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Mercoledì 16 MARZO 2022
Salute mentale. Nuove linee guida del Governo molto deludenti



Gentile Direttore, 
Sono rimasto sorpreso e deluso nel leggere le “Linee di indirizzo per la realizzazione dei progetti  regionali volti al rafforzamento dei Dipartimenti di Salute Mentale regionali” trasmesse dal Ministero alle Regioni e pubblicate ieri su Quotidiano Sanità.
 
Il documento nella sua introduzione ribadisce - come è ormai abitudine sui documenti in questo ambito -  il ruolo essenziale della Salute mentale ed il suo collocarsi in cima alla agenda sanitaria, notando poi con disappunto che secondo l’OMS  i budget sanitari che i governi riservano a questa area sono solo il 2%. Prosegue evidenziando come  i dati SISM del 2019 abbiano segnalato una importante preoccupante riduzione delle risorse di cui i Dipartimenti di salute Mentale dispongono.
 
A fronte di questa situazione il documento invita le Regioni a sviluppare progetti destinati a rafforzare i DSM nelle seguenti aree:
• Superamento della contenzione meccanica
• Percorsi innovativi alternativi alle Rems che permettano l’effettiva presa in carico ed il reinserimento sociale dei pazienti autori di reato
• L’effettiva attuazione degli obiettivi di presa in carico e di lavoro di rete per i disturbi dell’adulto, dell’infanzia e dell’adolescenza
 
Il primo obiettivo è sicuramente lodevole, ma non possono non sorgermi alcune domande. Se il Ministero pensa che sia un problema culturale, perché non viene affrontato in tutte le aree della sanità? Il Ministero non è a conoscenza che la contenzione psichiatrica è solo una parte di una modalità che riguarda anche altri reparti degli ospedali come pure le varie case di riposo?
 
Non solo, nel recente documento della Regione Veneto per il superamento delle aggressioni verso gli operatori è scritto che nei reparti di emergenza "è consigliabile utilizzare meccanismi di contenzione in tutti i pazienti violenti o agitati" indicando anche che debba andare la psichiatria ad attuarla fisicamente (in quanto “appositamente addestrati", sic!) se non sono disponibili le Forze dell’Ordine. La psichiatria che dovrebbe giustamente cercare in tutti i modi di non legare nel proprio reparto, deve quindi però andare a legare nei reparti altrui … confesso che ho un po’ di confusione su quale cultura in materia si vuole suggerire …
 
Se non è un problema culturale, ma più semplicemente un problema di un impoverimento delle dotazioni di personale che non permette quella diversa assistenza e presa in cura che non fa nemmeno sorgere il problema, come si pensa di affrontarla?
 
E’ certamente lodevole pure il secondo obiettivo, anche se mi sorge il dubbio che questa ricerca di “qualificazione dei percorsi” alternativi alle Rems sia in realtà un modo di prendere atto che qualcosa nella elaborazione e nella attuazione degli strumenti alternativi all’OPG non sta funzionando. Ed è senz’altro un problema molto importante, che riguarda tuttavia una frazione estremamente esigua della popolazione che afferisce alle strutture psichiatriche. E per tutti gli altri?
 
Per questi c’è il terzo obiettivo, ma il documento non dice nulla su quali siano le debolezze dei DSM che vanno affrontate, nulla sui tanti problemi irrisolti, nella pratica ma anche nella teoria, della Organizzazione della Salute Mentale in Italia a 44 anni dalla legge 180/78.
 
Per affrontare tutto questo vengono stanziati una tantum 60 milioni di Euro. Non ci si sofferma sul fatto che i dati SISM 2021 (in realtà relativi al 2019) segnalano una spesa annuale complessiva per la salute mentale di circa 3,3 miliardi di Euro, pari a circa il 3% del Fondo Sanitario Nazionale indistinto, di cui fra l’altro, come ci ricordava il Presidente del Form-Aupi Dr, Stellini su Quotiano Sanità del 28/02, metà vanno ai Privati.
 
In ogni caso, questo significa che per arrivare al 5% occorrono ulteriori 2,2 miliardi di Euro annui, di fronte ai quali i 60 milioni una tantum sono una vera briciola. Nel Veneto, che nel 2019 ha speso il 2,24% del Fondo Sanitario Regionale, per arrivare solo alla media nazionale occorrerebbero annualmente 67 milioni, e per puntare al  5% indicato in vari documenti come un finanziamento adeguato, ben 248 milioni annui, un po’ diversi dai 5 milioni che il Ministero gli riserva.
 
Credo che se si vuole affrontare realmente la questione della Salute mentale,  un cambio di passo nella visione e nelle risorse sia assolutamente necessario.
 
Andrea Angelozzi
Psichiatra

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