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Giovedì 03 MARZO 2022
Nel DM 71 si parla poco dei giovani



Gentile Direttore,
la bozza di decreto "Modelli e standard per lo sviluppo dell’Assistenza Territoriale nel Servizio Sanitario Nazionale" c.d. "DM 71" si basa su un approccio olistico e unitario ma sembra lasciare in secondo piano la visione evolutiva della salute nell'intero ciclo di vita. La cronicità è rappresentata in primis (ed era inevitabile) come una condizione adulto-anziana.
 
Tuttavia, come noto, vi sono molte malattie gravi che iniziano alla nascita o nell'infanzia ed hanno una durata per tutta la vita.
Non solo ma se si vuole guardare al futuro, occorre tenere presenti i giovani come costruttori di salute e benessere.
 
Nel complesso della programmazione territoriale della Casa della Comunità sarebbe utile precisare come organizzare l'attività pediatrica dalla prevenzione alle cure palliative e all'utilizzo degli Ospedali di Comunità anche per minori.
 
Di salute dei giovani si parla nel paragrafo 13, "Servizi per la Salute dei minori, delle donne, delle coppie e delle famiglie" incentrato sul Consultorio Familiare a seguito del richiamato l'art 24 dei LEA che tuttavia va letto tenendo conto anche degli articoli successivi.
Senza questa precisazione, il principale riferimento sembra essere il Consultorio Familiare.
 
Le previste attività in integrazione con i Servizi per la salute mentale, le dipendenze patologiche e la neuropsichiatria infantile e dell’adolescenza non sembrano tenere conto che questi nelle Case della Comunità sono solo "raccomandati". Non è semplice in quanto i Dipartimenti di salute mentale non sono solo servizi di prossimità ma hanno diverse intensità di cura e attività specialistiche di secondo terzo livello.
 
I Dipartimenti di salute mentale e dipendenze rischiano di essere l'araba fenice del PNRR. Forse saranno oggetto di un altro DM il "72", vedremo.
Per quanto attiene all'integrazione sociale e sanitaria poco si coglie il raccordo con l'obiettivo 5 del PNRR nel quale vi sono diverse azioni per la disabilità e per i minori.
 
Infine per collegare Casa della Comunità e la Casa della persona come primo luogo di cura non bastano certo i COT, la telemedicina e la teleassistenza ma servono approcci e strumenti nuovi per le persone nelle loro reali condizioni di vita.
 
Pietro Pellegrini
Direttore Dipartimento Assistenziale Integrato Salute Mentale Dipendenze Patologiche Ausl di Parma 

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