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Mercoledì 16 MARZO 2022
La doppia morale delle Regioni

La storia purtroppo ci insegna che la “morale” come la verità ha spesso due facce: una posticcia, spesso accattivante e a uso e consumo dei “media” e dell’opinione pubblica e un’altra invece più reale, più nascosta, più aspra e meno rispettosa dei valori comportamentali. Questo è quello che sta accadendo purtroppo da anni all’interno di buona parte dei Servizi sanitari regionali e delle Aziende Sanitarie nei confronti del personale sanitario

Secondo la definizione corrente più accreditata, la “morale” sarebbe: “l’insieme di valori e principi ideali in base ai quali l’individuo e la collettività decidono liberamente la scelta del proprio comportamento”.
In conseguenza di questa definizione, la “morale della società” in cui viviamo dovrebbe essere costituita da un insieme di valori e principi ideali che regolano il comportamento della collettività e degli individui che la costituiscono.
 
Se alcuni dei principi fondanti della suddetta “morale” dovrebbero essere pertanto l’onesta, il rispetto della dignità altrui, la correttezza dei comportamenti, il rispetto delle Leggi e regole della comunità, ecc. è evidente che tale dovere non può essere un valore comportamentale solamente per il normale cittadino, ma deve valere, a maggior ragione, per chi ispira e guida la collettività.
 
Alla luce di queste riflessioni, come giudicare allora la “morale” attuale dei legislatori, degli uomini politici e degli amministratori della “cosa pubblica” nei riguardi dei dipendenti dei Servizi sanitari regionali e in particolare dei Dirigenti del Ruolo Sanitario dipendenti delle Aziende Sanitarie Pubbliche?
 
Se il giudizio si dovesse basare sui ringraziamenti, elogi e aggettivi roboanti (eroi, angeli, ecc.), utilizzati in continuazione dai Direttori Generali delle Aziende Sanitarie e dagli Amministratori e Politici dei Servizi sanitari regionali, si dovrebbe pensare che costoro, posti a guida della “morale della società”, intendono volutamente sancire l’alto valore morale dei comportamenti di questi lavoratori che hanno anteposto spesso il dovere di curare e di assistere i malati alla propria stanchezza, agli affetti familiari, al rischio elevato per la propria salute e porli come esempio.
Se le lodi eccessivamente sperticate di queste “guide morali” della società regionale fossero vere e sentite dovrebbero avere dei riverberi concreti sulla politica del personale, perseguita da parte delle Regioni e delle singole Aziende Sanitarie, sul clima lavorativo aziendale, sui carichi di lavoro, sui rischi lavorativi, ecc..
 
Il parere e i consigli organizzativi dei Dirigenti del Ruolo Sanitario dovrebbero essere tenuti in alta considerazione e rispettati.
 
La storia purtroppo ci insegna che la “morale” come la verità ha spesso due facce: una posticcia, spesso accattivante e a uso e consumo dei “media” e dell’opinione pubblica e un’altra invece più reale, più nascosta, più aspra e meno rispettosa dei valori comportamentali. Questo è quello che sta accadendo purtroppo da anni all’interno di buona parte dei Servizi sanitari regionali e delle Aziende Sanitarie.
 
Dietro le quinte del palcoscenico pubblico, dove viene rappresentata la commedia della quasi “santificazione” degli operatori sanitari dipendenti, la realtà è invece ben diversa!
Impera spesso il pressapochismo e la superficialità dei così detti “manager in sanità”, degli amministratori aziendali e regionali, dei politici regionali. Questi spesso si arrogano il diritto di decidere sull’organizzazione sanitaria con ricadute negative in campo clinico, in assenza di esperienza formativa “sul campo” e di competenze specifiche.
Gli stessi poi, dinanzi l’opinione pubblica, ribaltano cinicamente la responsabilità delle conseguenze delle loro decisioni sciagurate sui dirigenti del ruolo sanitario.
 
Le prove di questo atteggiamento opportunistico sono tante. Esaminiamo le più importanti:
1. Grave carenza di medici specialisti per errata programmazione. Dal 2011 era noto alle Autorità sanitarie nazionali e regionali il rischio certo di grave carenza di medici specialisti a partire dal 2016, in conseguenza di errata programmazione. Le Regioni, pur consce di ciò, per sottovalutazione o opportunismo economico, hanno preferito ignorare questo allarme fino al 2019 e non l’hanno imposto all’attenzione nazionale. Solamente quando il problema è poi esploso nella sua gravità, in conseguenza dello stress test indotto dal Covid 19, c’è stata la gara allo scarica barile e a istaurare interventi posticci e inefficaci per dare l’impressione di agire.
 
