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Giovedì 24 FEBBRAIO 2022
Covid. “Prepariamoci al passaggio dalla pandemia all’endemia”. La strategia degli infettivologi Simit

Il virus continuerà a circolare, occorre quindi per gli infettivologi della Simit mantenere alta l’immunizzazione con i vaccini e intervenire con i nuovi farmaci, soprattutto nei soggetti più fragili. Strategici anticorpi monoclonali e antivirali. Andreoni: “La Simit si appella alle istituzioni per rendere disponibili i farmaci che si sono dimostrati efficacissimi nella prevenzione dell’evoluzione della malattia”

Gli infettivologi della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit) si preparano ad affrontare il passaggio dalla pandemia a una nuova fase di endemia che sta avvenendo in Italia in queste settimane.
 
“Grazie all’elevato numero di soggetti immunizzati con il vaccino o con l’infezione naturale e alla circolazione di un virus ad alta trasmissibilità ma a bassa virulenza stiamo andando verso una situazione maggiormente favorevole – spiega Massimo Andreoni, Direttore Scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit) – questo si traduce in una serie di scelte che il Governo sta portando avanti di graduale riduzione delle misure di contenimento. Alla luce di queste considerazioni, dobbiamo tenere presente che il virus continuerà a circolare e dobbiamo essere pronti ad assistere i soggetti infetti affinché non vadano incontro a un’evoluzione della malattia, che metterebbe a rischio la loro salute e lo stesso funzionamento degli ospedali”.
 
Per arginare la progressione del virus oggi ci sono a disposizione armi eccezionali: gli anticorpi monoclonali e i nuovi antivirali. “La Simit si appella alle istituzioni per rendere disponibili i farmaci che si sono dimostrati efficacissimi nella prevenzione dell’evoluzione della malattia – evidenzia il Andreoni – il riferimento è agli anticorpi monoclonali, che si sono dimostrati molto validi se somministrati nella prima fase della malattia, e agli antivirali messi a disposizione nelle ultime settimane, ossia il molnupiravir e il paxlovid, ma anche il remdesivir, prima utilizzato solo nelle fasi avanzate della malattia”.
 
Le prospettive di ulteriore sviluppo dei farmaci, anche in fase di profilassi. “I monoclonali hanno dimostrato una grande efficacia, ma anche una fragilità a fronte di alcune varianti, poiché sono farmaci estremamente specifici – aggiunge Andreoni – Tuttavia, la numerosità di anticorpi monoclonali che abbiamo a disposizione, destinata peraltro ad arricchirsi ulteriormente, ci ha permesso finora di farne un uso proficuo e ci permette di essere ottimisti sul contrasto alle varianti esistenti e a quelle future. Inoltre, se dovessero mostrare dei limiti contro una futura variante, i farmaci antivirali hanno dimostrato una cross-efficacia su tutte le varianti”.
 
“In questi giorni Aifa - sottolinea Claudio Mastroianni, Presidente Simit – ha autorizzato anche l’uso di nuovi anticorpi monoclonali in profilassi pre-esposizione, che prevengono l’infezione per più di 6 mesi in soggetti estremamente fragili che potrebbero a causa del loro stato di immunodepressione non avere avuto un’adeguata risposta anticorpale alla vaccinazione. Nel prossimo futuro poi avremo anche anticorpi monoclonali che potranno essere utilizzati anche nella profilassi post-esposizione”.

Quello che preoccupa è il rischio di una nuova ondata nei prossimi mesi, come avvenuto nel corso del 2021 a fronte del moltiplicarsi delle varianti del Sars-CoV-2. “Nel prossimo autunno-inverno ci potrà essere una nuova circolazione del virus, con un nuovo vigore da parte del virus – afferma Andreoni – è ipotizzabile anche che si formino nuove varianti, a causa anche dell’ampia circolazione in aree del mondo dove la campagna vaccinale non ha coperto una quota significativa della popolazione. Possiamo però ritenere che non ci saranno effetti analoghi alle ondate precedenti: la popolazione ha un elevato livello di immunizzazione che impedisce gli effetti più gravi dell’infezione; abbiamo poi strategie farmacologiche che ci permetteranno di intervenire nei casi più rischiosi”.

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