse aziende sanitarie erogatrici delle prestazioni.
 
Così non solo alcune regioni hanno ammesso un regime di remunerazione più vantaggioso per gli erogatori (la diaria di DH) rispetto ad altre che hanno adottato il setting ambulatoriale, estremamente penalizzante e inadeguato a compensare i costi sostenuti dagli erogatori, ma le singole ASL di una stessa regione hanno potuto adottare il regime che ritenevano più congruo all’infuori di una uniforme programmazione regionale
 
Con la survey che presentiamo oggi (vedi tabella per i risultati di sintesi) abbiamo identificato quattro ambiti di livello avanzato dell’attività specialistica allergologica:
1) Diagnostica per farmaci;
2) Diagnostica per veleno di imenotteri e modalità di esecuzione della rush therapy;
3) Test di scatenamento e di tolleranza per farmaci;
4) Test di provocazione per alimenti nel caso di allergia alimentare grave.
e abbiamo indagato sulle modalità di esecuzione nelle diverse regioni attraverso un censimento condotto tra i professionisti AAIITO direttamente coinvolti in tali procedure.
 
I colleghi contattati hanno fornito indicazioni riguardanti l’intero territorio regionale e hanno segnalato se in alcune regioni le diverse aziende sanitarie e presidi ospedalieri adottassero procedure diverse da quelle più frequentemente in uso.
 
I risultati della survey
Per quanto riguarda l’attività diagnostica per farmaci il regime ambulatoriale è risultato essere quello adottato dalla maggioranza delle regioni (12/20); il Day service (un DH ridotto) è adottato dalla regione Sicilia. Il regime di DH classico è adottato da tre regioni ma in Lombardia solo in alcune aziende sanitarie essendo, l’opzione più comune quella dei MAC (macropacchetti ambulatoriali).
 
Per quanto riguarda la diagnostica per imenotteri il regime più comunemente adottato attualmente è quello ambulatoriale (14 regioni) mentre 4 regioni adottano un regime di DH. In riferimento alla rush therapy impiegata nella desensibilizzazione accelerata per i veleni di imenotteri il regime prescelto è equamente suddiviso tra ambulatoriale e DH con lievissima prevalenza di quest’ultimo.
 
Per quanto riguarda il test di scatenamento con farmaci le regioni che adottano un regime ambulatoriale sono in numero superiore a quelle che eseguono il challenge in regime di DH (9/6).
 
Per l’ultimo aspetto considerato, ovvero il test da scatenamento con alimenti, la maggioranza delle regioni adotta un regime ambulatoriale mentre sono solo 4 quelle che eseguono il test in regime di DH; la Lombardia adotta invece il regime basato sui MAC.
 
Il nuovo quadro delineato dalla modifica dei LEA e dalla definizione delle tariffe ambulatoriali
Abbiamo visto in un nostro precedente articolo come i nuovi LEA, previsti dal DPCM del 2017 e ora prossimi a diventare operativi essendo state definite le relative tariffe, hanno introdotto importanti innovazioni nel campo dell’assistenza allergologica; mentre da un lato le prestazioni avanzate, come quelle oggetto della survey, sono diventate di competenza esclusiva dello specialista allergologo dall’altro lato il setting assistenziale in cui tali prestazioni dovranno essere eseguite è quello ambulatoriale pur nell’ambito di un complesso di tipo ospedaliero in grado di fronteggiare eventuali reazioni indesiderate.
 
Di fatto il legislatore ha deciso di indicare come regime di erogazione quello già prescelto in modo autonomo dalla maggioranza delle regioni con le conseguenze che verranno di seguito esaminate.
 
La necessità di rivedere gli importi delle tariffe e del diretto coinvolgimento delle società scientifiche di riferimento
Il provvedimento non è privo di conseguenze perché il trasferimento dal regime di DH a quello ambulatoriale comporterà inevitabilmente una marcata riduzione della remunerazione per gli erogatori siti in regioni che tali prestazioni eseguivano in regime di DH; un fatto che con ogni probabilità renderà svantaggioso, specie per le strutture accreditate, mantenere una linea di attività molto impegnativa per risorse umane e strumentali impiegate.
 
Una eventualità resa ancora più probabile dalla risibile entità delle tariffe di rimborso in regime ambulatoriale e di cui abbiamo già riferito nel precedente e già citato nostro intervento.
 
I contatti, ufficiali e non, tra AAIITO e rappresentanti del Ministero della Salute avvenuti dal 2014 al 2017, hanno certamente contribuito alla definizione dei nuovi LEA specifici per l’allergologia.
 
Alla luce di questo risulta ancora più incomprensibile il fatto che in fase di discussione delle tariffe non siano state coinvolte le società scientifiche di riferimento che avrebbero potuto segnalare al legislatore i costi che tali pratiche diagnostiche e terapeutiche comportano per garantire standard di qualità in termini di: numero di professionisti esperti impiegati; tempi necessari per ogni singolo paziente; risorse strumentali indispensabili per fronteggiare eventuali reazioni indesiderate e, non da ultimo costi vivi, di reagenti e farmaci utilizzati.
 
Se il confronto fosse avvenuto nei tempi e nei momenti opportuni forse oggi non ci troveremmo nella disdicevole condizione in cui una riforma importante rischia di restare inapplicata perché troppo penalizzante per gli erogatori.
 
Riccardo Asero
Presidente nazionale AAIITO
 
Roberto Polillo
Membro del Direttivo nazionale AAIITO

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