2. Abbassamento degli standard di sicurezza clinica nei riguardi dei pazienti. Le Regioni e le Aziende Sanitarie, dinanzi alla carenza di specialisti e al fenomeno di concorsi di assunzione banditi e andati poi deserti per inappetibilità delle condizioni offerte di lavoro, di rischio ed economiche, hanno preferito dare l’impressione di risolvere il problema mediante il ricorso a carichi di lavoro per i loro dirigenti medici, pesantissimi e pericolosi per la salute, e all’assunzione con contratti libero professionali onerosi economicamente di medici neo laureati non specialisti, con nessuna esperienza professionale, incuranti dei rischi clinici per i pazienti e per la struttura ospedaliera determinati da questa scelta. Immaginate una compagnia aerea che, in assenza di piloti esperti, decidesse di fare pilotare i propri aerei agli alunni del primo anno della scuola di pilotaggio!
 
3. Grave impreparazione e superficialità delle Regioni nell’affrontare la pandemia da Covid 19 nei primi mesi della sua esplosione. Tutti ricordano la grave assenza nei primi mesi di presidi validi di difesa da agenti microbiologici patogeni per cui gli operatori sanitari dipendenti furono costretti ad affrontare la pandemia negli Ospedali e Case di Riposo con mascherine chirurgiche, notoriamente insufficienti per la difesa da virus trasmissibili per via aerea, e senza camici monouso. Gli operatori sanitari contagiati, ma non sintomatici furono obbligati a continuare a lavorare nelle corsie, diffondendo così il virus fra i colleghi e i pazienti. Le Regioni e le Aziende avrebbero dovuto stoccare da tempo mascherine adeguate e camici, ma la sicurezza degli operatori non era una loro priorità!
 
4. Esacerbazione del clima lavorativo nelle Aziende Sanitarie. In gran parte di queste è in atto da tempo un profondo peggioramento dei rapporti fra Dirigenti del Ruolo Sanitario, e Dirigenza aziendale. Sempre più l’autorevolezza è stata sostituta dall’autoritarismo incondizionato. Sempre più sono fioccati ordini di servizio e carichi di lavoro vessatori. Si è assistito spesso ad una crescita esponenziale dei processi disciplinari con sapore, a volte, intimidatorio. Sono state frequentemente omesse o ritardate le possibili gratificazioni professionali, di carriera ed economiche. In gran parte delle Aziende molti istituti del Contratto Nazionale non son stati ancora attuati o la contrattazione aziendale non è stata ancora conclusa o addirittura non è stata ancora attivata a più di 3 anni dalla scadenza del Contratto Nazionale e a più di due anni dalla sua ratifica definitiva.
 
5. Sistematica penalizzazione economica di dirigenti medici e sanitari perpetrata da Regioni e Aziende. Molteplici sono gli strumenti utilizzati per raggiungere questi obiettivi. Il più frequente è costituito dalla sistematica non attuazione o non attuazione corretta di Leggi Nazionali che prevedono una crescita della spesa regionale per le retribuzioni dei Dirigenti del Ruolo Sanitario (art. 11, c. 1, Decreto Calabria 2019; art. 1, co. 435 bis, Legge 205/2017 “comma Speranza”). Per arrivare a questo, le Regioni o le Aziende, su suggerimento regionale, inventano interpretazioni fantasiose del dettato legislativo nazionale, ignorando volutamente la validità delle note esplicative ufficiali della Ragioneria dello Stato o della relazione tecnica parlamentare di accompagnamento alle Leggi.
 
Quasi tutte le Regioni si sono comportate ultimamente così, spicca però il maggiore attivismo in merito delle Regioni che professano maggiormente “l’autonomia differenziata”.
 
Per concludere, se la doppia morale fino ad ora utilizzata dalle Regioni e Aziende è l’avvisaglia del futuro che avanza per la popolazione italiana e per i dipendenti dei Servizi sanitari regionali, è invitabile la preoccupazione per il declino del Ssn e il pessimismo per il suo futuro!
 
Giuseppe Montante
Responsabile Nazionale Politiche Contrattuali e Centro Studi e Formazione Anaao Assomed

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