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Lunedì 21 FEBBRAIO 2022
Monta la rabbia dei medici e dei dirigenti ospedalieri. Anaao: “Pronti a stato d’agitazione una volta finita emergenza Covid”

Il principale sindacato della dirigenza medica e sanitaria: “Finita la retorica degli angeli e degli eroi, i medici e i dirigenti sanitari sono tornati nell'invisibilità politica con i problemi di sempre, accentuati, costretti addirittura alla lista di attesa per l'apertura di un Contratto di lavoro già scaduto. Ora occorre rimediare con misure urgenti quanto incisive, perché le parole non bastano più”. IL DOCUMENTO

Scarsi finanziamenti per la sanità pubblica, condizioni di lavoro del personale sempre più critiche tra carichi di lavoro e un contratto che non viene aggiornato in tempi rapidi. E ancora un’aziendalizzazione della sanità che non funziona e le poche risorse del Pnrr per la mission Salute. È lungo l’elenco delle criticità messe nere su bianco in un documento della Direzione nazionale pubblicato sul proprio sito dall’Anaao Assomed che avverte come quando terminerà l’emergenza Covid è molto probabile l’avvio di una stagione di protesta.
 
“Finita la retorica degli angeli e degli eroi, i medici e i dirigenti sanitari sono tornati nell'invisibilità politica con i problemi di sempre, accentuati, costretti addirittura alla lista di attesa per l'apertura di un Contratto di lavoro già scaduto. La legge di bilancio ha colpevolmente dimenticato le criticità di un personale che è il vero baluardo al dilagare di un virus dagli effetti disastrosi. Ora occorre rimediare con misure urgenti quanto incisive, perché le parole non bastano più”, sostiene l’Anaao che per questo ha deciso di “concordare con le altre Organizzazioni Sindacali le iniziative ritenute più opportune per raccogliere e rilanciare la rabbia e il dolore provenienti dalle corsie ospedaliere e dai presidi territoriali, fino alla dichiarazione dello stato di agitazione dei Medici e dei dirigenti sanitari del SSN, da prevedere per responsabilità nei confronti dei Cittadini solo una volta terminato lo stato di emergenza pandemica, a sostegno di un Servizio Sanitario pubblico e nazionale, di migliori condizioni di lavoro dei suoi professionisti, della loro dignità retributiva e professionale e del loro diritto al Contratto Collettivo nazionale in tempi rapidi”.
 
Le criticità sollevate dall’Anaao:
 
Il definanziamento della sanità pubblica avanza, con la prospettiva di un FSN in rapporto al PIL più basso dell’epoca pre Covid-19. Esso acuisce la questione salariale, evidente nella distanza esistente tra risorse disponibili per il CCNL e il risultato netto nelle tasche dei medici e dei dirigenti sanitari. Sono necessari investimenti specifici e interventi di defiscalizzazione del salario accessorio e del lavoro aggiuntivo contro la pandemia sommersa delle liste di attesa. Senza i quali ogni piano di recupero delle prestazioni non effettuate è destinato a fallire.
 
Il processo di aziendalizzazione in sanità, di fatto fallito senza migliorare la qualità del servizio reso, ha trasformato gli ospedali in organizzazioni votate al puro controllo dei fattori di produzione, medici e dirigenti sanitari compresi, e dei relativi costi, lasciando peraltro largo spazio alla invasività della politica nel determinare assunzioni e carriere dei professionisti. All'interno delle aziende il peggioramento insopportabile delle condizioni di lavoro rivela uno status degli operatori indegno di chi è chiamato a rendere esigibile un diritto costituzionale, fondamentale, dei cittadini. La attuale governance aziendale, monocratica ed assolutistica, richiede una inversione di rotta che lasci spazio ai professionisti nei processi decisionali che li riguardino, e li sottragga al ruolo di operai specializzati del terzo millennio, prestatori d’opera privati del controllo su importanti prerogative della professione, quali contenuti, autonomia e responsabilità.
 
La Direzione Nazionale esige l'apertura quanto prima delle trattative per il CCNL 2019-2021 auspicando che sia il contratto di un nuovo modello di organizzazione del lavoro e di nuove politiche retributive, da rendere coerenti con la gravosità e rischiosità del lavoro. Occorre accrescere il valore salariale di tutte le prestazioni svolte al di fuori dell’orario contrattuale, specialmente quelle legate al disagio notturno e festivo. Che non possono essere svendute al massimo ribasso o retribuite con indennità minime. Mai più ore di lavoro non pagate, ferie non godute per anni, ritmi e carichi di lavoro che mettono a rischio la sicurezza delle cure, precariato stabile, caporalato, emigrazione forzata. Occorre anche rivedere il modello contrattuale della PA misurando la distanza tra il Dlgs 229/1999 ed il Dlgs 165/2001.
 
Con l'emergenza Covid è peggiorato il già pesante carico di lavoro dei medici e dei dirigenti sanitari, soprattutto per alcune specialità. I fondi destinati ad aumentare il numero di operatori sanitari hanno limitato solo parzialmente gli effetti di tanti anni di turnover bloccato, senza contare le procedure lente e antiquate richieste per reclutare nuove forze. In molte regioni è ritornato strisciante il blocco del turnover o il tetto alle assunzioni, con gravi effetti sugli organici ospedalieri e sulle liste di attesa.
 
Un altro elemento di preoccupazione è la ripresa del neocolonialismo universitario all'interno del Ssn, forte di 50 facoltà di Medicina, con il favore delle Regioni, che si accollano gli oneri economici e l'espansione delle AOU al di fuori delle mura ospedaliere, incuranti della logica e della legge.
 
Il PNRR rappresenta l’occasione, forse ultima, per costruire un sistema sanitario moderno. A condizione di reimpostare la Missione 6 dal punto di vista finanziario, visto che la dote assegnata alla salute è la metà di quella concessa a villette, condomini, seconde e terze case, e strategico, perché l'ospedale del futuro non è solo tecnologia, senza riguardo a chi la fa funzionare o adeguamento a norme, senza attenzione alla necessaria flessibilità di spazi, modelli organizzativi, dotazioni organiche. Per creare un nuovo equilibrio con le cure primarie, in un’ottica di continuità assistenziale bidirezionale che faciliti la presa in carico del paziente, occorre riempire il tempo medico previsto per gli ospedali di comunità con personale ospedaliero, per garantire la continuità delle cure tra tempi e luoghi differenti di erogazione della prestazione sanitaria.

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