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Mercoledì 16 MARZO 2022
Covid. Regioni: “Semplificare e governare la transizione dopo la fine dello stato di emergenza”. Ecco le proposte regionali per il ritorno alla normalità

Fedriga in vista del nuovo decreto con la road map della fine delle restrizioni: “Molti i temi che vanno affrontati: dai DPI (mascherine) all’uso della certificazione verde, dalla sorveglianza scolastica al contact tracing, fino alla revisione degli indicatori di monitoraggio”. E in serata trapelano i punti sui quali le Regioni hanno aperto il confronto con il Governo dalle mascherine al green pass sui luoghi di lavoro. Reiterata anche la richiesta la richiesta di un chiarimento sul rientro al lavoro degli oeratori sanitari non vaccinati ma guariti

“Guardare al futuro, senza abbassare la guardia.  Dobbiamo procedere verso la normalizzazione: proprio per questo, le Regioni hanno sottoposto al Governo una proposta di piano d'azione in vista del prossimo provvedimento che dovrà regolamentare la transizione dopo la cessazione dello stato di emergenza da Covid-19, con l'obiettivo che, ove le condizioni epidemiologiche lo permettano, si possa già ipotizzare l'abbandono delle restrizioni entro Pasqua". Lo ha dichiarato il Presidente Massimiliano Fedriga, al termine della riunione della Conferenza delle Regioni.
 
“La stratificazione di provvedimenti relativi alle misure di contrasto all’emergenza Covid-19 ha dato vita ad una serie di norme di difficile lettura e talvolta anche contraddittorie. Ora – ha concluso Fedriga - è necessario un processo di semplificazione dei provvedimenti che faciliti l’attuazione delle misure procedendo verso un percorso del superamento delle stesse”. Per il la Conferenza delle Regioni sono “molti i temi che vanno affrontati: dai DPI (mascherine) all’uso della certificazione verde, dalla sorveglianza scolastica al contact tracing, fino alla revisione degli indicatori di monitoraggio”.
 
E in serata, alla vigilia del Consiglio dei ministri che domani dovrebbe varare il decreto con tutte le tappe del "ritorno alla normalità" arrivano le proposte regionali sui diversi aspetti da affrontare, dalle mascherine al green pass sui luoghi di lavoro.
 
In tutto 10 temi sui quali le Regioni hanno le idee molto chiare anche se sono loro stesse a sottolineare che “le misure indicate possono essere rimodulate, anche in senso più restrittivo, in base all’evoluzione dello scenario epidemiologico”. 
 
Il primo punto sono riguarda le mascherine che le Regioni ritengono vadano mantenute in tutti gli ambienti al chiuso, compresi i mezzi di trasporto con le FFP2, e in caso di assembramenti, anche all’aperto.
 
C’è poi il problema delle mascherine nei luoghi di lavoro in quanto con la scadenza dello stato di emergenza viene a cadere la deroga che ha consentito di considerare le “chirurgiche” come DPI e che quindi sarebbe auspicabile una deroga in tal senso.
 
Sul Green pass le Regioni ritengono che l’obbligo di possesso possa essere gradualmente rimodulato, a partire dall’eliminazione per l’accesso ad attività che si svolgono esclusivamente all’aperto (es. ristorazione), ad eccezione dei contesti a rischio di assembramenti (es. stadi, concerti, parchi di divertimento, etc.), per i quali le Regioni pensano all’introduzione del green pass base in luogo di quello rafforzato, per arrivare al suo superamento nelle settimane successive alla scadenza dello stato di emergenza.
 
Per quanto riguarda i test per la sorveglianza scolastica le Regioni sottolineano che a seguito della scadenza del 28.2.2022 relativa al fondo Figliuolo per l'effettuazione dei test in auto-sorveglianza, per i contatti scolastici i test saranno effettuati solo in presenza di sintomi o per il termine della quarantena e dell’isolamento.
 
Sul Contact Tracing le Regioni ritengono che debbano essere aggiornate e chiarite le disposizioni in materia comprese quelle sulla quarantena anche per la fase post-emergenziale. 
 
E in proposito ritengono sia opportuno il mantenimento della misura dell’isolamento solo per i soggetti positiv e sintomatici con l’attenta valutazione di eventi in comunità chiuse e semi-chiuse attraverso indagine epidemiologica, contact tracing e misure di controllo della diffusione dell’infezione.
 
Proposte anche per gli Indicatori di monitoraggio che secondo le Regioni vanno aggiornati al fine di renderli adatti allo scenario epidemiologico e alle strategie di contrasto adottate sul territorio nazionale. 
 
In particolare le Regioni propongono di monitorare l’andamento dell’epidemia attraverso la valutazione dell’incidenza settimanale e di avviare una revisione della reportistica giornaliera che potrebbe prendere in considerazione solo i dati sulle nuove positività ed occupazione dei posti letto su base settimanale, eliminando le comunicazioni quotidiane relative alla situazione della pandemia.
 
Le Regioni tonano poi su altri temi già oggetto di confronto nelle settimane scorse.
 
In primis obbligo vaccinale e rientro al lavoro operatori sanitari, per cui ritengono urgente il chiarimento (già sollecitato) sulla riammissione in servizio degli operatori sanitari non vaccinati, sospesi ai sensi del DL 44/2021 e guariti dall’infezione da SARS-CoV-2, stante i differenti orientamenti assunti dai soggetti competenti.
 
Poi c’è il problema delle deroghe per le strutture sanitarie straordinarie, compresi i punti vaccinali, e quello dei contratti straordinari per l’assunzione di personale per i quali le Regioni hanno chiesto provvedimenti nazionali che consentano di prorogare i contratti del personale assunto in via straordinaria a supporto delle attività connesse alla gestione dell’emergenza COVID-19.
 
Ma le Regioni ripropongono anche la questione delle disposizioni sul trattamento dei dati personali, anch’esse in scadenza e che vorrebbero siano prorogate almeno fino a fine dicembre di quest’anno.
 
E infine la questione dei lavoratori fragili posta dalla circolare INPS dell’11 marzo scorso che sottolinea come fino al 31 marzo per i lavoratori fragili si applicano le tutele in materia di lavoro agile e l’equiparazione del periodo di assenza dal servizio al ricovero ospedaliero. “Occorre chiarire cosa accadrà dal 1° aprile per i lavoratori fragili”, dicono le Regioni.

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