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Mercoledì 13 APRILE 2022
Covid. Anziani lasciati morire, uso mascherine scoraggiato e dati manipolati. Studio su Nature stronca il modello svedese

Nel corso del 2020 la Svezia arrivò a registrare tassi di mortalità superiore di ben “dieci volte" rispetto alla vicina Norvegia. Dallo studio che ha tentato di indagare le ragioni di questa discrepanza sono emerse molte ombre sulle mancate cure salvavita nei confronti di anziani e pazienti con comorbidità. Il ricorso alle mascherine è stato "attivamente scoraggiato o non permesso". Non sono mancate accuse di “insabbiamento e manipolazione dei dati” nei confronti delle autorità svedesi. Un approccio, questo, ritenuto "moralmente, eticamente e scientificamente discutibile".

Anziani lasciati morire a casa o non accettati nelle terapie intensive, disincentivato l'uso delle mascherine, begate alla popolazione informazioni sulla trasmissione del virus, nessuna misura per il contrasto della diffusione del virus nelle scuole e insabbiamento dei dati. Queste alcune delle gravi accuse contenute nel primo studio scientifico sistematico, pubblicato su Nature lo scorso 22 marzo, che getta ombre inquietanti sul modello di gestione della pandemia adottato dalla Svezia.

Nel corso del 2020, durante la prima ondata di Covid, la Svezia arrivò a registrare tassi di mortalità superiore di ben “dieci volte" rispetto alla vicina Norvegia. Come mai? Lo studio ha provato a rispondere a questa domanda ripercorrendo tutte le decisioni adottate negli ultimi due anni per la gestione della pandemia. Lo studio sottolinea come nel corso degli ultimi due anni la Svezia abbia adottato un solo un piano ufficiale di gestione della crisi. Questo, redatto dal ministero della Giustizia nel giugno 2020 e successivamente aggiornato nel settembre dello stesso anno, era incentrato su una serie di punti principali tra i quali: non diffondere paura e panico nella popolazione, prevenire disordini sociali e limitare l'impatto sull'industria/economia/settore alberghiero. Nessuna traccia invece per quanto riguarda "l'assistenza sanitaria o le misure di controllo delle infezioni”.

Riguardo la gestione dei pazienti, gli autori dello studio sottolineano come molte persone non siano state ricoverate in ospedale perché considerate "non a rischio". A causa di questa decisione "le persone morivano a casa nonostante avessero cercato aiuto". Vengono poi citate le regole di triage adottate dalla regione di Stoccolma che indicavano il mancato ricovero in terapia intensiva per persone con comorbidità, over 80 o anche semplicemente obese perché "è improbabile che si riprendano". Una sorta di 'triage di guerra' che potrebbe esser rimasto solo sulla carta eppure, si sottolinea nello studio, “la distribuzione per età dell'ammissione alle unità di terapia intensiva suggerisce fortemente un bias di selezione per l'ammissione all'unità di terapia intensiva basato sull’età”. Gravi accuse sono state inoltre mosse nei confronti della gestione dei pazienti anziani positivi al Covid. Sia nelle Rsa che al loro domicilio "è stato loro negato un trattamento sanitario salvavita" senza neanche "informare il paziente o la sua famiglia o chiedere il permesso”. 

Inadeguate anche le misure adottate per contrastare la diffusione del virus. L'Agenzia della Salute Pubblica svedese ha raccomandato loro l'utilizzo di mascherine negli ospedali e nelle case di cura solo il 25 giugno 2020 (dopo più di 5.000 morti). Quanto alla popolazione generale, il loro utilizzo è stato "attivamente scoraggiato o non permesso" in ambienti sanitari, case di riposo, scuole e altri ambienti, anche con il risultato che “i professionisti sono stati licenziati e alle persone è stato negato l’accesso”. Anche nelle scuole non è stata presa quasi nessuna misura di contrasto dal momento che, come segnalano gli autori, “l'Agenzia della Salute Pubblica ha negato o declassato il fatto che i bambini potessero essere infettivi, sviluppare malattie gravi o diffondere l'infezione nella popolazione”.

Non sono poi mancate le accuse di “segretezza, insabbiamento e manipolazione dei dati” nei confronti delle autorità svedesi. In conclusione lo studio stronca senza appello il modello di gestione del Covid svedese caratterizzati "da un approccio laissez-faire moralmente, eticamente e scientificamente discutibile".

Giovanni Rodriquez

 

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