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Mercoledì 27 APRILE 2022
Carenza medici. Snami Emilia-Romagna: “Più che in pensione, scappano”

Il sindacato evidenzia come il problema della carenza di medici nella sanità pubblica non sia legato anche alle condizioni di lavoro sempre più svilenti che inducono i medici a fuggire verso il privato o la libera professione. Per una risposta immediata ai PS, lo Snami propone l’utilizzo dei medici dell’emergenza territoriale, “superando alcune incompatibilità insensate nella formazione e garantendo ai medici la tutela legale e assicurativa, insieme a un riconoscimento giuridico ed economico”.

Il pensionamento dei medici di base non è l'unico problema. Quello di cui “la politica dovrebbe tenere conto”, per far fronte in modo decisivo alla carenza di medici, è anche “l'esodo dei professionisti dalla sanità pubblica verso quella privata o la libera professione”. Il monito arriva da Roberto Pieralli, presidente dello Snami Emilia-Romagna, intervistato dall'agenzia 'Dire'. 

“Abbiamo un esodo verso il privato e la libera professione - avverte Pieralli- c'è un problema manageriale grande come una casa, che è un problema di gestione delle risorse umane. La politica prima o poi dovrà rendersene conto". Il problema, spiega il sindacalista, è soprattutto il carico burocratico che negli anni si è accumulato sulle spalle dei dottori di famiglia. "Ma i professionisti non sono operai - dice Pieralli - studiano per avere autonomia e discrezionalità. Il sistema invece crea percorsi obbligati e li forza in un certo modo. I medici questa cosa non la accettano e cercano strade alternative. Anche i cittadini ne devono essere consapevoli”.

Nel pubblico, ormai, “hanno costretto il medico ad avere il 10% di attività clinica e il 90% di cartacce inutili, non è così che si può sperare di attrarre professionisti. Il lavoro del medico non è più attrattivo e la misura è colma". Questo problema si somma al pensionamento previsto nei prossimi due-tre anni.

Una delle situazioni più critiche, al momento, è quella dei Pronto Soccorso, evidenzia Pieralli, riferendo di avere presentato, come Snami, una proposta alla Regione sull’utilizzo dei medici dell'emergenza territoriale in ospedale. "I medici dell'emergenza territoriale - spiega Pieralli - che in questi anni hanno di fatto tenuto aperto i Pronto soccorso, lavorando come se fossero dipendenti ma senza essere assunti, e ai quali non è mai stato permesso neanche di frequentare le specializzazioni".

Questo negli anni ha creato "un grosso attrito" che ha portato "i professionisti a lasciare i servizi di emergenza". Per correre ai ripari, cioè per "invertire la tendenza" e favorire "il rientro dei professionisti", oppure "l'arrivo di nuove leve", lo Snami ha presentato appunto una serie di proposte alla Regione "che cercano il migliore punto di equilibrio tra il rispetto del ruolo contrattuale dei professionisti e il supporto alle attività di Pronto soccorso, che sono in difficoltà". Del resto, ricorda il sindacalista, "le intese sul 118 erano ferme dal 2008. Con l'assessore Donini ora finalmente si parla di qualcosa di concreto”.

Pieralli immagina dunque una "collaborazione dei medici del 118, che hanno un inquadramento diverso dal Pronto soccorso, verso le strutture ospedaliere. Non vogliamo più vedere automediche sospese o soppresse, come accaduto a Modena. E non vogliamo più vedere il soccorso territoriale messo a rischio pur di tenere aperti i presidi, che hanno comunque una capacità di gestire solo le basse complessità. Noi vogliamo che il 118 rimanga aperto e solido, che sia in grado di dare risposta alle situazioni critiche, ma ci rendiamo conto anche delle criticità delle attività ospedaliere. Quindi vogliamo fare il massimo possibile per supportarle”.

Da qui l'idea di "superare alcune incompatibilità insensate previste nella formazione dei medici del 118 a livello regionale- spiega Pieralli- fare corsi di formazione per chi vorrà collaborare all'interno degli ospedali e dare una strutturazione omogenea per tutta la regione, in modo che i medici del 118 che vogliono supportare l'attività del Pronto soccorso abbiano una loro tutela legale e assicurativa, insieme a un riconoscimento giuridico ed economico, per garantire la tenuta del sistema nel suo complesso".

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